31/08/22

Marcello Sgattoni e il "Guardiano di stelle"


Arte e poesia sono la stessa cosa e l’uomo (noi tutti) le delega agli artefici della creatività, di ciò che non sappiamo né vedere né concepire. Agli artisti la società affida l’avventura, la scoperta dell’immaginario, dell’irreale, l’indagine dell’ignoto, ciò che non riusciamo a comprendere o a cogliere, presi come siamo dalla quotidianità e dall’ordinario. 
 
L’introspezione, la protesta, l’asserzione che non siamo al mondo per un puro calcolo del caos ma nati anche per riflettere e contemplare. Tutto questo Marcello Sgattoni lo sperimenta da sempre, da un’intera vita, sino a… ‘riveder le stelle’ in ogni buio, cercando di catturarne una flebile luce. 
E chissà quanta, dentro di sé, ne custodisce ancora da donarci? Molta, a giudicare dalla maestosità del suo “Guardiano di stelle”.


Francesco Del Zompo
Pietraia dei Poeti, 28 agosto 2022
https://www.pietraiadeipoeti.it

25/08/22

“BELLO SUONARE ALLA SCALA”*

Simone Zanchini (fisarmonica) e Gabriele Mirabassi (clarinetto)“rabdomanti funamboli di ogni possibile silenzio in cima a ciò che chiamiamo musica”, in concerto ne “Il gatto e la volpe”. 

RIPATRANSONE – Scalinata Margherita      22 Agosto 2022  ore 19

      Dopo aver conquistato un buffo equilibrio sull’inclinato pianerottolo-palcoscenico di pietra delle scale  Margherita, dichiarano che suoneranno “4 pezzi in tutto”, lunghi, mescolando come in un pentolone - “poi chissà cosa esce fuori” - musica antica e moderna, musica classica e popolare, musica contemporanea e musica jazz, musica occidentale e orientale, musica gergale e musica sacra, musica per circoli di artisti anarchici, musica per animali da presepio, musica da locali notturni, musica per gatti grassi che inseguono topi astuti, musica per film, musica per proverbi e papaveri, musica per virtuosi solisti, musica per esuli, musica per giovani amanti, musica per funerali di cose che non possono morire, musica per smetterla di continuare a prendere la strada sbagliata, musica per innamorarsi, musica per eroi pentiti, musica per certe occasioni, musica per intermezzi fra due rivoluzioni, musica per lacrime di felicità, musica per tutti e per nessuno. Musica che ci suoniamo e ci cantiamo. Musica che si ripete senza stancare. Musica come il silenzio.

Di questo e d’altro saranno capaci “il gatto e la volpe” - i nostri Zanchini e Mirabassi - come deliziosamente scrive il poeta-filosofo bolognese Gabriele Via nella presentazione del loro omonimo cd.

Con noi appollaiati su e giù per le scale Margherita come in un teatro all’aperto, ma con fondale variabile. Infatti c’è altra vita, dietro ai “nostri” che suonano come ben sanno: il Mirabassi col nuovissimo clarinetto extralusso dal timbro ancor più jazz che - pur se a lui che è umbro “gli manca lo iodio dell’Adriatico” - danza voluttuoso “come un impiegato statale in vacanza premio”, ma anche agile e morbido come un cobra dell’Amazzonia; il romagnolo Zanchini (…esportatore di iodio, ovvio) dagli occhialetti verde smeraldo incorporati, affettuosamente abbracciato alla sua marchigiana fisa marron che par de carton ma suona come un accordéon della Rive Gauche, come un organo di cattedrale, come una Mozarteum Orchestra di Salisburgo, come un nostalgico bandoneon di Buenos Aires.

“Con fondale variabile” perché mai rimasto statico, anzi via via arricchitosi (gratis) durante il concerto di personaggi indigeni, quasi felliniane comparse messe lì ad arte.

Come all’attacco di “Choro Romagnolo”, quando forse spaventati dal "gatto e la volpe", cani gatti e piccioni sono sfrecciati silenziosamente da ogni parte: tirando guinzagli, saltando di coppo in coppo o sgusciando dietro persiane socchiuse, volando tra i tetti fin sul campanile con cupola (ma non a-cipolla) giù in fondo.

