30/08/23

Spunti da un servizio televisivo del TG3-Marche

 

Lunedì 28 Agosto 2023: 
la giornalista Barbara Marini intervista i protagonisti della prima edizione della “Festa del Cinema Pirata” a cura di Giungla collective.
 


Barbara coinvolge per primo Andrea Damiano, 26 anni, milanese, presidente del Collettivo:
“Pirati per noi sono le persone più libere e coraggiose. Un po’ come i registi che abbiamo selezionato, è il cinema che ci piace. Un cinema magari con pochi soldi, però con tante idee e tanto cuore. (…) Si può pensare a un’idea di cinema fatto dal basso, fatto in amicizia e in maniera informale. Questo è ciò in cui crediamo”.

Barbara precisa che hanno tutti meno di 30 anni, come Giovanni Merlini, giovane regista sambenedettese:
“Noi è da anni che facciamo qualcosa qui a San Benedetto del Tronto, fondamentalmente… La cultura ce la siamo persi un po’ per strada negli ultimi anni”. (…) La nostra idea è portare le persone in sala e poi farle restare qui, per parlare di cinema, bersi qualcosa, mangiare qualcosa, ballare e semplicemente vivere il luogo. Questo forse è la cosa più importante”.

Alla fine è la volta di Federico Falaschetti, presidente dell’associazione Casa del Pescatore:
“Sono bravissimi, eccezionali. Una novità per la nostra San Benedetto e per la nostra associazione è stato un grosso privilegio.
L’anno prossimo si rifà?
Federico, mosso dall’entusiasmo e dall’aver ospitato per tre giorni il maggior numero di giovani nella storia della ‘Casa’ in un colpo solo e confondendo i ruoli da ospitante a protagonista, risponde per tutti: Senz’altro!

In queste poche righe c’è molto, di ciò che va e ciò che non va. Seguendo lo spirito di questo dialogo (tra la giornalista e gli intervistati) tutto va bene, estro e grinta ci sono ma… potrebbe andare diversamente e in meglio, rileggendo le parole di Giovanni. Quello che va bene è fare di necessità virtù, cioè adottare uno spirito positivo e resiliente, dove ciò che non si trova o non venga offerto (eventi culturali, d’arte, cinema e musica di spessore e accessibili a tutti) si crea con motu proprio. Una cronica mancanza di iniziative che non riescono a portare pubblico giovane, ispirato, competente, entusiasta, impegnato, stralunato, piratesco come questa “giungla”, capace di sovvertire l’indolenza di una comunità assuefatta al ‘pacchettino’ pronto-cotto e servito dalle recenti amministrazioni cultural-popolari, forse questa spirale può essere spezzata da pirati coinvolgenti e organizzati con decine di persone pronte a svolgere mille mansioni, come se organizzare un festival sia cosa di tutti i giorni… Vi sono riusciti? A noi il giudizio, ma che deve tener conto dei blocchi di partenza posti non esattamente a regola d’arte, e osservarli con i nostri occhi di ieri, buttando all'aria i pregiudizi e insoddisfazioni passate.

Guardando questi giovani muoversi tra le due location non proprio accanto e quanto siano stati capaci di fare in solo 4 giorni (compreso il giorno di preparativi degli spazi con strumenti e arredi), verrebbe voglia di arrabbiarsi per quanto questa città non riesca a trovare una sintesi e un centro di raccordo e incontro delle migliori energie… Sembra però che il lavoro fatto negli ultimi tre anni all’ex Cinema delle Palme sia stato utile. Abbia cioè favorito l’individuazione di un ‘punto’ aggregante e propositivo in pieno centro (c'è qualcuno che si farà venire un'idea?). Basta osservare il sempre maggiore interesse per i suoi spazi, fortuitamente recuperati dal degrado e dati in comodato d’uso gratuito dal Dopolavoro Ferroviario all’associazione culturale Bon Vento che ne gestisce l'uso, con il susseguirsi di mostre e incontri di elevato interesse artistico e culturale, come “La pace manifesta” 2022, mostra di manifesti di grandi designer internazionali; Crisis, ultimo avviso con “Mare Dentro” e “L’ambiente Manifesta” di maggio-luglio scorsi e i tanti incontri con scrittori, ricercatori e intellettuali di sicuro interesse. E ora, ancora in corso fino al 30 settembre, “I Fiori del III° Millennio”, mostra di opere e sculture di Marcello Sgattoni, storica personalità artistica made in SBen.

