23/06/25

SANTI SUBITO

”L’incoronazione di Carlo Magno” - Raffaello e assistenti, 1516/1
      E chi altri se non i nostri ineffabili parlamentari? Più sindaci, più amministratori assortiti, da tutt’Italia a Roma convenuti. 
Et voilà: chiuso il Parlamento addirittura da giovedì 19 giugno, tutti insieme appassionatamente parlamentari e presidenti e amministratori in pellegrinaggio misto tra Vaticano, basiliche e luoghi istituzionali. E perfino paludato concerto del sabato sera con titolo “Armonie di speranza”, giacchè di retorica siamo maestri ab antico e quella odierna a buon mercato paga sempre.

 

     Dunque fino a domenica full immersion dei politici che il mondo c’invidia nelle lustrali acque del Giubileo dei governanti da cui emergeranno più belli e più santi che pria. Come dubitarne. 
Dalla Conferenza parlamentare sul dialogo interreligioso (sic) fortemente voluta dai presidenti di Camera e Senato, giovedì a Montecitorio, al pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro, all’udienza privata dal papa, all’Angelus (in tribuna vip, of course): tutto un pullulare di incontri santificati e santificanti nonchè sanificanti; uno sfrecciare per le vie dell’Urbe di lampeggianti auto blu; strade chiuse e militarizzate; mobilità in, da, per Roma rivoluzionata per l’epocale evento. 
Il cui edificante scopo è così esplicitato nel titolo: “Rafforzare la fiducia e abbracciare la speranza per il nostro futuro comune”. 
Qualunque cosa voglia dire.

 

     Che poi si sia sull’orlo di una guerra globale su cui l’acqua santa, è provato, non può nulla (la storia una volta tanto insegna); che si sia testimoni e in quanto tali parte in causa di politiche internazionali aggressive, distruttive, catastrofiche e genocidarie che nessuno - tra quelli che avrebbero il potere di farlo - si preoccupa di fermare, è cosa di cui il Parlamento italiota potrà occuparsi forse più avanti dopo le rigeneranti benedizioni, compatibilmente col caldo e purchè non troppo vicino alle ferie perché se il tempo è buono e la nonna sta benino avrei già prenotato la spiaggia, signora mia.

     Tanto nessuno di questi ha la più pallida idea di dove si andrà a sbattere, e poi vuoi mettere una bella candeggiata alle coscienze a base di sermoni e incenso fumante; il tutto in pompa magna, dispiegati gli addobbi e le insegne del potere religioso e del potere politico che neanche per Carlomagno incoronato in San Pietro nell’anno 800 della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio: c’era un Leone papa anche lì, quando uno dice le coincidenze; e malgrado gli oltre due millenni da allora, ben poco o niente pare sia cambiato: non certo nei rituali, nella pompa degli apparati, nell’esibizione della forza e - ciò che più conta - nelle logiche, nelle dinamiche, nelle ipocrisie, nel lucroso intreccio dei poteri temporale e spirituale.

 

    Ma tranquilli, dopo il bagno di santità comprensivo di candeggio plenario, il Parlamento potrà tornare ad essere l’aula sorda e grigia che è diventato; tornerà ad occuparsi proficuamente di votare riarmi fino al 5% del PIL; tornerà a sentirsi fischiare sulle onorevoli teste il passaggio di decreti governativi che sanciscono libero manganello in libero stato; che prescrivono il carcere (i carceri, copy Nordio) per chi blocca le strade (no, non le auto blu, che andate a pensare…); che benedicono il libero sparacchiare di cacciatori in ogni periodo dell’anno e ovunque e su tutto ciò che si muove (finalmente anche fra di loro, se qualcuno lassù ci fa questa grazia accessoria che fortemente caldeggiamo). Eccetera. 

   Soprattutto, senza la fastidiosa necessità di rappresentare la volontà degli elettori "con disciplina e onore", senza la bizzarra pretesa di occuparsi del bene comune, potrà godersi in pace la propria sacrosanta, privilegiata, lautamente remunerata tanatosi.

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Che dire di quelli che (….) fidando in segni magici e in giaculatorie inventate da qualche pio ciurmadore (…) non pongon limiti alle loro speranze: ricchezze, onori, piaceri (…) e alla fine, nel regno dei cieli, un seggio proprio accanto a Cristo. Questo, però, senza fretta, per carità; ben vengano le delizie dei beati ma quando, con disappunto, dovranno lasciare i piaceri della vita a cui sono abbarbicati con le unghie e coi denti.

 

(Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, 1509)
 
Sara Di Giuseppe - 21 giugno 2025

 

16/06/25

COSE DA LEONI

 L'operazione in Iran si chiama "Leone nascente".

L'assassino Netanyahu avrà chiesto il permesso?

PGC - 15 giugno 2025

09/06/25

"Madamina, il catalogo è questo"

Vignetta di Natangelo - Il Fatto Quotidiano 5.06.’25

               …Non già che mancassero leggi e pene (…). Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti, e aumentabili (…) ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori. (…) Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride (…) non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano

     [ A.Manzoni, I Promessi Sposi  - cap.I ]

 

     Lunghetto il Catalogo. No, non il catalogo di Leporello delle belle che amò il padron mio; magari ci soccorressero la levità geniale di Mozart e Da Ponte, la bellezza come antidoto alla tossicità di un potere politico dal volto arcigno, voglioso di agitare manganello e galera! 