Come in “Our Spanish love song” di Charlie Haden (in Fm come sul disco, mi pare), quando sono apparsi uomini dentro sacchi di juta come fratacchioni stanchi (ma purtavan i scarp de tennis…) in risalita su per via Margherita. Forse dopo il “rompete le righe” dalla processione.

Come quando in “Un tom para Jobim” sono spuntate, a coppie, le vecchine dai capelli bianchi: cercavano con ansia casa loro da quelle parti, poco avvezze al ritmo per loro troppo arrembante (ma chissà, in gioventù…).

Insomma un piccolo concerto d’atmosfera grandiosamente grandioso, certo per merito del Cotton Lab Group venuto da sud-ovest scavalcando colline.


PGC - 24 agosto 2022                    



18/08/22

Mariano e la sua botteguccia-laboratorio con panchinetta biposto con catarifrangente

Nella mia furtiva foto di stamattina attraverso i vetri, la sua piccola bottega-laboratorio chiusa appariva opaca e triste, più confusionaria del solito. Sarà che Mariano coi suoi giovanissimi 90 anni da un po’ di giorni non ci andava. Mentre ancora stasera la sua minuscola panchina lì fuori lo aspettava, con dei fiori…


Purtroppo Mariano difficile che torni. Sta scritto sul manifesto.


E adesso, a chi porteremo ad aggiustare i nostri piccoli vecchi inseparabili aggeggi, che nessuno vuol più neanche guardare? Solo Mariano te li prendeva volentieri in consegna quasi accarezzandoli, gli occhi indagatori ma sorridenti, le parole d’impegno sempre quiete e gentili, ma senza promesse.


In ogni stagione, col sole della mattina, rannicchiato quasi sul bordo ma comodo, sulla sua autocostruita panchinetta biposto con catarifrangente, Mariano pareva che ti aspettasse. E incredibile: le auto frettolose del corso solo lì rallentavano sempre, magari buttando pure uno sguardo a sinistra cercando lui, almeno per un cenno di saluto.


Io non lo so, ma Mariano e le sue cose mi sembrano l’emblema di una certa Ripa che andrebbe gelosamente conservato. Sarebbe bello se la sua affettuosa botteguccia-laboratorio piena come un uovo, dotata di panchinetta biposto con catarifrangente, fosse accuratamente smontata e rimontata uguale in un museo della nostra civiltà artigiana e contadina che va perdendosi. 


PGC - 17 agosto 2022 




 

06/08/22

NATA LIBERA

Foto Amat


 CARMEN SUITE – TANGOS

BALLETTO DI MILANO
direttore artistico Carlo Pesta

VILLA VITALI – FERMO

3 Agosto 2022   h21.15


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“Sopra quest’opera la fatalità sta sospesa; la felicità di essa è corta, fulminea, e non conosce dilazioni. Io invidio a Bizet il coraggio di questa sua sensibilità eccezionale […] di questa sensibilità meridionale, brunita, arsa dal sole…” [Friedrich Nietzsche]

 

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Sapore di Spagna e arie di America Latina, in questo bel programma del Balletto di Milano


Aria di libertà, soprattutto:  quella di Carmen, indomita creatura dalla felicità corta e fulminea che pagherà morendo; e quella del Tango, fatto di polvere e tempo, spavaldo e malandrino, erudito e sensuale. 

Ed è, il tema della libertà, il fil-rouge che unisce le due parti dello spettacolo: è il diritto, rivendicato da Carmen con le sue scelte di vita, di essere sé stessa oltre le convenzioni e i pre-giudizi; è la libertà tanguera, che sfida il benpensantismo della borghesia porteña e dal barrio violento di Buenos Aires decolla verso Parigi e verso New York unendo continenti e culture.

 

Del balletto Carmen di Roland Petit su musica di Bizet, la coreografia odierna estrae i tratti cruciali, estrapola umori e atmosfere e - sapientemente fusa alle notissime arie dell’opera - pur nella sintesi trasforma i danzatori in figure a tutto tondo: Carmen, Don José, Escamillo, danzano con foga inesorabile verso il destino che li sovrasta, e lo slancio vitale che ne prorompe è barbarico, tanto incoercibile quanto profondo è il sentimento della morte che incombe. 