Il caro artista Nazzareno Luciani (Naza' per tutti), prematuramente scomparso il 21 agosto scorso - con grandissimo dolore personale e di tutto il mondo dell’arte contemporanea del nostro territorio - mi diceva spesso che l’arte, come la cultura, ha bisogno di due cose essenziali e in questo ordine: spazio e tempo. Non escludeva l’aspetto economico, ma quest’ultimo non lo riteneva indispensabile o prioritario per accendere idee, ambizioni e anime, perché su due ‘ruote’ ci si può muovere lo stesso. Lo spazio sembra ritrovato. Precario? Provvisorio? Ma per ora c'è. Per il tempo dedicato sembra che il cronometro sia stato avviato da tanti volontari (oltre la Buon Vento c'è anche il punto di ritrovo dello storico CAI cittadino). Cosa certa è che ambedue le cose, spazio e tempo, siano da sostenere, alimentare con metodo, con dedizione, sperando e operando in modo che durino… Massimo Consorti sosteneva che 10 anni di vita, per una rivista o festival che siano, di per sé è un successo. UT c’è riuscita. Ce lo auguriamo anche per i pirati e quanti si avventurino in simili progetti.

PS: Oltre ai citati nel servizio, Andrea e Giovanni, aggiungo l’attore Francesco Bovara, attivista e promotore insieme agli altri di Giungla collective che ho conosciuti. Sulla qualità dei corti e lungometraggi in concorso non posso pronunciarmi. Ho assistito solo alla ‘pellicola’ inaugurale “Real Guadagna” dopo aver cenato in compagnia di Giorgio (all’esterno della Casa del Pescatore), accorgendoci subito che alzavamo decisamente la media dei presenti. Ma sono certo di una cosa: le otto ‘visioni’ che hanno illuminato in successione lo schermo sono state seguite con attenzione dagli oltre cento, tra ragazze e ragazzi, presenti a ogni proiezione.

Il servizio in oggetto:
https://www.rainews.it/tgr/marche/video/2023/08/festa-cinema-pirata-san-benedetto-del-tronto-f496257c-ae0c-4c1c-b7ad-4b15340c03f3.html

https://www.instagram.com/cinemapirata/

Francesco Del Zompo, 30 agosto 2023

 

 

28/08/23

RIPA è la caserma del generale VANNACCI?

 Ripatransone, domenica 27 agosto ore 11

 

In questo momento a Ripatransone paese, salutati a lungo dalle festose campane assordanti del Duomo, girano indisturbati e minacciosi:

-         N° 2 Vigili pistoleri dei Monti Azzurri armati di pistoloni Beretta (Piazza Matteotti e dintorni)


-         N° 2 o 3 Vigili pistoleri dei Monti Azzurri armati di pistoloni Beretta a controllare l’inesistente traffico alla Petrella e a fare multe.


-         N° 8 (ma certamente di più) uomini armati di fuciloni semiautomatici (Browning, Franchi, Winchester, Springfield), attrezzati con imponenti fuoristrada e SUV, più vari cani latranti, praticamente in paese, vicinissimi alle case, pronti a sparare. Infatti si sentono svariati colpi di fucile. 

E’ in corso una battuta al cinghiale in città, lo annunciano foglietti di carta appesi qua e là. Questi 8, ma certamente di più, stanno pattugliando la Cuprense lungo la circonvallazione, la parte alta di Contrada Sant’Egidio, l’accesso est al colle, e ogni pertugio dove potrebbe rintanarsi un cinghiale. 

Praticamente in mezzo alla gente e vicinissimi a giardini privati.

Questo succede, ma tutti stanno zitti. Uno ha detto: “Ho preso la multa ma poteva andar peggio, almeno sono vivo… mo’ vado a Messa”. Un altro, al bar, parlando di Vannucci: “… ah, ce ne vorrebbero!”.  

 

27 agosto 2023                   PGC  

27/08/23

Costantino (Custanti’) e i tre pigiami

      Quando nel ’91 uscì la canzone di Gino Paoli, eravamo anche noi “4 amici al bar” (il bar di Ivo): Rocco, Ivo, Costantino ed io. Amici non si sa perché: non mi ricordo di frequentazioni di parentela o di lavoro, né di interessi e passioni comuni, nè ho mai capito cosa c’entrassi io, corpo estraneo. Ero solo il Verde che abitava nella vicina Via Monte San Michele, un assiduo cliente, un caffè e una pasta ogni mattina (tranne il lunedì) con sbirciata ai 3 quotidiani.

