10/06/14

Enrica Loggi. Le poesie di “…A una rima di vento” alla Galleria Marconi

L’evento, che avrà luogo venerdì 13 alle 18,30, trova posto nella serie di iniziative culturali promosse da “Marche Centro d’Arte”. Introduce la giornalista e critico d’arte Nikla Cingolani.
E’ un incontro, quello con la Galleria Marconi, che è cresciuto nel tempo, dai giorni lontani in cui Franco Marconi, amico carissimo, aprì il suo spazio espositivo, fertile luogo d’Amicizia. Vi si trovava sempre qualcuno, e l’arte nasceva dalla semplicità delle nostre presenze. Dico l’arte con l’A maiuscola, quella che non è snob ma nasce dagli incontri, dalla prossimità, dalle canzoni che ognuno ospita dentro di sé. Oggi quello spazio non ha mutato nulla della sua accoglienza, anche se i tempi sono diventati più difficili per tutti. E’ stato Franco a chiedermi se volevo presentare il mio libro, non io a lui. Questa contiguità è quella che matura l’arte, intesa come modo di rispondere alla vita, di ricreare la vita e oggi, in questo tessuto liso della comune storia è nostro dovere portare la sarcitura, così che la veste del mondo conosca la nostra mano, il nostro tatto, una carezza.
E ringrazio UT, altra ineffabile realtà artistica che mi fa vivere, di ospitare oggi queste considerazioni, come un tramite prezioso, offerto dal carissimo Massimo Consorti direttore di questa amabile proposta culturale che è la nostra luminescente rivista.
Insisto nel fare poesia perché questa è la mia voce, il mio modo di credere a una salvezza. E’ la barca che mi porta tra i soffi del vento, lontano dalle scogliere. E’ la mia vita, è un talento amoroso. Ed anche un modo di accogliere la presenza altrui, di chiamarla da lontano, o da vicino, nel mio tempo , nel tempo nostro che si segna a fuoco, ci rimescola, ci strattona. E’ la mia parola nel discorso di tutti, a una mensa dove immagino tutti gli amici, i passanti , i futuri destinatari di pagine scritte, anche solo nel vento.


Veniamo qui per confonderci col vento

ascoltare questo sciabordio perpetuo
e le ombre che s’allungano nel sole
segnano il tempo di tornare via.
Invece resto in questo essere tardi
di cui mi parlano briciole di senso
vicino a corpi che s’arrendono
alle propaggini estreme della luce.



Enrica Loggi

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