Trent'anni
non sono pochi. Secondo qualcuno è l'età del bamboccionismo inteso
come la voglia irrefrenabile e irrinunciabile di stare a casa. Da
questo punto di vista Re Nudo a casa c'è rimasto. È cresciuto, è
vero. I capelli sono diventati bianchi e in qualche caso sono
scomparsi del tutto, ma la voglia di “starci” e quel vago sapore
di lotta sociale e civile che ancora ne segna con un marchio nobile
l'attività, è ancora lì a dirci che questo non è solo un paese
per vecchi ma anche per i giovani di buona volontà.
Lo
spettacolo che Re Nudo ha offerto a un Teatro Concordia pieno come un
uovo di struzzo, non è da analisi critica né ci sembra il caso di
fare il Quadri della situazione. Qui c'è da segnalare la passione
con la quale gli attori e gli aspiranti tali, vivono l'impegno per il
teatro e per un mondo che andrebbe tutelato dal WWF e non da Enti
Locali distratti e disavvezzi all'idea stessa di cultura. Non è un
caso che nessun esponente delle Istituzioni sia presente e a
volte, come sottolineato dall'alto del palcoscenico, non va
considerato un male se non “necessario”.
Partenza
all'insegna dell'impegno, dell'inclusione, della solidarietà e della
denuncia. La coreografia di Paola Chiama disegna “Frontiere” e i
muri ci vengono addosso come in un sisma che più violento non si
può. “Frontiere” è il biglietto da visita, l'incipit, il
segnale inequivocabile che il teatro civile si può e si deve.
In
scena, (con Pierfrancesco Giannangeli - autore del libro “Invisibili
realtà. Memorie di Re Nudo e incontri per un nuovo teatro” nel
ruolo di filo conduttore),
una
parte di “Le prove”, primo spettacolo in assoluto di Re Nudo, con
testo tratto da “Tingeltangel” di Karl Valentin
e gli stessi attori che ne interpretarono i ruoli trenta anni fa.
Nessuna ruggine né polvere del tempo trascorso e una interpretazione
di Piergiorgio Cinì, in chiave comica, che resterà negli annali del
teatro sanbenedettese. Pierfrancesco Giannangeli, docente
all'Accademia di Belle Arti di Bologna, ripercorre la storia del
Movimento degli Invisibili, fiore all'occhiello di Re Nudo e ultimo
movimento nazionale del mondo del teatro italiano.
Quell'autoconvocazione, che abbiamo seguito negli anni, era un gesto
di profonda rivolta verso il paludato e paludoso teatro italiano
classico, figlio della politica e della pubblica assistenza, avvolto
su sé stesso e incapace di cogliere quanto si stesse muovendo nel
mondo reale. Dagli Invisibili uscirono Ascanio Celestini, Andrea Cosentino ma anche Pierluigi Tortora presente e "animatore" d'eccezione della parte finale della serata con il fisarmonicista Sergio Capoferri.
I Teatri Invisibili a San Benedetto del Tronto,
contribuirono a dare alla città l'etichetta di sperimentatrice di
nuove tendenze quando, in molto ambienti, era conosciuta solo come
una piccola realtà calcistica di provincia.
E
c'è il momento in cui la “sambenedettesità” esplode in tutta la
sua arguta e affascinante intelligenza, figlia del mare e dei
marinai, del sole e del sale e conseguenza di una identità storica
ancora da costruire. A offrirla come fosse un dono, la poetessa
Enrica Loggi che smessi i panni dell'intimista potente e tenera al
tempo stesso, si trasforma in popolana e regala due perle in dialetto
che fanno letteralmente sbellicare dalle risate il pubblico del
Concordia.
“Il
brodetto” e “L'americano” rappresentano infatti, da una parte
la sublimazione del piatto storico della tradizione culinaria di San
Benedetto del Tronto, dall'altra l'ingenuità, diremmo il candore
delle popolane all'arrivo dei soldati americani liberatori in città.
Il tutto viene affrontato da Enrica Loggi con la leggerezza e
l'argutezza dei grandi commediografi (suoi i testi) e la resa
scenica dei grandi attori. E non sembrino parole elogiative buttate
sulla carta a caso, perché se alla fine abbiamo riso fino alle
lacrime (cosa che non ci capita da Totò e Peppino), una ragione ci
sarà.
Carosello
finale di tutti i protagonisti di una storia che dura da trent'anni e
che speriamo ne duri almeno altrettanti. Nonostante la crisi,
l'impoverimento culturale delle nuove generazioni, l'attaccamento
psichiatrico al mondo virtuale, la vita, almeno per una sera, è
stata qui e noi l'abbiamo presa al volo.
Massimo Consorti
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