31/01/24

“Il dondolo di Frank”, Largo ai giovani… competenti e liberi!

 
Mi immagino questa scena che segue, un po’ per empatia, un po’ per doverosa fiducia nei confronti di una giovane professoressa con contratto a termine, investita due mesi fa del ruolo di assessore. Ed ora che è un personaggio publico, mi auguro che pensi e non si scordi (mai) che i mesi che seguiranno, fatti di opportunità, progetti, attività, idee o, al contrario, la loro negazione, non saranno solo le sue, ma anche, nel bene o nel male, di altri 47mila e più cittadini sbennesi.

Per ipotesi retorica, premetto che se mi avessero chiesto di diventare assessore alla cultura del Comune di SBen, dopo un sussulto, avrei preso qualche ora per pensarci su, ma vedendo e immaginando la compagine e il lavoro di ‘accettazione’ che avrei dovuto presumibilmente sopportare, avrei risposto: NO, grazie.
 
Confesso che una ’si lusinghiera richiesta mi avrebbe gratificato ma nel contempo imposto un turbinìo di domande che mi avrebbero creato dolori e inappetenza (per chi mi conosce sembra impossibile), vertigini da acufeni insopportabili oltre a una crisi profonda di identità… Dopodiché, impettito e risoluto come un “fascista su Marte”, avrei risposto come sopra: ancora NO! Non scherziamo! Sono l’ultimo degno per questo incarico. Mi sarei forse detto perché avrò dimostrato di conoscere un certo ambiente culturale locale e un po’ oltre confine; che so fare e organizzare mostre e incontri di vario genere; che molti mi danno credito di serietà e capacità; che godo di stima e fiducia di molti concittadini; che non ho debiti con fornitori e passati collaboratori, ma anzi con i quali ho dei rapporti ottimi; che le mie attività hanno sempre posto in primis il ‘noi’ e non l’’io’ che ho posto sempre in ombra; che ho ricevuto un Primo premio nazionale e qualche segnalazione per le attività di maker digitale svolte nel mio laboratorio; che ho contribuito a fondare varie associazioni culturali; che ho avuto l’onore di cofondare una rivista d’arte e fatti culturali e portata avanti per dieci anni con sessantadue numeri pubblicati; che ho ancora un po’ di entusiasmo e idee da coltivare. Ma insomma NO. Non ho il titolo di Cavaliere Templare e non mi piacciono tutti quelli che si fregiano di medagliette, vessilli e bandiere pronte da issare, per poi far finta di soffiarcisi il naso per l’imbarazzo.
 
Immagino che l’attuale assessora alla cultura del Comune abbia avuto le stesse ‘emozioni’ nel decidere di valutare la medesima richiesta. Nel decidere di accettare avrà giocato la giovane età, e la conseguente voglia di mettersi in gioco con la naturale incoscienza di pensare: evidentemente ho delle qualità e ora le voglio dimostrare. Dieci anni sulle navi da crociera e un po’ di insegnamento sull’accoglienza turistica e relazioni internazionali saranno pur qualcosa!
Poi, mettiamoci pure una spiccata autostima e l’immaginarsi di vedere due righe così importanti aggiunte al proprio curriculum (le daranno sicuramente lustro per il proseguo della sua carriera. Vuoi mettere? “Già assessore alla Cultura del Comune di San Benedetto del Tronto”, quarta città più grande della regione Marche). E poi, a una novizia si può perdonare almeno un anno di ‘apprendistato’… e con al suo fianco dirigenti competenti, consiglieri più esperti, una rete di suggeritori personale e pubblica, senza che le navi facciano l’inchino davanti alla nostra costa, le eviteranno di fare brutta figura(?!). Non certo più di altri! che hanno dato buona parte del bilancio dell’assessorato allo sfumacchiamento delle Frecce Tricolori sulle nostre beneamate palme. Poi, niente paura, c’è il suo ‘sponsor’ che non la lascerà mai sola, l’ex calciatore che nel suo curriculum dichiara un’istruzione Primaria con “Esperienza professionale: calciatore”, scritto a penna dopo una cancellatura a fianco di chissà che cosa (si deve a lui la recente perla del calendario “Miss Grand Prix 2024”, immancabilmente sostenuta dal sindaco il sempre-gaudente, commerciante di successo, non più a tempo pieno, di stampanti, mobili e servizi di copisteria). Insomma, con una compagine così ricca di idee, generosi attivisti e presenzianti decine di emerite iniziative come la Prospettiva di vanortoniana memoria, si può non sbagliare? Quest’ultima, dicono, sia stata un “successo, con oltre 960 presenze” in quasi 6 mesi di esposizione (5,4 ‘presenze’ al giorno in piena estate), ha dato il colpo di grazia al già agonizzante attivismo culturale-artistico cittadino. Ma si sa, il famoso ‘fondo’ è ancora da ispezionare.
 
