27/12/21

IL CANDIDATO UNICO

 


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“Nessuno dei vecchi sogni era stato messo da parte. Si credeva ancora nella Repubblica degli Animali. 

(…) Nessuna creatura chiamava “padrone” un’altra creatura. Tutti gli animali erano uguali.” 

 

(G. Orwell, La fattoria degli animali, 1943/44)

 

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      All’inizio dell’anno 2022 nella Fattoria si rese necessario eleggere un Presidente. C’era un solo candidato, Dragoleòn, il quale fu eletto all’unanimità. Furono dedicati alle celebrazioni due giorni interi. Ci furono canti, discorsi, e ogni animale ricevette come dono speciale una mela, gli uccelli due once di grano e ogni cane tre biscotti.

Nel frattempo, alla Fattoria la vita era dura. L’inverno era freddo e il cibo sempre più scarso. Le razioni furono ridotte, tranne quelle dei maiali e dei cani.

CorrierStamPubblica spiegava che una parità troppo rigida nelle razioni avrebbe nuociuto alla causa, e quali che potessero essere le apparenze, si sarebbe dimostrato che non c’era penuria di cibo, che da quando c’era Dragoleòn gli animali avevano più avena, più fieno, più rape di quanti ne avessero avuti prima, e che lavoravano meno, che l’acqua che bevevano era di qualità migliore, che vivevano più a lungo, che una più alta percentuale dei piccoli superava l’età critica dell’infanzia, che pativano meno la presenza delle pulci.

Gli animali credevano ogni singola parola. Sapevano che la vita di oggi era aspra e misera, che spesso avevano fame e freddo e che, tranne quando dormivano, erano al lavoro. Ma senza dubbio le cose erano state peggiori nei tempi andati, come CorrierStamPubblica non mancava mai di puntualizzare, ed essi erano lieti di crederci. 


Ora c’erano più canzoni, più discorsi, più processioni. Dragoleòn aveva ordinato che una volta alla settimana si tenesse una “Dimostrazione Spontanea”: all’ora stabilita gli animali sospendevano il lavoro e marciavano con i maiali in testa, recitavano poesie in onore di Dragoleòn, cui seguiva un discorso celebrativo di CorrierStamPubblica. Le pecore erano le più ferventi devote alla “Dimostrazione Spontanea”, ma nel complesso a tutti gli animali piacevano queste celebrazioni e tra le canzoni, le processioni, le liste di cifre di CorrierStamPubblica, lo sventolio delle bandiere, essi riuscivano a dimenticare di avere la pancia vuota.


Solo il Corvo favoleggiava dell’esistenza di una terra felice, sosteneva di averla vista in uno dei suoi voli più alti, e molti degli animali gli credevano: la loro vita era piena di fame e fatica, non era forse giusto e sensato che da qualche parte esistesse un mondo migliore?

 

      Un giorno gli animali videro uscire Dragoleòn, maestosamente eretto sulle zampe posteriori, che lanciava intorno occhiate piene d’alterigia. Reggeva con la zampa una frusta. Poco dopo videro che sulla parete, dove prima c’erano i Sette Comandamenti, campeggiava una scritta con un unico comandamento. Diceva:

 


 Tutti gli animali sono uguali

Ma alcuni animali

Sono più uguali degli altri.

 

 

      Dopodichè non parve strano che il giorno seguente i maiali che sovrintendevano il lavoro ed erano il cervello della Fattoria, reggessero tutti una frusta nella zampa. Quella stessa sera, dalla casa padronale, giunsero grandi risate e canti. Avvicinatisi in punta di zampa, gli animali sbirciarono dalla finestra e videro Dragoleòn, con una mezza dozzina dei maiali più eminenti, che brindava col signor Bonomington, della Fattoria di Confindwood.

 

Questi, in piedi col boccale in mano pronunciava parole di elogio per la disciplina e l‘ordine che aveva osservato nella Fattoria degli Animali, e credeva d’essere nel giusto se affermava che gli animali più umili della fattoria lavoravano di più e ricevevano meno cibo di tutti gli altri animali della nazione: un esempio che avrebbe dovuto essere seguito da tutti. 

 

Infine, dopo essersi quasi strozzato, tanto era sopraffatto dall’allegria, e mentre i suoi doppi menti si facevano paonazzi, riuscì finalmente a gridare con entusiasmo “Se voi dovete contendere con i vostri animali più umili, noi dobbiamo contendere con le nostre classi più umili”: e a questo bon mot tutta la tavolata proruppe in una risata ancor più fragorosa; ancora un volta il signor Bonomington di Confindwood si congratulò con i maiali per le scarse razioni che davano, per le lunghe ore di lavoro e per l’assoluta mancanza di condiscendenza che dimostravano. Ci fu un rinnovato, allegro batter di mani e i boccali furono vuotati fino in fondo.