Sta di fatto che eravamo 4 amici-amici.


      Certo ci univa la politica. Idee molto diverse, si capisce. Ma a quei tempi ci si ascoltava attenti e con garbo, prima di lanciarsi a turno in discussioni su progetti praticabili o fantasiosi, seppur tra loro contrastanti. Poi ci si frequentava poco (senza i social!) ma con metodo: circa una volta al mese a pranzo insieme, sempre nello stesso ristorante su in collina. Prenotava Ivo, che dopo aver lasciato dettagliate istruzioni, era contento di abbandonare per 2 ore il suo bar per un pranzo come si deve, col proprietario-amico del ristorante praticamente solo per noi. Sequestrato.

“Si parlava con profondità di anarchia e di libertà… si parlava in tutta onestà di individui e solidarietà… si parlava con tenacità di speranze e possibilità”… Si parlava di ambizioni, di sogni, di progetti. Non volevamo cambiare “tutto questo mondo che non va”, ma anche sì. Era bello perché si cominciava “seriamente”, in lingua di scuola, ma presto Ivo e Custanti’ scivolavano nel sambenedettese spinto, Rocco e io annaspavamo…

      Un giorno, sarà stato ottobre, il colpo di teatro: arriva Custanti’ con 3 scatole di cartone uguali, sottili, stilose, bordate d’argento ma senza nessun marchio, e d’improvviso “con quella faccia un po’ così quell’espressione un po’ così” ZAC ce le dà: una peròo…” (una a testa). Dentro, tre raffinatissimi pigiami, uno blu, uno grigio, uno beige, ma mica a righe!… azz… questi sono pigiami da matrimonio, da attori in Costa Azzurra… li fabbrica Braccetti nel suo laboratorio, noi quasi non lo sapevamo. Una scena, Ivo che vorrebbe metterselo subito - ah, mo’ mme lu mett, mo’ - Rocco che ne osserva l’eleganza e le finiture, io che farfuglio “troppo lusso per un camperista…” Ah che scena, 4 amici al bar - e al ristorante - con 3 pigiami!

(…)

      Adesso “son rimasto io solo al bar (a quel ristorante non ci sono più andato), gli altri son tutti quanti a casa” (diciamo casa) e “forse non c’incontreremo mai”…  Sicuro.

 PGC - 24 agosto 2023

 

22/08/23

Nazzareno dai capelli bianchi

C'era un ragazzo coi capelli bianchi che era un artista
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che capiva gli artisti
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che scovava gli artisti
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che aiutava gli artisti
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che gli faceva le mostre
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che li faceva crescere
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che li organizzava, li consigliava
C’era un ragazzo coi capelli bianchi che ci perdeva tempo, coi “suoi” ragazzi-artisti
C’era un ragazzo coi capelli bianchi che pure s’arrabbiava con gli artisti (mica sempre)
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che coi “suoi” artisti era un tutt'uno, sempre
C’era un ragazzo coi capelli bianchi che però mai si dimenticava di essere lui stesso un artista
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che quindi sapeva la fatica di essere artista
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che pensava come tanti artisti non pensano
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che pensava in grande, per i “suoi” artisti
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che sbagliava, che ci indovinava, che rischiava
C'era un ragazzo coi capelli bianchi che chiedeva, che vinceva e perdeva, e ricominciava…

C'era un ragazzo coi capelli bianchi, che quando lo incontravo in quel bar di Viale De Gasperi era sempre la stessa ora del pomeriggio. Ma parlavamo di cose sempre nuove.

C'era un ragazzo coi capelli bianchi, che all’ultima mostra all'ex Cinema mi volle regalare questo suo quadretto 20x20, un animaletto snello (quasi rupestre) grigio su grigio contornato di giallo. Non gli ho mai detto a Nazzareno che l'ho sempre tenuto vicino, a 80 cm. dagli occhi. Solo oggi gliel'ho detto.