È notizia certa che la neo-assessora Sebastiani ha ricevuto, nei giorni scorsi, degli operatori culturali (esperti e ben curriculati) per conoscerli, i quali le hanno manifestato l’impegno e la disponibilità per creare importanti eventi d’arte. A fianco della Sebastiani però, come a testimoniare l’imprinting ed esprimere plasticamente la ‘posta in tutela’ della stessa, c’era la volpe-ex-calciatore che supervisionava i vari cataloghi editi dagli operatori stessi (pare leggesse al contrario, forse per questo non ri-conosceva gli autori in catalogo).
 
Insomma, “largo ai giovani”, competenti e liberi per davvero!!! Invito l’assessora a conoscere e scoprire i molti talenti del territorio come faceva il caro e bravo artista Nazareno Luciani, che non si risparmiava mai nell’organizzare mostre scovando e promuovendo ‘nuove promesse’ dell’arte giovane, come amava ripetere.
 
Auguri quindi alla neo-assessora con la premessa di cui sopra e a patto che non si lasci ammansire dalle lusinghe e dalle interessate proposte di questa ‘povera’ compagine al governo, fintamente popolare e maldestramente popolana. San Benedetto non si può permettere altro tempo perso nel provincialismo e passività, con poche idee e pure sbagliate. La nostra mente dovrebbe essere come un tempo lo era per i nostri marinai: una cartina geografica costantemente aperta.
 
Francesco Del Zompo - 31 gennaio 2024

 

29/01/24

“Prospettiva Van BARATTOLON” of Sentìn

[COLLETTIVA D’ARTE INVOLONTARIAMENTE PERICOLOSA]

San Benedetto del Tronto – Palazzina Azzurra  Durata minimo 6 mesi (data inizio da definire)

   Specialisti barattolai di CARABINIERI, GUARDIA COSTIERA (Capitaneria), POLIZIA di STATO, POLIZIA LOCALE, GUARDIA di FINANZA, PROTEZIONE CIVILE, Gruppo COMFOP Nord di Padova (Alto Comando Multifunzionale dell’Esercito), ARTIFICIERI dell’Esercito del Reggimento di Bologna,  PREFETTURA di Ascoli Piceno. Più Sindaco e Ass.Cultura di San Benedetto del Tronto.

 

      Chiusa “a grande richiesta” il previsto 7 gennaio 2024 la mostra “PROSPETTIVA VAN ORTON”: in 6 mesi ha totalizzato il record di 968 visitatori (compresi i partecipanti ai laboratori e agli eventi collaterali), che fanno l’1% degli abitanti di San Benedetto e di Ascoli, lo 0,00035% degli abitanti di Marche e Abruzzo.

    Ma fortuna il contemporaneo ritrovamento alla Sentina del barattolo scambiato per bomba o mina della prima o seconda guerra mondiale…o d’Indipendenza, che ha elettrizzato l’universo delle nostre Forze di Sicurezza - per 2 settimane hanno pure montato la guardia a un…barattolo! - fatto scrivere lenzuolate alla stampa locale, tenuto sulle spine la popolazione della cerniera di 2 regioni! 

      Perché sarà d’obbligo, ora, organizzare quest’altra mostra “Prospettiva Van BARATTOLON” of Sentìn, ideale prolungamento dei due Grandi Eventi appena conclusi. Altri 6 mesi di cultura in Palazzina Azzurra. A base di barattoli. E’ l’Arte Moderna in prospettiva, bellezza!

