[ovvero la Torre sul Porto*]
*e piangiamo altro che in 883!
[ovvero la Torre sul Porto*]
*e piangiamo altro che in 883!
*e piangiamo almeno in 883
Hanno ucciso la Casa Bassa, chi sia stato lo si sa
Non è stata né la mala né una calamità
né aveva fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè
Alla centrale di polizia (lì vicino)
il commissario dice “Che volete che sia”
Eh… l’aveva detto la Casa Bassa:
Anche se non mi vendo mi comprerai tu
Per cento lire o poco più, eh …
PGC - 21 marzo 2023
Finora c’era riuscito solo Roberto Calderoli – sì, quello che ora è Ministro delle Riforme, per dire come siamo messi – a far incazzare l’altra metà del mondo, esibendo in tv la sua maglietta anti-Islam. Putiferio: proteste anti-italiane, assalti ai consolati, per poco non ci scappava una guerra.
Succedeva una quindicina d’anni fa.
Oggi l’androide Crosetto gli toglie l’esclusiva, con la taglia - extra large, per forza - che gli pende sulla testa per iniziativa di quei pitecantropi del Gruppo Wagner che gli basta un amen per mettersi a suonare la Cavalcata delle Valchirie e invadere la Polonia.
E solo per aver lanciato, Crosetto personalmente di persona, la notizia che sono proprio loro, gli umanoidi wagneriani di stanza in Africa, a manovrare le orde di feroci migranti che sui barconi vengono all’assalto delle coste italiote.
Certo che una taglia da 15 milioni di dollari, neanche a Paperopoli… Insomma, non è che uno non ci fa un pensierino. Trovarlo si trova, il Crosetto: vistoso lo è, poi basta scartare i magri, i piccoli e quelli con sembianze umane e il più è fatto. Un cosetto da niente, che ci vuole.
Però, signori miei, siamo obiettivi: che altro poteva fare un onest’uomo Ministro della Guerra per motivare l’invio massiccio di armi contro la Russia e il succoso incremento delle spese militari in patria, se non gridare al complotto russo volto a screditarci col subdolo espediente dei migranti? (anche se, scusate, per screditarci sappiamo fare molto bene da soli, mica ci serve aiuto).
Che altro potevano fare i giornaloni italici se non sbattere i Wagner in prima pagina a caratteri di scatola?
Dovevano forse disobbedire ai rispettivi padroni? Dovevano mettersi contro il Ministero della Verità (Miniver nella neolingua)? Contraddire l’autorevole androide, mettersi a fare i giornalisti e non i maggiordomi? Sbeffeggiare la barzelletta del complotto russo a copertura delle criminose responsabilità del governo per l’ecatombe di Cutro e della disastrosa inettitudine italiota ed europea nel gestire le migrazioni?
Dovevano forse a cuor leggero risalire di qualche posto - dal 58°, dopo il Gambia - nella classifica mondiale dell'indipendenza della stampa?
E magari giocarsi pure i paccuti finanziamenti statali?
Suvvia, queste cose qui da noi non si fanno.
E poi se l'italico governo e gli italici giornaloni ci credono, o fanno finta, alle suggestive balle dell’androide armigero, chi siamo noi per metterle in dubbio? Per ritenere faziosamente che le migrazioni non siano manovrate dai nazisti wagneriani o dai crudelissimi alieni di galassie lontane, ma siano il frutto di secoli di spudorato sfruttamento del sud del mondo, e delle guerre di civiltà e di democrazia che noi occidentali brava gente esportiamo ovunque, e della povertà e della fame che ne sono l'ameno corollario?
Di certo, nuovi e succosi sviluppi si preannunciano nell’avvincente spy story russo-italiota. Per ingannare l'attesa, oltre a lavorare all’uncinetto, cerco Crosetto, disperatamente.
=========
….
Nessuna polizia può farci prepotenza
più di quanto già siamo stati offesi.
Faremo i servi, i figli che non fate,
nostre vite saranno i vostri libri d’avventura.
Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino,
l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso.
[Erri De Luca, "Coro", in Solo andata]
Sara Di Giuseppe - 18 marzo 2023
San Benedetto Tr. - Teatro Concordia 7 Marzo 2023 h22
IN ART - Rassegna letteraria e musicale [Ass.culturale “Rinascenza”] 29 gennaio/14 aprile 2023
![]() | ||
Foto Alessandra Mandozzi |
Ci viene dopo più di vent’anni, quasi fuori tempo massimo.
Gaber faceva collezione di teatri: grandi, piccoli, prestigiosi, sconosciuti, di ogni genere. Li cercava, li scopriva, li soffriva, li amava, alla fine quasi ci abitava: chi altro poteva inventarlo, il “Teatro Canzone”.