Trascinante energia che si sprigiona dalla capacità interpretativa di ciascun danzatore e fluisce in una coralità accesa e caleidoscopica, trascolorante dalla sensualità alla disperata coscienza della fine. E di un mondo destinato a scomparire ci parla questa storia, in quella che fu la prima opera lirica “verista” (la Cavalleria Rusticana verrà poco più tardi). Che è storia di femminicidio, in fondo, quando ancora non lo si chiamava così, ma è soprattutto storia di una donna nata libera: imperdonabile colpa, non solo ieri. 

 

Un’ideale traiettoria del tango si disegna invece nelle tre coreografie della seconda parte, attraverso i percorsi di una danza e di un genere musicale nei quali si fondono tradizione e innovazione, classico e contemporaneo: divenuti entrambi linguaggio universale, memoria e narrazione, intatto paradigma ancor oggi di passione e nostalgia, inquietudine e speranza.


Il tango degli anni ’20 - in Decotango” - con le sue stilizzate forme “parigine” (quando il tango diviene troppo presentabile, nel giudizio di J.L.Borges), e poi i duetti rievocanti il tango-milonga delle origini (“orgiastica diavoleria che raccontava storie di coltello”) fluiscono – col secondo elemento del trittico coreografico, Passioni – nel grande tango di Piazzolla rivoluzionario genio musicale, ed è il tango nuevo colto e sensuale (negli accordi ci sono antiche cose / l’altro cortile e la nascosta orditura”); e tocca corde profonde la voce infinita di Gardel, primo cantor di tango, mito e leggenda del tango cantato.

  

Con i tanghi elettronici di Indris Joner, infine, nella coreografia “In-Transito”, l’alfabeto dei corpi disegna e re-inventa lo spazio fisico in un continuum di movimento d’intensità e velocità crescenti; e in un tutt’uno vertiginoso, aggressivo quasi, con la sofisticata architettura musicale, volutamente scardina il rigore della tradizione e le simmetrie del classico. 


Hanno acceso di “luccicanza” il palcoscenico di Villa Vitali, questi danzatori e queste coreografie. E siamo grati a questi interpreti che abbiamo visto giocare ruoli ed evocare situazioni, atmosfere, stati d’animo in continua mutazione, con la naturale luminosa leggerezza che sempre è frutto – né può essere altrimenti - di studio e lavoro, sacrificio e, soprattutto, passione autentica.




Sara Di Giuseppe - 6 agosto 2022


04/08/22

Due “balordi” non fanno degrado. Più giornalisti fanno degli articoli balordi


Corriere Adriatico del 2 agosto 2022

Titolo in locandina, a caratteri cubitali:

L’EX CINEMA

DELLE PALME

RITROVO

DI BALORDI


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Titolo d’apertura nella pagina Locale:

L’ex cinema delle Palme

tra graffitari e clochard.

Il quartiere denuncia: “Una brutta cartolina”

I progetti di restyling bloccati dalle Ferrovie


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Titolo dell'articolo a pagina 13:

L’ex cinema coperto da graffiti

e diventa il rifugio dei senzatetto.

La denuncia del comitato di quartiere e i progetti mai realizzati: pessima cartolina per i turisti.


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E poi segue l’articolo vero e proprio con ordinati ’capitoli’ che parlano di ben altro (ne capirete il senso se leggerete l’articolo allegato): Il degrado / La protesta / Il progetto. Insomma la parola è passata dal degrado, denunciato dal Comitato, alla ditta folgorata da tanta generosità imprenditoriale.


Analisi del linguaggio: dall’offensivo “ritrovo di balordi” al raffinato “graffitari e clochard”  per finire al generico “rifugio dei senzatetto” (insomma, dall'acchiappamosche alla Tachipirina in supposte).


