15/09/24

CI VUOLE FIUTO!


MARTA BLUE  “SUMMER OF FEAR”  a cura di Alex Urso     [ph Ronan Chris Murphy]

Ripatransone – FIUTO ART SPACE   10 agosto - 6 ottobre 2024


     “Per fare certe cose ci vuole orecchio!”, cantava Enzo Jannacci. Non era una canzonetta, era un’allegoria in musica, e aveva tanti sensi e messaggi. Come quello diretto ad intellettuali, musicisti, agli artisti in genere, sulla difficoltà di stare al tempo con la base, la massa, la gente: Non basta “aver tutta la voce in gola”, senza la base - senza la massa, la gente… - non si può cantare, e “con la base non si può stonare”. “E noi come dei pirla”, perché…“la base va avanti anche da sola”. Messaggio politico geniale, forte.

     “Per fare certe cose ci vuole orecchio!”, ma non solo. Se tra le “certe (altre) cose” vuoi inventare – e con un piccolissimo budget farla funzionare – una piccola Galleria d’Arte Contemporanea in un borgo di campagna (magari un po’ digiuno dal punto di vista dell’arte moderna/contemporanea), l’orecchio ti serve poco se non hai fiuto. Perché, ad es., come scegliere e programmare gli artisti? Come ospitarne le opere in un spazio minimo? Come dare un senso alla sequenza di piccoli grandi eventi? Come attrarre gente distratta o poco curiosa, come appassionarla? Come “mettere in fila” gli artisti nel progetto che hai in mente? Come educare il borgo, e il circondario, a capire l’arte contemporanea? Come non perdersi?... Ci vuole fiuto, fiuto continuo. Alex ne ha, è artista, è del mestiere, ha voglia, è giovane, è del posto. Quindi (e già da un po’) ecco FIUTO. Di nome e di fatto. Sì, per fare certe cose… CI VUOLE (anche) FIUTO!


     Anche la più recente mostra “SUMMER OF FEAR”- Estate di (o da) paura - ne è la dimostrazione. Quadri di foto di paura. Ma non le paure democratiche e volgari dei nostri tempi d’estate – la paura dei ladri, degli incendi, delle bombe d’acqua; non le paure morbide degli anni ’60 – quelle sentimentali che Bruno Martino cantava in “Odio l’estate”; non le paure di morte della guerra nell’estate del ’40. Marta Blue fotografa le paure metafisiche di oggi frugando come una TAC nei nostri inconsci, indagando su azioni o pensieri rimossi o trasformati in ricordi. 

Paure di un certo odore, volatili ma concrete, insite nel nostro DNA o pronte ad entrarci, di cui siamo inconsapevoli o da cui essere affascinati. Foto cinematografiche un po’ alla Dario Argento ma in chiave pop. Foto surreali come certe canzoni di Jannacci, dove la timidezza può non farti capire la tragedia, i tormenti, la paura delle cose e della gente, o del nulla. Foto fittizie del reale, di profonda bellezza. “Estate di (o da) paura” dove la paura, audacemente fotografando anche se stessa, si lascia scoprire ma non comprendere, e vi intravvediamo un futuro che forse (non) è “un buco nero in fondo al tram” [E.J. - Io e te - 1979]. 

Magari anche la paura ha un fiuto.

PGC - 14 settembre 2024

11/09/24

UNA LACRIMA SUL VISO

 

Bobby Solo, Festival di Sanremo 1964

 

“Altrove abbiamo già visto come (…) si sia mantenuta finora incrollabile la coesione istituzionale fra i politici responsabili della gestione di un paese sul quale, senza il minimo preavviso, si è abbattuta una calamità senza precedenti nella lunga e da sempre laboriosa storia dei popoli conosciuti”
(José Saramago, Saggio sulla lucidità, 2004)

 

 

========
 
Avrebbero commosso i sassi, signori miei, le telelacrime dell’ormai ex Ministro della Cultura Sangiuliano sedotto e abbandonato: nonostante il clamoroso ossimoro tra i due termini “Cultura” e “Sangiuliano”, non possiamo evitare che la commozione ci assalga alla gola.