      Senza anticipare nulla, possiamo dire che protagonista sarà lui, il barattolo-bomba della Sentina (di autore ed epoca ancora sconosciuti), già mito e icona vintage, opera di incalcolabile valore paragonabile all’Orinatoio di Duchamp. Non si esclude una congrua valutazione da parte del sottosegretario Sgarbi, basterà stare attenti a non farselo rubare. 


      A fine mostra l’opera verrà collocata tra le sculture del centro o in vista mare, tra la prua di Geneviève e “LAVORARE” di Nespolo (che s’offenderà ma pazienza), mentre gli altri barattoli delle Forze di Sicurezza saranno venduti all’asta nei “laboratori di Tiro al barattolo” che si terranno en plein air giusto alla Sentina.

 

PGC - 29 gennaio 2024


26/01/24

SIGNORI, LE COMICHE!

 

Sempre gradite - specie in questo cupo presente - le occasioni di svago e di comicità che con apprezzabile frequenza ci vengono offerte dalle stanze dei bottoni, quelle abitate dalle istituzioni locali e/o nazionali. Impagabile il sollazzo, benchè involontariamente elargito. 

Come, a San Benedetto del Tronto - zona Sentina di Porto d’Ascoli – quello nato da un oggetto misterioso scambiato per residuato bellico e rivelatosi - dopo settimane - essere un barattolo.

Intendiamoci: a chi di noi non è capitato, una volta nella vita, di scambiare un barattolo per una mina M41 della seconda guerra mondiale, che ci vuole… Com’è accaduto all’allarmato passante-con-cane protagonista del clamoroso rinvenimento. 

Quello che più raramente capita è che Polizie assortite, Capitanerie di Porto, Carabinieri, militari dell’Esercito, Protezione Civile e chi più divise ha più ne metta, accorsi d’urgenza e consultatisi cogitabondi dopo aver allertato Prefettura e Sindaco, non abbiano riconosciuto un barattolo di ferraccio arrugginito

E con sussiegosa autorevolezza abbiano pure accreditato l’ipotesi della mina, fino  ad individuarne il tipo: una M41 della seconda guerra, o in alternativa una mina anticarro; e qualcuno in un tripudio d’ignoranza ha fantasticato perfino di prima guerra (magari d’Indipendenza).

Eppure chiunque abbia fatto un minimo di naja, pur nella sua perversa inutilità ha imparato fra i primi rudimenti a distinguere un'arma da una lampadina, un ordigno bellico da un barattolo (sennò sai che risate ogni volta...)

 

Ma non i Nostri: non i Capitani Coraggiosi della Capitaneria di Porto, né Polizie assortite, né Carabinieri, né militari dell’Esercito nè altri sapientoni in divisa presuntamente esperti di Sicurezza. Che con sprezzo del pericolo, coordinati dalla ligia Prefettura di Ascoli e dall'eroico sindaco di San Benedetto, si sono prodigati nel “mettere in sicurezza” la zona, nel posizionare perfino una motovedetta nelle acque antistanti (!), nello stabilire turni di sorveglianza e ronde diurne e notturne: il tutto nell’attesa (solo...10 giorni) della discesa dei Rambo-artificieri chiamati addirittura dal Veneto e da Bologna.

 

Ed eccoli, i salvatori della patria - nientepopodimenoche “Personale dell’Alto Comando Polifunzionale dell’Esercito con sede nella città di Padova”, mecojoni! - finalmente approdati in riviera, scoprire in un amen che la mina era un vecchio barattolo di ferro arrugginito. [Impagabile il giornalista-oscar alla comicità: il barattolo “è stato da subito ritenuto innocuo”. Nel caso avessimo dubbi sull'estremo rischio costituito per la collettività dai vecchi barattoli arrugginiti].

 

Le cronache non dicono se polizie assortite, capitani coraggiosi, militari dell’esercito, carabinieri, protezione civile, e naturalmente sindaco di San Benedetto e Prefettura ascolana, siano stati contestualmente e doverosamente, e magari volgarmente, mandati a quel paese dal Personale dell’Alto Comando Polifunzionale dell’Esercito con sede nella città di Padova al termine della perigliosa mission durata pochi minuti”. 

Io - mi butto a indovinare - dico di sì. 

Comunque lo spero. 

Davvero se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Perché questi responsabili della cosa pubblica e questa stampa  che plaudente ne asseconda ogni passo fino al ridicolo, sono pur sempre preziosa fucina di comicità, e non da ora. 