Da questo ne discende un senso utilitaristico della parola “balordi”, come mezzo ‘improprio’ per cogliere la curiosità morbosa attraverso il maledetto ‘brutto, sporco e cattivo (ti abbiamo scovato)’, per proseguire nel descrivere un privato generoso e il suo geniale architetto che avrebbero pronto un progetto di “restyling” dell’edifico, con ben 4 piani pensati con i più ampi standard e comfort con tantissime ++++. Tanti appartamenti giusti-giusti per giovani coppie, e piccoli mutui, che vogliono restare in una città accogliente e piena di servizi. Ma dove, ma quando!? Tutto sta e resterà sulla carta ancora per parecchi anni, e si edificherà non certo a favore delle giovani coppie che nel frattempo si saranno già scoppiate più volte.


Nessuno però si è accorto che da oltre un anno, prima da un gruppo di impegno civile, poi da un’associazione culturale e alcuni cittadini, si siano svolte in quel luogo (ex Cinema delle Palme) una serie infinita di iniziative: da incontri culturali, d’arte, musica, di solidarietà e per ultima una rassegna che nel suo genere risulta unica e dai contenuti più che mai attuali: una quarantina di giorni con esposti 130 manifesti 70x100 dedicati alla storia dei conflitti e alla richiesta di pace del XX° e XXI° secolo, dal titolo “La pace manifesta”.


Fuori, sul lato via Gramsci, sono stati realizzati 5 murales artistici a tema, proprio sulle (ex) porte di sicurezza fino allora coperte da tag e scritte della peggiore specie… Le vetrine sono state arredate da grandi poster di alcuni maestri della grafica internazionale e l’interno, sempre dell’ex cinema, è diventato un ambiente frequentabile e a norma, con una sua rinnovata illuminazione per svolgere altre iniziative culturali. Tutto questo è stato possibile con la collaborazione del Dopolavoro Ferroviario di San Benedetto (per i locali e l'amichevole disponibilità) e il lavoro e il contributo volontario di molte persone e soci e, in primis, grazie al fondamentale prestito delle opere e delle strutture del Museo Archivio della Grafica e del Manifesto "MAGMA" di Civitanova Marche. Unico presidio museale in Italia nel suo genere. Questa iniziativa è documentata in un prestigioso catalogo curato dal designer Andrea Rauch. 


Certamente si può e si dovrebbe fare di più, ma a volte, invece di lamentarsi soltanto, occorrerebbe mettersi in gioco e prestare una mano anche con delle idee! Lo penso da quando abbiamo questa opportunità offerta dal DLF: nel frattempo che c’è questo spazio usiamolo! e anche un po’ il cervello. Poi, chissà come andrà a finire...


Ah, a proposito di balordi, clochard o senzatetto che dir si voglia: ognuno di noi ne conosce abbastanza, ma di certo non ‘abitano’ lì, all’ex Cinema. Sono in giro, e alcuni di loro da settimane sono in ferie nella seconda o terza casa.


Francesco Del Zompo - 4 agosto 2022


“Com’è difficile…” * suonare bene

Paolo Jannacci & Band  “In concerto con Enzo”

Paolo Jannacci voce e piano  Daniele Moretto tromba e flicorno  Stefano Bagnoli batteria  Marco Ricci basso elettrico

SANT’ELPIDIO A MARE – Teatro Cicconi  29 luglio 2022               (Sant’Elpidio Jazz Festival)

 

*[”Com’è difficile” -  Luigi Tenco, 1965]


    Invece, sembra che per Paolo Jannacci non sia per niente “difficile” suonare bene. Anzi, pare che per lui sia “facile” trasformare il suo “contiano” pianoforte a coda lungo, nero in un’orchestra, ri-arrangiare l’intero repertorio del padre dopo averlo elaborato in decine di modi diversi, dirigere con autorevole allegria la “vecchia” Band che fu già dell’Enzo, cantare e raccontare e presentare “alla Enzo Jannacci”, ma diversamente, gustosamente. Altro che le cover.


Ma già 13 anni fa, al Teatro Comunale di Teramo, ragazzo-Paolo era grande: come arrangiatore, musicista-polistrumentista e direttore artistico dell’affollata (circa 10 elementi) Band paterna. Lui stava solo un po’ defilato. Del prezioso e corposo doppio CD “THE BEST” (35 brani) allora in uscita, aveva perfino curato la fotografia, le registrazioni e la produzione. Pensavo: ragazzo, cosa mai di difficile devi imparare ancora...