 

Per fortuna, Governo e giornaloni embedded sono lì al Miniver, Ministero della Verità, a distribuire al popolo, insieme alle brioches, la corretta narrazione dei fatti: nei quali - nessuno osi negarlo - c’è un’aggressora  e c’è un aggredito.
Da una parte una luciferina mantide che seduce un onest’uomo per ottenerne vantaggi e poi divorarlo; dall’altra l’onest’uomo le cui tardive tempeste ormonali hanno obnubilato la capacità di separare vita e ormoni privati dal ruolo istituzionale.

 

Cherchez la femme, dunque? Gossip? Questione privata? Commedia sexy al contrario?
Ma per favore!
Solo rivoltanti giochi di potere, solo indecenza di un ceto politico ignaro – e non da ora – di dignità ed etica pubblica.

 

Stia sereno tuttavia, il vivace ometto: non mancherà chi voglia intitolargli un aeroporto, o finanche un museo - magari proprio il  MAXXI, fresco orfano del suo impettito Mister basetta - anche prima della sua statisticamente ancor lontana dipartita; santo subito, vittima di femmine senza scrupoli, novello Penteo sbranato da dionisiache baccanti lo proclamano già salotti televisivi e giornalistiche lenzuolate; martire e padre della patria lo consacreranno la Grande Fratella e tutto il clownesco cucuzzaro di fasciogoverno.

 

Perché è innegabile, signori: non solo la di lui innovativa impronta culturale verrà ricordata da qui alla posterità [suo, il suggestivo mix cronologico Colombo-Galileo; suo, l’Alighieri indicato come fondatore del pensiero di destra italiano (Dante sta’ buono, dai, non te la prendere, fa’ come dice il tuo Virgilio: “Non ragioniam di lor ma guarda e passa”)].

 

Indimenticabile resterà di lui, soprattutto, l'alacre lavorio per blindare il Ministero, riempirlo di suoi fedelissimi negli uffici strategici onde renderlo funzionale alla propaganda del nuovo corso politico (“patria, nazione modernità” le parole-chiave del suo programma).
A lungo lo si ricorderà, inoltre, per il diluvio di nomine nei fulgidi giorni del suo mandato: quel centinaio di dirigenti presso il suo Ministero; quella decina di direttori di Musei di alto livello (come gli Uffizi e Brera); quella trentina di esperti - nomine firmate fresche un attimo prima delle dimissioni, apperò - per la Commissione selezionatrice dei film cui destinare finanziamenti pubblici (oltre 50 milioni di euro, una cosuccia); quelle nomine di consulenti cadute a pioggia sul suo cerchio magico ministerial-campano.

Stiamo sereni, tuttavia: per un Genny Delon che con una lacrima sul viso dice addio, ecco un cremoso Giuli-basetta che arriva trafelato e contento dal Maxxi: ce l’aveva messo - imprevedibilità dell’umane sorti! - proprio il Sangiuliano amans; di provata fede dio-patria-famiglia e Fiamma tricolore, post-fascista quanto basta, incline a filosofare-senza-laurea a intermittenza, “non distingue un quadro dalla cornice” (copy Dagospia): dunque la persona giusta al posto giusto (tempeste ormonali permettendo).

 

Quanto a noialtri, che dalla balla della nipote di Mubarak consacrata dal voto di un Parlamento servo e genuflesso pensavamo - ingenui! - di aver visto l’infimo livello della politica italiota, noi sì, abbiamo molto per cui piangere  (non ce ne voglia il Sangiuliano illacrimans).

E lo faremo.

Lo faremo per questo ceto politico - con il circo di servitori che gli ruota intorno - che fa strame della Costituzione ogni giorno, che legifera ad esclusiva tutela del privilegio; che dilapida denaro pubblico in armi, plaude alla guerra infinita e ignora i massacri e lo scempio; lo faremo per i migranti affogati a un passo dalla costa (che un indegno ministro ha chiamato “carico residuale”); per le navi umanitarie bloccate da leggi criminali; lo faremo per il diciottenne carbonizzato in un carcere in cui non doveva stare; per i morti di ogni giorno sul lavoro che non avranno giustizia; lo faremo per questo nostro paese satollo, ciecamente arreso agli osceni artèfici del suo declino.