Giorgio, 21 agosto 2023

19/08/23

Basterebbe una cimice, dieci, cento cimici

Dopo le terribili esternazioni libresche e vocali del folgoreggiante generale Vannacci e il polverone mediatico conseguente, in cui ci si domanda se e quanto le sue convinzioni siano ormai nel DNA di tutti noi, non sarebbe interessante sapere come stiamo messi prima di tutto nel nostro mondo militare? Negli alti comandi e magari anche più in basso? Cosa si insegna nelle caserme? Che aria vi tira? Come la pensano veramente? Per ora possiamo sole supporlo, prevederlo, pensarlo, ondeggiando dubbiosi tra la sicurezza che siamo in mano ad angeli custodi e il timore opposto.
Non v'è certezza: da quelle parti prosperano segreto militare, spirito di corpo e altre cosucce, altro che privacy... 


Eppure, illuminato poco fa dal pensiero serale di Galimberti, che condensava ogni dubbio nella domanda chiave "Quale CULTURA  alberga nel nostro mondo militare?", penso che ci sarebbe un solo sistema per saperlo, infallibile ma illegale: spargere - anche a caso - qualche centinaio di cimici-spia dove i militari si formano da piccoli, poi dove si addestrano, lavorano, comandano.
E dopo mettersi belli in ascolto.

[Su Amazon / eBay, si trovano ottime cimici a poche decine di euro]

Ma non sarebbe anche terreno fertile per il giornalismo-d’inchesta-questo-sconosciuto?

PGC - 18 agosto 2023 


 

17/08/23

AVERCENE! [Parte seconda]

 Mai vidi un uomo guardare
con tanto dolore negli occhi
a quel piccolo velo d’azzurro
che in prigione chiamano cielo, 
ed ogni nube vagante
sospinta da vele d’argento.

 

[Oscar Wilde, Ballata del carcere di Reading, 1897/8]

 

Avercene, ministri della Giustizia come Carlo Nordio!”  È il coro entusiasta che si leva dalle carceri italiane (Lui le chiama i carceri) dopo le di lui esternazioni in merito ai suicidi e agli scioperi della fame in prigione. Non c’è detenuto che con un tale ministro non si senta tutelato, consapevole che il sistema giudiziario, oltre che su una riforma della Giustizia che il mondo ci invidia - da Lui firmata e dedicata al santo patrono dei pregiudicati, Berlusconi - può contare su figure di sì alto spessore umano, professionale, politico.


Specie ora che le dichiarazioni del Lui-Ministro di Grazia e Giustizia hanno ripristinato la verità e sottratto i fatti  alla bieca speculazione dei seminatori di zizzania. 

Perché, signori  miei, solo la più cinica delle strumentalizzazioni può definire sciopero della fame il rifiuto di cibo e acqua - fino a morirne - attuato nel carcere di Torino da Susan John per ottenere di incontrare il figlio di 3 anni.

L’ha detto Lui, sapete, chiarendo che non di sciopero della fame come forma di protesta s’è trattato, nossignori! Cosicchè dev’essersi trattato di dieta dimagrante spintasi un po’ oltre, magari la sventurata prima di rivedere il figlioletto voleva riprendere una bella linea e la situazione le è sfuggita di mano. Benedetta ragazza.

 

E la giovane Azzurra Campari che s’è impiccata in cella, beh… non puoi sorvegliare tutto e tutti! L’ha detto Lui, con delicata sensibilità, che perfino quei due gerarchi nazistelli Göring e Ley si sono fatti fuori a Norimberga a dispetto della sorveglianza. E dunque.

[Sarebbe da mettere in conto - sono dunque tre in un mese e mezzo - anche il suicidio di Graziana Orlarey appena dimessa dal carcere, ne era rimasta segnata e aveva paura del mondo].

Ebbene, solo speculatori e seminatori di odio possono ritenere che ai vertici dei Ministeri chiave della nostra confusa Repubblica ci siano impresentabili inetti che espellono epocali scemenze a ciclo continuo (su migranti, scuola, giustizia, economia, lavoro); sostenere che Nordio nulla ha da invidiare ad altri surreali figuri ai vertici delle istituzioni: a cominciare dalla seconda carica dello stato, il sinistro La Russa cultore di mascellute nostalgie, per finire ai ministri Piantedosi, Sangiuliano, Valditara, ecc. che in quasi un anno di governo retto dalla fratelladitaglia si sono distinti per cialtroneria di un’ampiezza che fa capoluogo.