 

Nessuno si accorse degli animali che guardavano fissamente dalla finestra

 

(…)


(quasi nessun) Saccheggio da “La fattoria degli animali” di George Orwell


Illustrazione di Antonello Silverini, in

G. Orwell

La fattoria degli animali

Fanucci Editore 2021 


 

Sara Di Giuseppe - 27 dicembre 2021             

26/12/21

SE UN GIORNO D’INVERNO UN VACCINATO…

ovvero

Eccellenze picene

 

Giornata prima.


Hai saputo che a Grottammare un “hub vaccinale” sarà a disposizione in via Cairoli il giorno ics dalle ore alle ore, e ti appresti a godere del vantaggio che ti si offre, a pochi chilometri da casa, per spararti la terza dose di vaccino anti-Covid.


Arrivi con ampio anticipo il giorno indicato e scopri che già sono stati distribuiti i primi 60 numeri: da chi a chi e perché tanto prima dell’orario indicato non sapremo mai, ma un paio di congetture si potrebbero fare. 


Così resti fuori, ammucchiata con tutti gli altri perché la via è stretta e se le auto in transito t’investono non ti serve più neanche il vaccino. Che è un modo come un altro di risolvere il problema.


Pensi alla stranezza di denominare pomposamente “hub vaccinale” quello che propriamente è un buco vaccinale; che bastava un Q.I. medio-basso per capire che la richiesta di vaccinazioni non poteva essere soddisfatta in uno spazio così miserando e che forse i cittadini meritano di meglio che sentirsi un pecorame intruppato: perchè non è che ci si è volontariamente ammassati per il concerto dei Pink Floyd e allora perché brontoli…

 

Capisci ben presto che per oggi non ce la farai (alle 18 si chiude, signori) e ti rassegni al viaggio della speranza, l’indomani, al principale Centro Vaccinale di San Benedetto, quello che il mondo c’invidia: il Centro Agroalimentare di San Benedetto/Porto d’Ascoli.


 

Giornata seconda

                  

Stavolta ce la fai, l’organizzazione è accettabile; i volontari sono volenterosi e smistano, controllano, consigliano, scherzano perfino; medici e altro personale gentili al minimo sindacale ma mica ti possono accogliere con la fanfara. Niente code chilometriche, è vigilia di Natale. Ti prendi la tua brava terza dose ed è fatta.


Ma sei semi-assiderata: gli step dell’attesa, di prima mattina, si sono consumati lungo i moduli di una struttura dove a emergenza finita presumi che congeleranno il pesce da esportazione. I tendoni fuori sono quelli de L’Antico e le Palme, che te li raccomando.

Presumi ragionevolmente che i più anziani e fragili e cagionevoli muoiano entro i primi dieci minuti e le salme vengano presto rimosse per non turbare i vaccinandi. 


Chiedi alle dottoresse come facciano, loro lì tutto il giorno, e mi indicano una stufetta in un angolo della sala che così piccola neanche a casa mia. Contente loro.

 

Ma i “funghi” che riscaldano bar, ristoranti e in genere locali all’aperto, esteticamente osceni ma certo efficaci e funzionanti, no eh? L’intelligenza al potere ha deciso che va bene così e bisogna soffrire signora mia?


Impareggiabile sanità picena.


Ma, soprattutto, approdare qui è un’esperienza antropologica che ti segna: ti chiedi quale visione della realtà, della decenza, della civiltà, del decoro, animi i decisori che collocano il Centro Vaccini in un postaccio che per squallore, tristezza, disordine urbanistico, caos segnaletico, irraggiungibilità, non teme rivali. 

Dove il BRUTTO celebra i suoi trionfi; a metà, per desolazione e orrenditudine, tra carcere e centro profughi (spesso uguali fra loro); un non-luogo che il gergo romanesco definirebbe pittorescamente “lo sprofondo”, dove chi non sia automunito non ha nessuna possibilità di arrivare, dato che il trasporto pubblico devono ancora inventarlo, qui da noi.


Un lusso, al confronto, il Palazzetto dello Sport o Palaspeca (pur nella sua degradata vetustà e oggettiva schifezza architettonica) presso il quale - con entusiasmo ben diverso che già appartiene al mito – ricevemmo le prime due dosi. 