Abbiamo, avremo molto per cui piangere: bombe di lacrime, altro che “una lacrima sul viso”.
 
E ci perdonino le mantidi e le melone e tutte le altre grottesche marionette di questo teatrino di quart'ordine, se guardandole diremo, col grande nostro Giacomino: "Non so se il riso o la pietà prevale".

 

=============

“Per concludere banalmente, come non si stanca di insegnarci l’antico proverbio, il cieco, credendo di farsi il segno della croce, si ruppe il naso”
(José Saramago, Cecità, 1996)

Sara Di Giuseppe - 9 settembre 2024



 


29/08/24

Ci è (ri)apparsa la Melona!

Ci angustiava non poco, ammettiamolo, la sparizione della Melona in questo scorcio d’agosto; cosicchè la sua nuova epifania sui social mette fine a giorni di profonde ambasce.Ella ci rassicura in video, piglio arguto e stizzosetto: il riposo, la famiglia - non mi dire - l’hanno ricaricata, è pronta ora a distribuir brioches agli entusiasti sudditi.

 

A mani nude, va da sé, affronterà i nemici: tremate migranti delle carrette del mare, l’Albania vi attende nei lager di permanenza e rimpatrio di Shengjin e Gjader; c’è perfino, nel paese delle aquile, la Trattoria Meloni tutta dedicata alla fratelladitaglia, disseminata di foto di tanta madre della patria: nella contemplazione della venerata immagine i feroci migranti troveranno riscatto e redenzione. Nessuno, sia chiaro, s’insospettirà se il ristoratore – di non specchiatissimo curriculum affaristico, proprietario di una flotta di pescherecci e amicone di Rama – dovesse vincere l’appalto per le imbarcazioni da utilizzare nel trasporto migranti…

Quisquilie, bubbole e pinzillacchere, d’altronde, il costo di 650 milioni di euro in 5 anni del protocollo Italia-Albania*.

Sul suolo italico, intanto, innumerevoli sfide attendono la madre della patria, ed ella giammai cederà a fatica e scoramento, sostenuta com'è da valenti ministri e collaboratori che senza sosta s’adoprano notte e dì perché il paese rifulga.

 

E cambiamenti epocali s’annunciano. Nel fondamentale ambito dell’educazione scolastica, intanto, via l’obsoleto nozionismo, i Ministeri della Cultura e dell’Istruzione s’incaricheranno di svecchiare l’apprendimento della Storia e della Geografia; e se Cristoforo Colombo secondo Sangiuliano ha seguito la strada prima tracciata da Galileo, non di madornale anacronismo storico si sarà trattato né di manifestazione di sesquipedale ignoranza: bisognerà invece inquadrare la boiata epocale in un’ottica di fertile, lungimirante innovazione.

 

E ancora: nella Giustizia, il cui ministro lavora con zelo da mesi a picconare il sistema giudiziario - benedetto da Mattarella il firmafacile/firmatutto - la tragedia del sovraffollamento carcerario viene già risolta - con lodevole senso di responsabilità - dai detenuti stessi mediante il suicidio; nei Trasporti, se Salvini ministro a sua insaputa incolpa i turisti stessi per i ritardi,  l'inefficienza e lo sfascio di tutto il settore ferroviario, navale e aereo, chi potrà non convenire che il turismo non è più quello di una volta signora mia, e a quel tempo sì che i treni arrivavano in orario!

Insomma stiano sereni, lorsignori: chi è al timone vuole il nostro bene, e mentre lavora perché il Paese sia più bello e più grande che pria, volge ogni energia a rafforzare l’italica identità inculcando nelle giovani generazioni la nobile idea di patria.

Se ne incaricheranno in ispecie i nuovi programmi di Educazione Civica per le scuole, dai quali i giovani virgulti apprenderanno che il suolo patrio va difeso in armi e a costo della vita da qualsiasi forma di invasione - specie dei feroci popoli del mare - e da malsane mescolanze che mettano a repentaglio i sacri valori e financo i tratti somatici identitari.

  

Imparino, i nostri giovani, che la patria si difende con fucile e moschetto e si plauda dunque con entusiasmo alla fiorente industria bellica nazionale che va sostenuta, rafforzata, paccutamente finanziata con i cospicui stanziamenti già in bilancio e aumentabili ad libitum.