È anche l’invidia a muovere, sapete, questi accaniti detrattori: invidia della genialità del ministro che propone di risolvere il sovraffollamento delle carceri (dei carceri…), di differenziare i sistemi di detenzione, di superare un sistema carcerario borbonico utilizzando le caserme dismesse. Non dia retta, l’amabile Nordio, ai menagramo di professione secondo i quali le circa 1500 ex caserme in tutta Italia sono inutilizzabili per un monumentale insieme di vincoli; che da 20 o 30 anni si propone la stessa improponibile solfa. Bubbole. Basta aspettare un centinaio d’anni e ce la facciamo. 

Non c’è dubbio che chi condanna queste uscite, chi ritiene che emanarle dalla poltrona di una delle più importanti cariche istituzionali comporti l'essere accompagnato poco gentilmente alla porta, lo fa  per partito preso, convenienza personale, livore.

Insomma, è facile dire come fanno tanti (o pochi?) che in un paese civile o anche solo normale ministri come questi, e classe politica e ceto dirigente tutto non durerebbero un giorno sulle poltrone ma ne verrebbero cacciati a pedate là dove non batte il sole; che un popolo normale li avrebbe da tempo inviati a colmare le carenze di braccia nel sano lavoro dei campi; che non si capisce come si possa accettare di essere governati da una tal pletora d'impresentabili; come si faccia a non perdere il rispetto di sé stessi perchè si è incapaci si scendere in piazza coi forconi e finalmente dare aria alle stanze…

Signori miei, non sapete davvero quanto sia duro governare, metterci la faccia. Vorrei vedere voi.

Sara Di Giuseppe - 17 agosto 2023 

"Avercene" http://www.letteraturamagazine.org/2023/03/avercene.html

15/08/23

Sì, viaggiare*

 
 

Primapersonaplurale

Giacomo Giovannetti  (a cura di Alex Urso)

RIPATRANSONE – FIUTO ART SPACE     12.08 – 04.11 ‘23


       Lei mi tira il braccio per entrare, ma Alex Urso e Giacomo Giovannetti stanno ancora presentando la loro mostra. Così le dico (le comando) aspetta, fra poco entriamo e guardi e tocchi tutti i quadri che vuoi, sono di quell’uomo alto con la barba lunga marron e le braghe buffe che parla, li ha fatti assieme alla figlioletta Nina: pensa, bambina che dipinge giocando-lavorando col suo papà… Fortuna non va per le lunghe, così ci fiondiamo nell’ART SPACE quasi per primi, anche se del buffet inaugurale poi non sarebbe rimasto niente…

       Primapersonaplurale, noi. Tredici quadri sottovetro e sottoplexiglass, col plexiglass dipinto sovrapposto che fa parte dell’opera e protegge il mondo-di-sotto (quasi tutto dipinto da Nina) infantilmente primordiale e pauroso: misteriose facce irregolari, macchie amare, segni un po’ sgarbati, immagini stravolte o abusive. 

Ma qui viene il bello, il dialogo artistico col papà che coniuga queste imprigionate paure bambine con le proprie, adulte: sono progetti, storie, lezioni di viaggi lontani, di emozioni fuori casa. Mappe di Lombardia e d’Argentina, carte geografiche d’antan, fasci di frecce, segnali grafici volanti, tigri in gabbie per uccelli, barchette in tazze di caffè con elefante nel piattino, cuori anatomici grandi come l’India e il suo oceano. Tracce di vite e culture passate.

Colori d’acquerello alternati a chiazze che si spandono ad arcobaleno, pesci aerodinamici, statue a china, tabelline figurate, alfabeti russi e cinesi, occhi polizieschi, piramidi senza pietre, intarsi rubati di giornali, oggetti, studi di magliette. Fotogrammi plurali. Quadri affollati quasi senza verso (hanno senso anche capovolti), ma con innata disordinata armonia. Se fossero musica sarebbe jazz. Sanno pure di letteratura di viaggio, di Terzani e Rumiz, di Kapuscinski e Arminio, quando da reporter raccontano dell’ignoto che vanno ad incontrare per conoscere, di sapori forti, di luoghi rischiosi ma pensanti, rasserenanti, avventurosi, talvolta divertenti… Ah, che rebus**, questi quadri fitti fitti.