Certo, Paolo ha frequentato di sponda gente “difficile”. Gino Paoli, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Umberto Bindi, Paolo (e Giorgio) Conte, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi… sanno/sapevano dove abitava l’Enzo, mica ci andavano solo per un tè. Da questi personaggi del nostro paradiso, la premiata ditta Enzo & Paolo Jannacci ha assorbito il bello e il difficile. Aggiungendoci del proprio, con garbo.


Suonare bene cose difficili significa anche scegliere “cosa” suonare, conoscerne il valore intimo nascosto, capirne i messaggi, i problemi, impegnarsi per trasmetterli a chi ascolta con note semplici o complicate, tempi ritmici improbabili, ma sempre ad alta densità emotiva. Musica minimalista ma anche no. Infatti Paolo, ah se ne adopera di note (pure troppe), nessun tasto resta impolverato. 


Quell’inizio di concerto: quell’inedito e sorprendente turbinìo di suoni di ogni frequenza, con subliminali tracce e richiami a grandi pianisti e grandi interpreti, ma con fuoco e fragilità di ragazzo già carismatico. Morbido, pensoso, rutilante, energico Jazz. Tutto e solo col pianoforte a coda lungo, nero, la band aspetta e occhieggia dietro le quinte.


Quando entrerà sul palcoscenico di legno - “che è meglio delle pietre o dell’asfalto di una piazza, anche se qua fa un caldo boia” - saremo tutti con Enzo.

 

Com’è difficile suonare bene, ascoltare bene, capire bene…

Ci vuole orecchio          piripiripiri… piripiripiri…

E la vita l’è bela l’è bela

basta avere l’umbrela l’umbrela

che ti ripara la testa

è finita la festa.



PGC - 3 agosto 2022

02/08/22

Quei “balordi” e analfabeti del Corriere Adriatico


Siete dei poveretti, siete giornalisti, siete analfabeti, non conoscete il significato delle parole: 
“BALORDO” significa: tardo di mente, sciocco, tonto, stupido (Treccani, Zingarelli, Devoto-Oli, DIR)

Ma come vi permettete di offendere pubblicamente con locandina e articolo a più colonne quei decorosi ed educatissimi rifugiati che da un po’ di tempo pernottano (senza colazione) sotto la pensilina dell’ex Cinema Delle Palme, e pure i graffitari che hanno impreziosito d’arte sociale (ma voi non potete capire) l’esterno ovest, e lo stesso ex cinema divenuto provvisoriamente simil-galleria d’arte e centro di incontri culturali? 

Quel “dormitorio” volante di 15 metriquadri sulle scale è il posto più pulito di San Benedetto, tenuto pulito gratis dagli stessi “ospiti”, che ogni mattina presto traslocano con le loro povere cose per tornarci dopo cena. Altro che PicenAmbiente!

E tu, inutile e spocchioso Comitato di Quartiere Marina di Sotto, che ti scandalizzi e protesti per questa “cartolina” di San Benedetto, guarda la tua indecente Stazione dei treni e degli autobus lì a due passi: cosa dici di quella, ti sta bene, ne siete orgogliosi?

Soprattutto tu, zelante giornalista della pregiata coppia Corriere Adriatico-Messaggero-a-soli-1,20-euro, che enfatizzi le future gesta del palazzinaro ansioso di costruire sulle ceneri dell’ex cinema “4 piani di appartamenti e negozi più un cinemetto gratis per il Comune”,“secondo un design razionale dove la regolarità strutturale e l’orizzontalità dei piani crea un gioco di volumi tra logge e vetrate delle facciate  (qualunque cosa voglia dire)… appartamenti tutti in classe A…” ecc. ecc.: come ti viene in mente? Mancava solo che allegassi un inserto su carta lucida pregiata col rendering a colori di quest'incombente monstrum edilizio. Sarà per il prossimo articolo.

      Tornando al lato sociale e culturale: quei rifugiati (stranieri, ma parlano italiano – e sicuramente scrivono - meglio dei giornalisti) non sono “balordi” sono persone rispettabili, più di voi. Meno fortunate di tutti noi. 
Quando lì organizzammo una raccolta di indumenti e coperte e roba da mangiare e medicinali da inviare in Ucraina, quelli ci  aiutarono. E spesso si sono pure timidamente affacciati a seguire le conferenze, ad ascoltare musica, a guardare i quadri, a parlare con noi… 
 
Giornalisti del Corriere Adriatico, imparate, se vi riesce!
 