Prendano altresì a modello di lungimiranza e indipendenza tutto il sistema dell’informazione, l’abnegazione con cui giornaloni e salotti tivù si prodigano nell’evangelizzare le masse sul pensiero unico; emulino, essi, la destrezza del sistema nel trattare temi di distrazione di massa (guardare dal buco della serratura di casa Meloni, rimestare nelle ammazzatine [copy Camilleri] della provincetta italica, trasmettere edificanti zuffe tra politici - che  li vedi in tivù e capisci che hanno appena finito di sniffare - ) pur di rassicurarci che tutto va ben madama la marchesa. 

E che in autunno svaniranno come neve al sole i giganteschi problemi del belpaese; che svanirà la barbarie della guerra fomentata, da una parte, e della mattanza tollerata, dall'altra; che svanirà la nostra mortificante - e questa sì, da primato - arretratezza civile, sociale, culturale, economica. 

Sempre che svanisca dal palcoscenico della politica lo scellerato circo di nani e ballerine che il mondo ci invidia.

 

*fonte openpolis


E in mezzo a tutta ‘sta ignoranza è facile da dire

Che è proprio necessario poi…

(…)

Tutto da dimostrare e poi...

Che è vero sì che è vero, vero


Che verrà il giorno che spariranno tutti i rompicoglioni

Io sarò pronto, lì, a parlare con i limoni.


(Enzo Jannacci, Parlare con i limoni, 1987)

 

 

Sara Di Giuseppe - 29 agosto 2024


23/08/24

Woodstock alla Sentina

"( ... )

Bisogna ripartire da qui,
qui c'è Il sacro che ci rimane: 
può essere una chiesa, una capra,
un soffio di vento,
qualcosa
che non sa di questo mondo
né di questo tempo.''

          (Franco Arminio, in "Cedi la strada agli alberi" - 2017) 

= = = = =

    Sono state le Prove Generali per il prossim'anno, lo dicono con giubilo i giornali: 

"Nell'incantevole cornice della Riserva Naturale Sentina, alla presenza di un pubblico delle grandi occasioni [qualunque cosa voglia dire] mercoledì 14 agosto si è tenuto uno degli appuntamenti più importanti e partecipati dell'estate in riviera, l'atteso concerto organizzato dalla Lega Navale Italiana di San Benedetto del Tronto. Alle prime luci dell'alba una numerosa flotta di canoe, barche a vela e di ogni genere ha preso il largo diretta al litorale antistante la Torre sul Porto, uno delle rarissime aree sabbiose di tutto l'Adriatico, dove musica canti e balli con scatenati saltarelli hanno coinvolto il pubblico in un gioioso e sfrenato ballo collettivo [apperò]. Momenti di assoluta magia [qualunque cosa voglia dire] per le centinaia di persone presenti. L'evento è stato anche l'occasione per sottolineare l'importanza che l'oasi naturalistica della Riserva Sentina riveste per il territorio piceno e non solo, e per ribadire l'impegno ambientalista dello Lega Navale Italiana per la difesa e la salvaguardia di uno degli ecosistemi costieri di maggiore interesse di tutto l'Adriatico... " [ma non mi dire]. 

    Ma ora basta Prove Generali, siamo pronti. Dal 2025 i compleanni di Woodstock - il prossimo sara il 67°- si festeggeranno qui: "Woodstock alla Sentina" - 3 giorni tutti gli anni a Ferragosto.

Andrà tutto bene, sarà tre volte natale e festa tutto l'anno, e saremo famosi ancora di più, perché:

- lo Spazio è enorme (150 ettari), pianeggiante sul mare e moderatamente ombroso. 
- Facilmente raggiungibile da terra, cielo e mare: il casello A14 a meno di 1 km, la ferrovia (stazione da costruire presto qui, macchè Porto d'Ascoli), la superstrada Ascoli­-mare già con esclusiva rampa d'accesso in Sentina, la ciclovia con ponte sul Tronto (ormai cosa fatta), l'eliporto (ex BredaNardi), l'Aviosuperficie Tronto a 5 km, gli importanti porti di mare di San Benedetto e Giulianova anche per i traghetti dall'altra costa adriatica ... 
- L'antica gloriosa Torre sul Porto (col nuovo orrido bubbone cancerogeno adiacente) può utilmente diventare il luogo di regia e trasmissione di tutti gli eventi pseudoculturali. 
- I 3-4 casolari di campagna, cacciati i contadini occupanti, diventeranno bar, restaurant, pizzerie, negozi, mini centri commerciali, sale-gioco, casinò ... Vuoi mettere?
- I famigerati Cacciatori della Sentina armati di doppiette-infallibili con beccacce e fratini, certo impareranno presto a sparare ad altro -saranno le GAS (Guardie Armate Sentine). Mecojoni!
- Basta con l'agricoltura povera, con le coltivazioni di cavolfiori e broccoli che mandiamo in Texas e California (wow!), con insalate finocchi e melanzane. Ad ovest, meglio le pregiate piantagioni di droghe (leggere-ma-non-troppo).
Parcheggi camper-roulotte saranno al posto giusto, sotto la soprelevata dei loro sogni tra le lamiere e il cemento e il rassicurante frastuono del traffico.
- Grandi spazi esclusivi per la mobilità elettrica (auto, bus, scooter, bici, monopattini, risciò... ricaricabili da pannelli solari galleggianti sul fiume Tronto: saremo i primi al mondo come in tutto il resto).
- Filari di gigantesche pale eoliche (approvate da Sgarbi, ça va sans dire) sulle colline a vista di Colonnella e Monteprandone produrranno l'energia elettrica necessaria ai concerti.
- Edilizia abitativa-turistica-commerciale vicinissima, abbondante e in crescita esponenziale: piatto ricco, acca' nisciun è fess.
- Ah... e un depuratore praticamente incorporato c'è già! Se ne produrrà, di merda... 

    Insomma il percorso è tracciato. Ma bisogna agire subito, ora che finalmente tutti gli Enti Pubblici del territorio (dall'irreprensibile Ente Gestore Riserva Sentina alle amministrazioni comunali e provinciali), tutte le associazioni ambientaliste (dalla LIPU al WWF, da Legamblente al FAI a Italia Nostra), le occhiute Lega Navale, Guardia Costiera e Capitaneria di Porto, il Partito dei VERDI (post Pietro D'Angelo, si capisce), la Regione Marche e tutto il cucuzzaro degli altri partiti sono libidinosamente entusiasti già alle Prove Generali. 

Sì, agire subito: WOODSTOCK ALLA SENTINA è pensato (pensato!) unicamente per il bene della Sentina, che finalmente la smetterà di essere noioso e improduttivo Patrimonio Ambientale
Nazionale. 

Altro che "SE AMORE GUARDA", come dice Tomaso Montanari... 
 
PGC - 3 agosto 2024

05/08/24

“La chiave è tra le sbarre”


HOWL

URLO

di Allen Ginsberg

 

Recital di poesia e musica

 

con:

Vincenzo Di Bonaventura - voce

Emiliano Albani - tastiere

Roberto Pascucci - contrabbasso

 

Ospitale delle Associazioni – Grottammare

2 agosto 2024  h21

 

Spòsati, Allen, non prender droghe. La chiave è tra le sbarre, nella luce del sole alla finestra. Io ho la chiave”. L’ultima lettera della madre Naomi, Ginsberg la riceverà due giorni dopo la morte di lei. “Con amore tua madre, che è Naomi”.

 

È per lei - morta in manicomio e di manicomio - il Kaddish scritto tre anni dopo, pensato in un chiaro mezzogiorno invernale al Greenwich Village.

 

La lettura di Kaddish la tiene per ultima, il nostro Di Bonaventura, a suggello di  una poesia che è ribellione e urlo rabbioso o forse semplicemente amore nelle sue molte diverse forme. Come scriverà altrove, il peso del mondo è amore.

 

“Un modo di sentire lo spazio e il tempo che è romantico fino al midollo”*: e lo è certo per quella “disperata giovinezza romantica” alla ricerca incessante  di un altrove da sé e dal mondo. 

Poesia da ascoltare, più che da leggere, col suo “verso lungo” (“verso misurato sulla durata del respiro fisico” sul modello prosodico di W.Whitman, ) che è anche immersione nel jazz: per questo stasera accompagneranno Vincenzo – attore solista, regista, tecnico del suono – le tastiere, il contrabbasso e il djembe.