No, qui solo il plumbeo DL Sicurezza col suo lugubre catalogo di nuovi reati più un congruo numero di aggravanti più un bel pacchetto di norme repressive. 
Varato da un Parlamento di pavide pasciute marionette. 
Contrastato - si fa per dire - da un’opposizione - si fa per dire - caricatura di sé stessa. 
Firmato da un Capo dello Stato troppe volte dimentico di Costituzione (dell’art. 17, per esempio - diritto a riunirsi pacificamente e senz’armi - e dell'art. 21 - libertà di manifestare il proprio pensiero. Per dirne solo due).

 

In Italia seicento e quaranta / in Almagna duecento e trentuna - canta Leporello - e giù una serie numerica di sicuro effetto comico: Cento in Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna son già mille e tre

Uguale effetto comico, al di là del tragico, ampiamente raggiunto anche dal nostro Decreto Sicurezza: l’iperbolico numero di conquiste del dissoluto serial lover Don Giovanni - sciorinate dal servo a beneficio della sventurata Donna Elvira - non è meno grottesco della paranoia securitaria che permea il lungo catalogo delle libere manifestazioni di dissenso, dei comportamenti di protesta non violenta fino a ieri - e non tutti - da sanzione  amministrativia e oggi - tutti - reati da galera: il blocco stradale non violento (la cosiddetta norma anti-Ghandi), la contestazione delle Grandi Opere, le manifestazioni ambientaliste e animaliste, eccetera. 

Forme di protesta già depenalizzate nel 1999, per dire il nuovo che avanza.

E giù giù lungo la repressione di atti magari illeciti ma non certo degni di galera, fino alla criminalizzazione della cannabis light (priva di principio stupefacente, utilizzata anche a scopo terapeutico). Non male per chi come Nordio voleva alleggerire le carceri (i carceri, dice) depenalizzando un po’ di reati: gli togliessero il fiasco, ogni tanto…

E non è, ahinoi, la parentesi comica (pur inscindibilmente legata al dramma e alla tragedia) del catalogo di Leporello.

 

Qui al contrario, nelle logiche securitarie del decreto si annida l’anima profonda di questo ceto politico e delle forze al governo: classiste e retrive, intimamente fasciste. 

Pugno di ferro dunque coi deboli (e con chi magari “delinque” per necessità o disperazione; perfino coi bambini di meno di un anno condannati al carcere con le loro madri - essendo solo 4 in tutta Italia gli "Istituti a custodia attenuata per le detenute madri", gli ICAM). 

Maglie larghe invece coi forti, e garanzie e tutele statali per i pubblici ufficiali (non più infatti sospensione immediata per gli indagati dal manganello facile e peggio, assistenza legale fino a 10.000 euro a carico dello Stato); e, ciliegina sulla torta, ampio spazio di manovra ai Servizi Segreti (le cui devianze tante tragedie produssero in anni bui della storia recente d’Italia).

I numeri: 39 (gli articoli del Decreto); 14 (i nuovi reati); 9 (le aggravanti). Chi vuole può giocarseli. Come le conquiste del dissoluto punito  nel catalogo di Leporello - Un catalogo egli è che ho fatt'io - questi sono  numeri di “conquiste”: per chi le ha scritte, volute, votate, firmate, accettate.

 

Per tutti noi altri, sono piuttosto la misura di un deficit di civiltà più che mai profondo; sono un passo decisivo verso la compressione del dissenso; verso la criminalizzazione di condotte che nascono dal disagio sociale sul quale ci si guarda bene dall'intervenire; verso la cancellazione - conclamata oggi con feroce prosopopea - di diritti e di spazi di libertà democratica.

 

-          Oggi voteremo un Referendum, anzi 5: prima che ci tolgano anche questo, prima che sia tardi - finchè ancora tempo (…) e prima che bruci Parigi – cercheremo di assaporare, non ancora sconfitti, un residuo scampolo di democrazia


 

*W. A. MozartDon Giovanni, Atto I, scena V
 
Sara Di Giuseppe - 8 giugno 2025

 

05/06/25

GRANDE PENNELLO per GRANDI REFERENDUM


 
Per affiggere i nostri manifesti dei referendum, da improvvisati attacchini abbiamo messo un pennello grande a rullo in cima a un bastone e fatto in casa della colla che pareva un brodo col dado. Risultato: alcuni sono subito caduti da soli, altri ce li hanno staccati facile. 

Tutta colpa del pennello: ci voleva non un pennello grande, ma un GRANDE PENNELLO!” (CINGHIALE magari, ma quella pubblicità non c’è più…).

Il gusto e la fatica di fare gli attacchini come quando eravamo manovalanza operativa esterna dei partiti. Però, oggi, con lo spirito di cani sciolti, di manovali del nostro pensiero
Col nostro CHI VOTA MANGIA LE MELE, copiato dall’indimenticabile CHI VESPA MANGIA LE MELE del ‘70 (pietra miliare della comunicazione, che perfino rilanciò la Piaggio!), abbiamo tentato di scacciare l’atavica tristezza della politica facendo i seri giocando, e occupando le deprimenti plance di ferro orfane di manifesti (salvo alcuni inguardabili). 
Abbiamo provato a scacciare la noia, a incuriosire, a incentivare l’affluenza a cui già fanno il funerale. Diffondendo poi in rete le buffe foto di attacchini precari in cerca di lavoro…
Zero risultati, i nostri giornalisti c’hanno altro da fa’. Almeno sapessero spiegarli, ‘sti referendum.
 
PGC & FdZ - 5 giugno 2025