PGC - 2 agosto 2022

Selvaggio omicidio a Civitanova. Ma è tutto un film.

       Oggi i film si fanno per bene, il cinema è una cosa seria. Oggi non solo si adoperano attori eccellenti, ma anche alta tecnologia, raffinate tecniche di ripresa, cura certosina della scenografia, dell’ambiente, dei rumori, dei suoni… Solo così il film diventa realtà vera. E viceversa. Magari accatti pure qualche “palma”.

Giustamente quindi, andando sul sicuro, hanno scelto Civitanova per questo horror urbano. Dove la gente recita con naturalezza perché sullo schermo riproduce la propria vita, senza fingere. Un teatro naturale, Civitanova e dintorni (andava bene pure Macerata, o Porto Recanati, film come questo li hanno già girati, lì). 

A Civitanova non manca niente, nè bisogna sforzarsi a ricostruire l’ambiente sociale dove far accadere le peggio cose, fino all’indisturbato omicidio di giorno in pieno centro. Per la scena del delitto ogni posto è buono, basta esserci e filmare col telefonino, chiunque può farlo, non occorre essere registi-macchinisti-elettricisti-truccatori-costumisti. Ecco dunque in scena l'aggressione: un energumeno (senza pistola) contro un quasi invalido. Dài, è chiaro che è un film. Nella realtà, in qualsiasi posto civile la gente si sarebbe istintivamente precipitata a difendere quel povero nigeriano disarmato e con le stampelle. 

      A Civitanova no.

Perché era scritto sul copione: “guardare bavosi fermi e zitti, non intervenire, non disturbare i due attori che menandosi lavorano. Limitatevi a testimoniare con sublime indifferenza”. Ma non c’è stato bisogno di raccomandarlo: ciak si gira e buona la prima. Quello (bianco) che deve attaccare e colpire con muscolare ferocia colpisce, quello (nero) che deve subire e prenderle fino a morire soffocato, muore. Nel mondo sono già famosi. 

Ma il film mica è finito. Ecco giungere in carrozza (cioè nelle tivù e sui giornali) come mosche sul miele, altri comprimari diversamente decenti: governatori-presidenti, sindaci, assessori, parlamentari, segretari di partito, neo-candidati e politici di ogni risma; più intellettuali, pensabene, preti e cotillons.

In fase di montaggio-film ognuno comparirà al momento giusto. Noi, a sangue caldo, guardiamo per ora solo gli spezzoni con due politici-attori, due indigeni importanti: Ciarapica (fresco sindaco destrorso di Civitanova), Acquaroli (governatore destrorso delle Marche).

      Ciarapica (corrugando la fronte, addolorato): “Trattasi di un episodio gravissimo, ma che non può descrivere la realtà della nostra città pacifica, accogliente, sicura”Acquaroli (corrugando la fronte, addolorato): “Un episodio inaccettabile per la nostra comunità, un comportamento estraneo alla nostra cultura”

No, non sono gemelli siamesi. E’ che recitano benissimo, come sempre a tutte maiuscole, o a memoria, o leggendo il copione. Come quegli attori professionisti che interpretano la parte degli ipocriti talmente bene (perché la sentono) che pare dicano la verità. Neanche una parola sul comportamento inappuntabile dei cittadini che, agendo come da copione, non si sono fatti coinvolgere e sono rimasti distanti a guardare, interessati come a una partita di calcio.

      Il film continuerà - è scontato - con fiaccolate fiori e palloncini, messe, lutti cittadini, grida e applausi al funerale, collette, pubbliche manifestazioni, consigli comunali aperti, intitolazioni di strade o piazze (periferiche) ad Alika Ogorchukwu… e finirà quando a breve ne inizierà un altro uguale ma diverso. Sempre da queste parti. 

Certi film qui riescono bene perché siamo bravi professionisti, sappiamo lavorarci con cura. Sì, come fare scarpe.
      Venghino signori venghino. Anche questo fa turismo.

PGC - 31 luglio 2022