 

Cavi, spine, casse, amplificatori, aste, microfoni in febbrili grovigli, rendono la gelida sala dell’Ospitale simile a una stazione Nasa prima di un lancio: ed è proprio in orbita che veniamo lanciati non appena l’incalzare del djembe, del contrabbasso, delle tastiere, apre la strada alla voce solista e a quell’ URLO psichedelico contro un’America ossessionata e maccartista.

 

Disperazione visionaria di un poema che “contiene moltitudini”: è questo il verso di Ginsberg, che un’ottica angusta ha a lungo etichettato come “poesia di protesta” ed è invece universale e autobiografica, specchio possente di destini collettivi e singoli, vorticare di un’umanità che il poeta fissa con occhio pietoso e asciutto. 

 

La voce solista - che qui si fa anche grido e onomatopea, e battito possente di djembe -  percorre narrazioni di angosce e sogni, felicità e suicidi, di morte e vita che si fondono; e poderosa ne estrae l’inferno di un’umanità soggiacente alla città-mostro: così simile, nella visione allucinatoria del poeta, al Moloch divinità antica, incomprensibile prigione, sfinge di cemento e alluminio […] la cui mente è pura macchina, il cui sangue è denaro corrente, le cui dita son dieci eserciti, il cui petto è una dinamo cannibale.

 

Brulica di presenze, conversazioni, incontri, quel mostro di cemento e ciminiere, e destini vi si incrociano: quello dell’amico Carl Solomon cui dedica il poema, segnato dalla malattia psichica (Son con te a Rokland dove sei più matto di me, dove imiti l’ombra di mia madre, dove ridi di invisibile umorismo”); quello di Neil Cassady, incorrisposto giovanile amore, Adone di Denver, con la sua scapestrata vitalità. Ed è poesia corale: vi conversano gli amici, “battaglione perso di conversatori platonici […] sussurrando fatti e memorie e aneddoti e sballi ottici e shock d’ospedali e galere e guerre”, sognatori in incessante rincorrersi e fuggire.

 

Ma il mostro è anche il Moloch in cui sogno Angeli: perché l’approdo è insaziato bisogno d’amore e offerta d’amore; per tutti gli orrendi angeli umani, per ogni vita che è stata vita, capolavoro anonimo e potente; perché ogni cosa è santa, e sante sono le solitudini dei grattacieli e delle strade, e i nostri corpi, e i sofferenti, santa mia madre in manicomio…

 

Ed è poesia dell’amore struggente e rabbioso per la madre, nel Kaddish che dipana il ricordo di lei, e nel ricordo c’è il tuo tempo e il mio che accelera verso l’Apocalisse.

È amore la memoria di lei che gli balza incontro ovunque, fra gli edifici alti come il cielo e il cielo là sopra – un vecchio posto blu. Malmenata nel cuore, mente lasciata indietro. Naomi coi suoi occhi di Russia, i lunghi capelli neri coronati di fiori, il mandolino sulle ginocchia, Naomi con la sua paura di Hitler, i 50 shock elettrici più quelli insulinici; Naomi che si era ristretta nelle ossa, coi suoi occhi di lobotomia, coi suoi occhi, coi suoi occhi, sola. Naomi che non aver paura di me solo perchè torno dal manicomio – sono tua madre. 

Ecco, riposa. Non c’è più soffrire per te. Lo so dove sei andata, si sta bene.

 

Un ultimo battito di djembe, un’ultima eco di contrabbasso, torniamo sulla terra e torniamo alla prosa: ma sono ancora qui con noi, sono dentro e ci resteranno, l’urlo, il kaddish, la ribellione, l’amore, la vita. 

La poesia. 

 

=============

 

 

“…pazzi o gelidi, 

ossessionati da angeli  

o da macchine, / 

il desiderio estremo è amore


 A.Ginsberg, Canzone


 ===============

 

*[G.Conte, seconda di copertina - Jukebox all'idrogeno, a cura di Fernanda Pivano, ed.Guanda,1992]

 

Sara Di Giuseppe - 4 agosto 2024