 

Buon per noi, dunque, se il sipario degli accadimenti - locali e/o nazionali - si apre di tanto in tanto con un promettente Signori, le comiche!  La risata non li seppellirà (come invece dovrebbe), questi comici a loro insaputa; né lo farà la vergogna per la figuraccia epocale; sappiamo anzi che resteranno inossidabili e inamovibili ai rispettivi posti e ruoli e divise, mentre generosamente preparano per noi altre occasioni di sicuro divertimento. A colori, forse, o in bianco e nero come nelle comiche vere del glorioso cinema muto... 


Noi restiamo in fiduciosa attesa.

 

 

Rotola, rotola, rotola,

Strada facendo rotola

Gira rimbalza e rotola

(…)

Dove mai finirà?

Dove mai finirà? 

    (Il barattolo, Gianni Meccia, 1960)

 

Sara Di Giuseppe - 26 gennaio 2024

21/01/24

Oggi a spasso senza Dorfles*

 *A spasso con Dorfles 
Biennale Internazionale del Design - Ascoli Piceno 7.5.2010


 Ascoli Piceno, 19 gennaio 2024. Esterno giorno, ore 11, sereno, assenza di vento, 22° C (!)

      Sono a spasso perché la mostra di Omar Galliani a Palazzo dei Capitani è chiusa, pensavo fosse aperta, che stupido. Così gironzolo nel centro di Ascoli, ma per forza tra i cantieri deserti: tra gru dai mutandoni di cemento, impalcature, palizzate, tabelloni pubblicitari, transenne, tubi-innocenti, avanzi di travertini e asfalto, cataste di palletts, reti, calcinacci… più in Piazza del Popolo quei giganteschi gazebo bianchi in attesa di antichi e le palme, frittimisti e feste del cioccolato

In giro solo sfaccendati e silenzio. Vagando con sprezzo del pericolo mi consento una tregua di classe al Caffè Meletti - cappuccino e cornetto €7.50, compro il giornale - faticando a trovare un’edicola, e depresso faccio delle foto. Povera Ascoli, sembra L’Aquila dopo il terremoto. 

Piazza Arringo dopo Piazza del Popolo: la situazione non migliora, e la nuova pavimentazione di pietra indiana per elefanti fa cadere un anziano che piange per il dolore e si vergogna pure, poveretto… Ma chissà perché passo qua, ero a Palazzo dei Capitani, la macchina sta dall’altra parte, cammino pure svelto… ah, queste impressioni incrociate mi fanno ricordare di quando mi capitò d’accompagnare di corsa (!) il centenario Gillo Dorfles, che dopo la conferenza s’era intestardito a voler visitare l’antico Battistero di San Giovanni (sec.XII). E di  come s’incazzò trovandolo chiuso; e di come s’incazzò ancor di più quando - trovate rocambolescamente le chiavi - vide lassù le brutte tendine delle monofore tra le ragnatele; e di come s’incazzò ancor di più per quella lucida balaustra di plexiglass intorno alla fonte, a strattoni voleva demolirla - lui, centenario! Ah, le sue “irritazioni”

      Mi dirigo verso il Battistero, toh il portone è aperto, entro. Orrido gran bazar di locandine, cartoline, ciarpame turistico, prezzi. Uno sberleffo all’atmosfera sacra del luogo, Gillo Dorfles si sarebbe infuriato come un turco (ma i Turchi, s’infuriano?) Ma il peggio è fuori, il lato opposto del quadrato di base, l’altra facciata, quella che ti trovi davanti quando entri nella Ascoli “magica”. Purtroppo non è un’allucinazione il grande totem in polistirolo di BABBO NATALE alto come mezzo Battistero! Non è allucinazione il solido pannello pubblicitario luminoso (che libereranno dall’involucro poco dopo) inchiodato alla strada a 30 cm dal sudicissimo incrostato monumento! Non sono allucinazione i baldacchini volanti del Comune (Ascoli-explorer) e delle specialità mangerecce di una locanda! E tanto altro. 

Chi vuole ho le foto. Disastro Ascoli.


      Meno male - per lui - che non sono a spasso con Dorfles.