È questo, ciò che una città e un territorio avvezzi ad autocelebrarsi – molto più di quanto oggettivamente meritino – sono riusciti a partorire nell’emergenza? Non ci sono, nella superlativa San Benedetto stupor mundi, in questa parte delle Marche che le scoprirai all’infinito e pubblicizzate urbi et orbi dalla celebrità di turno ed evasore fiscale, strutture adatte allo scopo, a portata di cittadino di ogni censo ed età, che rispondano a canoni elementari di decoro, raggiungibilità, funzionalità, ospitalità, civiltà?

 

O devo aspettarmi in risposta che tutto questo è normale?



Sara Di Giuseppe - 25 Dicembre 2021

15/12/21

MANGIAPANE A TRADIMENTO  (2)

        Ci risiamo. Alla discussione della Legge sul “fine vita” (o “sul suicidio assistito”, o “sul testamento biologico”) il cui testo giace alla Camera da 3 anni!), lunedì 13 dic. presenti 15 (quindici) deputati su 630. Tutto rinviato a febbraio o a babbo morto. Proprio come per la Mozione contro la violenza alle donneddl ZAN – del 24 nov. quando erano presenti appena 8 deputati. Due leggi di Civiltà buttate nell’immondizia. Che arretratezza! Che vergogna!
      Però a molti sapientoni bravabellagente sembrerà ancora esagerato definire i parlmentari “MANGIAPANE A TRADIMENTO”. Alzano il sopracciglio, mormorano, fanno smorfie: loro sì che sanno, quindi comprendono, giustificano. E farebbero anche loro così, magari potessero! Sentenziano non esser vero che gli onorevoli sono “mangiapane a tradimento”; che anzi alla Camera si lavora e tanto (specie nelle “Commissioni”, davvero estenuanti, quasi da morirne); che i poveri deputati devono studiare perfino di notte, oltre il quotidiano peregrinar questuando nei ministeri, l’organizzar “incontri sul territorio”, il manovrar pedine… fino all’inventarsi leggi! Tanti sono lontani in missione, in viaggi segreti, in conferenze all’estero, a pregare in convento, a sfamarsi da “Sora Lella” a Trastevere… Una vitaccia, credeteci! Quando per disgrazia non languono malati. Capito? E poi, aggiungono saccenti i benpensanti di cui sopra, devono rispettare montagne di complicatissimi Regolamenti. “Tu li conosci i Regolamenti? No. Allora zitto”. Motivi di saggia opportunità politica o squisitamente tecnici, quale menefreghismo. No, tu non puoi giudicare, chi sei tu, che ne sai. Non puoi dare del “mangiapane a tradimento” a degli stimati onorevoli votati da noi! Ignorante! Lo sai che puoi beccarti anche una querela?”.
 
Ah, Ah, Ah.  [Per precisare, en passant: votati da altri, non da me (“..Non io con tal vergogna scenderò sotterra” scriveva un tal Leopardi)]
      Neanche se ne accorgono, che i nostri (i loro) cosiddetti onorevoli rappresentanti ci prendono tutti per scemi; che è malcostume politico praticato professionalmente alla luce del sole; che non se vergognano sapendo bene di essere intoccabili; che neanche fingono più di dribblare giornalisti bavosi, anzi li cercano e gli vanno incontro, recitando con fare pensoso a favore di selve di microfoni lo sgrammaticato temino mandato a memoria. Ciò che li impegna d’altronde è fuori dalla portata di noi tapini: niente meno che gli alti trucchi per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica; l’intricata questione Draghi-al-Quirinale o Draghi-al-Governo; le temute Elezioni Politiche subito o quando gli conviene meglio; chi e come farà le liste. Non sia mai doversene tornare a casa anzitempo, senza stipendione, senza benefit a go-go e magari pure con vitalizio ridotto o addirittura senza. Soldi. Soldi a tradimento, come il pane.
“MANGIAPANE A TRADIMENTO” è il minimo. Anzi, è quasi un complimento.
 
PGC - 15 dicembre 2021

14/12/21

“Il buio oltre la Ripa” (ma non è un film)


Ci risiamo: centro storico di Ripa al buio. A Natale. Quando gli altri Comuni mettono le luminarie, “Ripa città del sollievo”, “Ripa città dell’olio e del vino”, “Ripa città del buio”. Ma poco male. Basta organizzarsi con le pile quando si deve uscire la sera, noi indigeni prudenti già lo facciamo. Per chi viene da fuori, invece, ci sarà l’obbligo del PILA PASS: potrà circolare solo chi ha il PILA PASS valido rilasciato dal sindaco e la pila appesa al collo (nel porta-pila come il porta-occhiali di Bertinotti) o infilata nella fondina alla coscia (come i cow-boys). Se il buio non andrà via, aspettarsi a breve il SUPER PILA PASS

È Ripa, bellezza.            