       Sto chino su di lei (veramente la tengo anche un po’ in braccio, però la schiena mi fa male lo stesso) che instancabile mi indica ogni centimetroquadro di quadro. Fino a quando arrivano i lanzichenecchi dal buffet. Chiede (nella sua lingua), parla, pretende risposte: io buffamente spiego e “traduco”, come posso. Fattostà che passiamo alla TAC tutti e 13 i quadri. Quando mi ricapita, di condividere gioiosamente e utilmente una mostra d’arte contemporanea con una sveglia bimbetta contemporanea di meno di 2 anni: Irene, un’amica. 

 

        *Sì, viaggiare / evitando le buche più dure / senza per questo cadere nelle tue paure…   (Lucio Battisti, 1977)


  **Cercando di te in un vecchio caffè / ho visto uno specchio e dentro / ho visto il mare e dentro al mare /  una piccola barca per me… (Paolo Conte Rebus, 1979) 

 

PGC, 15 agosto 2023


 

"Arcani sentieri" e uttiani ricordi

Arcani sentieri - venti poesie e cinque storie della foresta magica

di Enrica Loggi e Antonella Roncarolo, PeQuod, 2023

 

Presentazione a cura di Alessandra Morelli con letture di Fiorenzo Massacci, nell'ambito del 42° anno “Incontri con l’autore”, sabato 12 agosto, ore 21:30, Circolo Nautico Sambenedettese.

 

Come al solito non sono certo il primo ad arrivare a questi appuntamenti… 

Ore 21 e 45 circa, mi appoggio come posso alla fune che delimita lo spazio appena sospeso sul mare (devo stare attento, altrimenti...). Incantevole piattaforma che conosco e frequento da pochi anni, dal momento che Mimmo e altri l’hanno adottata come area di incontri e presentazioni, poco lontana dal centro ma sufficientemente silenziosa, tanto da potersi concentrare nell’ascolto.

La presentazione passa già un pochettino avanti, ma vedo le care tre protagoniste già intente a illustrare l’ultimo grazioso tandem letterario. Un mix originale tra poesia e racconto, tutto da scoprire. Ne sono sicuro, funzionerà! dato le stimate protagoniste a ma care. L’introduzione fatta dal ‘mattatore’ del festival l’ho persa… C’è però Alessandra Morelli al centro che parla delle due scrittrici, ne esalta come solo lei è capace (e giustamente) di fare, con una voce squillante e coinvolgente, empatica e raffinata. Le protagoniste rispondono ai suoi delicati inviti e le due scrittrici, prim’ancora amiche, rispondono spiegando il loro connubio letterario come sia nato e come si collegano nei vari capitoli… Lavoro che vale la pena portarsi via, tra le mani, nelle tasche, tra i pensieri di promessa. Ne viene fuori infine una summa di ciò che meglio esprime San Benedetto in campo culturale, che non ha niente da invidiare a qualche salotto più blasonato di una metropoli. Pecchiamo un po’ di autostima e di utile ‘aurea’ del passato che non riusciamo a collocare e (forse) di autorevolezza altrui. Per quanto mi riguarda è così.

 

A un certo punto Alessandra smorza un po’ la voce. Forse ci incrociamo nello sguardo e inizia a parlare del loro terzetto tutto al femminile. Che bello! penso. A un tratto sento che accenna chiaramente al mio nome intrecciandolo al loro trascorso nella redazione uttiana: “noi tutte abbiamo una cosa in comune e che ci ha permesso di conoscerci. È stata UT, rivista d’arte e fatti culturali, con Francesco, direttore artistico (ideatore insieme al trio), Massimo Consorti, direttore editoriale e Giorgio”. Una citazione insomma, che mi ha quasi commosso perché inaspettata, per me che sono spesso una spalla, o comunque mi defilo dall’occhio di bue coscientemente quasi come se contassi poco più di nulla (anche se tra me e me so bene cosa ho fatto e di cosa sono capace di fare, ma sono stato sempre per il “noi”). Loro tre, Antonella, Enrica e Alessandra lo avevano concordato: dobbiamo ricordare questa esperienza che per noi è stata un momento di crescita e di grande entusiasmo e spericolatezza creativa, pionieristica, che per più di 10 anni ci ha uniti come mille garibaldini. 

 

“È nata unita UT, e unisce” recitava un nostro poster promozionale del 2011.

Ed è stato vero, e forse lo è ancora, anche e soprattutto in memoria del caro Max.