Ma stasera nel nostro Concordia, in ritardo e per sopraggiunti impegni inderogabili di lui, a ben rappresentarlo il Gaber, abbiamo Federico Sirianni (voce, chitarra) con Gianni Martini (chitarra) e Claudio De Mattei (basso). Eseguiranno un millesimo del suo repertorio con gaberiano rigore [furono per anni i suoi musicisti, Gianni Martini per 18 anni, Claudio De Mattei pure per tanto, di preciso non so].
Concerto-recital tosto. Sirianni - di quel millesimo di repertorio gaberiano - sceglie alcune tra le parti più intense, più crude, più spietatamente visionarie, più commoventi, più ironiche, più dure. Non intende allietarci con le orecchiabili canzonette dei successi giovanili, evita le morbide atmosfere di ballata classica del primo Gaber. A parte Lo shampoo (sempre salutare) e poco altro, sarà tutto “Teatro Canzone”: un recital dal respiro politico alto, che tuttavia ai tempi il pubblico pagante - 1.500, 2000 lire - spesso giudicava fastidioso e pesante, fuori contesto, per nulla divertente. Al punto da fischiare e contestare rumorosamente: al Lirico, Giorgio se la vide proprio brutta. Il signor G, ne La mia generazione ha perso, quando parlava di razza in estinzione, era anche malinconica biografia dalla prosa sulfurea, dai testi cartavetranti, mirati, calcolati; e poesia centellinata all’apparenza assente, ma presente eccome. Spettacoli più impegnativi che d’evasione, con intuizioni scomode, profonde, ellittiche, da condividere per forza, con dolore, sorrisi e rabbia. Come, a modo loro, parallelamente facevano anche Dario Fo, Jannacci, Pasolini, Battiato, Patti Smith, Fossati, De Andrè… Era filosofia obbligatoria diluita in musica.
Stasera così la storia si ripete per noi che quelle volte, svariati decenni fa, o non c’eravamo o dormivamo. Giorgio Gaber “dentro” Federico Sirianni. Il cui timbro di voce mai artificiosamente impostato, il volto, il corpo (poco longilineo…), la chitarra (un po’ alla Jimmi Villotti); con l’infinita ala bianca Gianni Martini e simmetricamente il cogitabondo Claudio De Mattei, di note un poco avaro ma indocile e ineccepibile, si rivelano essenziali e giusti per questa missione traslata nel tempo e nello spazio. Forse solo un po’ brevi quei corrosivi monologhi del Signor G carichi di invettive, ma stasera proprio non ce n’era il tempo, né qui dentro al Concordia la gente adatta. Siamo ormai Polli d’allevamento scotti, pure oltre la data di scadenza. Se Qualcuno era comunista, oggi…
Ma, almeno a me, questo recital mi ha anche riconciliato con la Milano dei tempi del Gaber, la Milano che non potevi evitare, della malavita artigiana dell’Ornella Vanoni ragazza, della nebbia in gola, “la Milano sparita” di via Porpora, dei cinema di via Ampère, dei Navigli malsani e grigi, delle pallide camere in affitto con bagno comunitario a ventimila al mese, della Rinascente che costava troppo…
La Milano lattiginosa di quando avevamo una locomotiva al posto del cuore, quando ascoltavamo Ricky Gianco e Giorgio Gaber ci faceva incazzare.
Come nello spettacolo “E pensare che c’era il pensiero”, quando predisse tutto quello che oggi impera: l’ipocrisia della bontà, l’informazione di parte ma “attraente”, la svaporata banalità televisiva, la partecipazione farlocca, la perfidia addolcita di buonismo, lo scadimento del pensiero, “i politici sempre più viscidi, sempre più brutti”, “i geniali opinionisti coraggiosi leccaculo travestiti da ribelli”, il trionfo dell’egoismo personale, il mercato dilagante…
Infatti dopo l’imbarazzante Milano-da-bere è arrivata quella rutilante di oggi e di domani, ricca e indifferente. Ancora peggiore.
A chiusura dell’epocale avventura del “Teatro Canzone”, proprio nello spettacolo E pensare che c’era il pensiero, c’era, con Gaber-“cantattore” sul palcoscenico, una solitaria ma pensante sedia vuota.
Oggi che facciamo finta di esser sani, neanche quella ci sarebbe.
Mi fermo qui.
PGC - 12 marzo 2023
[15 marzo 2018 - 15 marzo 2023]
Anarchico del vivere tu
e del morire a modo tuo.
E noi qui sopravvissuti
senza te
fumandoci una sigaretta
che ha sapore di nostalgia
dei passi liberi
percorsi insieme.
Il tempo non scolora
la sana follia del nostro
incontro e del suo
nutrimento.
Grazie e chissà dove ti trovi oggi nel tuo viaggio infinito…
Michaela
* * *