13 dicembre 2021 - PGC

08/12/21

GLI INIMITABILI

 ovvero
i Migliori e gli altri
 
Vignetta di Natangelo, Il Fatto Quotidiano 7/12/'21

Ovvio che siamo inimitabili. Noi italiani, s’intende. Specie da quando abbiamo i Migliori (sullo Zingarelli, v. alla voce “Governo dei ”): geni si nasce e loro, modestamente, lo nacquero.

Oggi sono le nuove norme su green pass base, super pass o pass rafforzato-rinforzato-forzuto a suscitare nei partners europei attacchi d’invidia nei nostri riguardi e scomposte spinte emulative, peraltro inutili perchè i fenomeni al governo li abbiamo solo noi. Provate a imitarci.


Norme come queste appena entrate in vigore, prive di qualsivoglia complicazione, vaghezza, contorcimento logico-linguistico, memorizzabili da qualunque cittadino normodotato sopra i tre anni, non altri che i Nostri potevano concepirle.

 

Basta vedere come sia facile ricordare cosa puoi frequentare col Green Pass base e cosa col Pass Rafforzato (confidenzialmente Super Pass); 

e che col basico il non vaccinato tamponato può andare sì a matrimoni, battesimi e comunioni, non però a feste di compleanno e laurea, riservate queste ultime a quelli col super (la ratio è certamente che su matrimoni - religiosi - e battesimi, comunioni ecc. c’è l’ombrello della Chiesa che ripara dal contagio, mentre lauree e compleanni esulano dalla celeste supervisione quindi meglio se il vaccino ce l’hai).


Facile poi ricordarsi su quali treni – regionali veloci e regionali lenti, lunga 

e breve percorrenza, alta e bassa velocità, Transiberiana Mosca-Vladivostok, Trans Europ Express, Orient Express – serve il modello super e su quali il taglio basic.


E quello che puoi o non puoi fare se la tua Regione si colora d’arcobaleno (senza dimenticare che col modello basico puoi mangiare al ristorante sì ma all’aperto: che è il must dell’inverno, vuoi mettere. Sempre a patto di non essere arancioni).


E con quale pass puoi far shopping al centro commerciale da lunedì a giovedì, con quale da venerdì a domenica, ma solo se indipendentemente dal pass la regione ha il colore giusto sennò tornare alla casella di partenza please. E se il caffè al bancone puoi prenderlo liscio o ti serve il super (pass).

E con quanti alunni positivi la scuola va in DAD e con quanti basta invece chiuderli in bagno per la durata della lezione.

Che ci vuole.


Insomma siamo gran bravi cittadini noialtri italiani, a dispetto delle apparenze - addirittura eroico l’apparato sanitario pubblico furiosamente depredato a favore del privato in decenni di gestione regionale - se nonostante i Migliori, nonostante la scombicchierata maggioranza di governo, nonostante le impresentabili amministrazioni regionali e locali, nonostante l’imbecillismo no-vax, ce la stiamo cavando dignitosamente bene col contagio.

 

Ed è meglio che Frau Merkel, assorta nell’elogio del sistema italiota e rapita nell’estasi indotta da Super Mario migliore-tra-i-migliori non si sia accorta di autobus e metro di pendolari e studenti nelle città ammucchiati come sardine senza che Ministeri preposti e Regioni abbiano ovviato minimamente al problema, e senza nessun obbligo di green pass fino a ieri; né delle scuole con le classi pollaio dove è saltata qualsiasi illusione di distanziamento interpersonale e adeguamento degli impianti (in fondo far lezione d’inverno con le finestre aperte rafforza il fisico e il carattere); né dei docenti universitari non obbligati al vaccino diversamente dagli altri insegnanti; né delle categorie di lavori finora tenute sciaguratamente fuori dall’obbligo vaccinale. Cosette così.

 

Intanto però stiamo sereni, perché adesso “è previsto anche il rafforzamento dei controlli” e, perfino, “una circolare del Viminale ha tracciato la cornice” (fonte ANSA). 

E come no.

 

Sara Di Giuseppe - 7 Dicembre 2021