 

PS: per completezza, tutti i nomi che si sono occupati della redazione, del gruppo organizzazione/eventi e collaboratori fissi di UT: Massimo Consorti (direttore), Francesco Del Zompo (art director), Pier Giorgio Camaioni (supervisor); Giampiero De Angelis, Enrica Loggi, Alessandra Morelli, Salvo Lo Presti, Antonella Roncarolo, Rosita Spinozzi (redazione); Michaela Menestrina e Roberto Tamburrini (organizzazione/eventi); Alceo Lucidi (corsivista); Giuseppe Piscopo (vignettista-elzevirista). 


Antonella Roncarolo, Alessandra Morelli, Enrica Loggi

Francesco Del Zompo, 14 agosto 2023

11/08/23

"La banca inutile" RISPONDE e PGC... PURE

 

***

Di seguito, la mia replica di ieri - 9/08 -  alla BCC di Ripatransone e del Fermano che con penoso formalismo da legulei aveva risposto (v.allegato pdf, leggere per credere...) alla mail del 31/07 sulla grottesca scenetta del mio (tentativo di) pagare la TARI presso la loro filiale.

 

COMPLIMENTI PER L'"ISTRUTTORIA" E PER LA LEZIONCINA

Rispondo:
1 - Ribadisco che la mia è stata una CRONACA, non una "ricostruzione di parte".
La "Registrazione Preventiva" - che altre banche e Uffici Postali dove ho pagato altre TARI mai mi hanno richiesto - è stata l'unica ripetuta richiesta (ad libitum, a macchinetta) della cassiera, e in mancanza: "lei non può pagare perchè non è registrato"(ad libitum, a macchinetta). STOP. Forse dovevo munirmene prima? Forse dovevo implorare la cassiera? Forse dovevo imperiosamente o umilmente chiedere del Direttore? Forse dovevo dire lei non sa chi sono io? ...
Vera è invece la mia reazione "sprezzante", diciamo incazzata, e l'augurio di "cattiva giornata a tutti". Mbè?
2 - Respingete pure le considerazioni (negative) di diligenza... bla bla bla - così fan tutti - ma non ci provate a "censurare"!
3 - Certo che ho diffuso la mia "cronaca", ne ho diritto. L'"intento diffamatorio" lo presumete voi-codadipaglia.
Io affermo con forza "solo" la mia opinione, che siete "una banca che non serve" (nel senso letterale, devo ancora rispiegare?): esiste la pubblicità positiva, negativa e perfino comparativa. Ci sono banche che servono (oddio...) e banche che non servono
4 - "Nella certezza di aver operato nel rispetto di precisi obblighi e diritti" di un qualsiasi cittadino regolamentare "e di aver fornito complete delucidazioni" (ma perchè ho dovuto ripetervele?), vi auguro una giornata così così.

PS ...e pensare che potevate cavarvela elegantemente con una telefonatina, con una graziosa lettera di scuse, con un venga a prendere un caffè da noi (con noi e con la cassiera), c'è stato un malinteso, càpita... ma noi siamo davvero una banca del territorio...
Mi avreste spiazzato. Avrei sorriso. Quante buone-ottime giornate vi avrei augurato, invece...  ADDIO. 

Piero Giorgio Camaioni - 9 agosto 2023

 

09/08/23

Marcello Sgattoni è un gatto


 

I FIORI DEL III MILLENNIO

sculture di Marcello Sgattoni 

San Benedetto Tr. - ex Cinema delle Palme     5 agosto – 30 settembre 2023    

 

        Quando un artista indaga d’istinto l’anima dei gatti, è lui stesso un gatto.

Gatti di legni di barche e di venti di mare, conoscitori di pesci

Gatti di Pietraia dei Poeti, gatti di Piazza Bice Piacentini, gatti di Via del Consolato

Gatti in finta posa, che guardano e ascoltano

Gatti di presepe (mai qualcuno che li nomini…)

Gatti di cultura, di studi antichi e futuristi 

Gatti architettonici, costruttori di piramidi

Gatti del pensiero e del silenzio, come fiori

Gatti di pace, di Ucraina e di Russia

Gatti  ladri di stelle e di jazz

Gatti onesti, non fanno politica.

        I gatti di gatto-Marcello, nel III millennio e oltre.

 

PGC - 8 agosto 2023