 

PGC - 20 gennaio 2024



15/01/24

A GRANDE RICHIESTA la mostra “Prospettiva Van Orton” CHIUDE

 

 

San Benedetto del Tronto – PALAZZINA AZZURRA

14 luglio 2023 – 7 gennaio 2024  [6 mesetti]

     

      Per il grande insuccesso, ci s’aspettava prolungassero la mostra per altri 6 mesi per chiuderla il 14 luglio 2024 con Macron a San Benedetto, mica alla Bastiglia. Invece no, A GRANDE RICHIESTA SI CHIUDE! Gli stessi gemelli Van Orton avrebbero inforcato lesti la propria moto Ducati-Scramber “customizzata” esposta in Palazzina e sarebbero ripartiti per Torino. Nottetempo, chi li ha visti. 

Ma il rumore della moto ha molto allarmato le (ormai nostre) 30 anatre profughe dell’Albula dietro alla Palazzina - temevano che venissero ancora ad avvelenarle - che si son messe a starnazzare come fossero 300. Terrorizzati, i Van Orton son dovuti scappare come ladri a tutta birra verso nord in senso vietato, per fortuna non erano in servizio i vigili-pistoleri della Colonna Mobile Blu dei Monti Azzurri. 

Sull’Adriatica è iniziato lo strano inseguimento, tra la Ducati e 30 anatre assatanate dietro al culo (ai culi), tra Cupra e Pedaso si sarebbero goduti la scena un sacco di vongolari! ZAC-ZAC-ZAC ZAC-ZAC… beccate multiple, feroci, dolorose. Quelli, col cavolo che tornano!

     A GRANDE RICHIESTA però riappariranno nel supplemento del nostro celebre Calendario delle Miss 2024. Da inaffidabili notizie confermate ma anche no - la fonte è labile - pare che i Van Orton abbiano firmato un contrattone con la minorenne Ilona Van Oorschot (sicura miss Olanda e miss Universo 2024) e la stiano già dipingendo bavosi a 4 mani in PROSPETTIVA NUDA con il loro stile immersivo, iconico, caleidoscopico, simil gotico-cattedralesco, inter-generazionale, trasversale…  (seguono altri 19 super-aggettivi by Papetti-Mori-Berardinelli).

PGC - 15 gennaio 2024

14/01/24

La bandiera più colorata e più coraggiosa

 

Procedimento per genocidio dei palestinesi intentato dal Sudafrica contro Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja


      Alla prima udienza, avvolti nelle loro scenografiche bandiere colorate come foulards, il Ministro della Giustizia del Sudafrica Ronald Lamola e il suo staff di avvocati l’hanno declamato con forza: 

Nella guerra contro Hamas assistiamo all’evidente e sistematico genocidio del popolo Palestinese di Gaza, già 23.000 morti, in maggioranza civili. Tel Aviv blocca pure il cibo e l’assistenza sanitaria. Le politiche di Israele nella Striscia e in Cisgiordania, conseguenti all’attacco armato e ai crimini atroci di Hamas del 7 ottobre, non giustificano questa guerra prolungata e feroce che sta portando devastazioni immani e la popolazione civile sull’orlo della carestia. Si è passato il limite. Sono politiche nefaste, come quelle della storia di apartheid del Sudafrica. Per le gravi violazioni della “Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio”, ratificata nel 1948 da più di 150 paesi, si obblighi quindi Israele a cessare immediatamente le sue operazioni militari.

Ci volevano la forza e il coraggio del Sudafrica per fare questo sacrosanto ricorso contro Israele? 

Certo non c’era da aspettarselo dai guerrafondai Stati Uniti e Inghilterra, che anzi si sono subito affrettati a dichiararsi contrari, ma L’Europa che fa, dorme? 

Di fronte all’evidenza dei fatti, di fronte a una Convenzione firmata da tutti, non poteva prendere essa stessa l’iniziativa? O almeno qualcuno serio, dei magnifici 27? No. Ah, si dice ci stiano pensando… Nel frattempo oggi meglio non parlarne, vediamo prima come risponde Israele, come se già non si sapesse… E il Vaticano, che parlicchia di pace pace pace come un rosario rotto, e il Papa, che è anche (inutilmente) un Capo di Stato, perché almeno non ha subito detto oh, grazie Sudafrica! (azz, dovevo farlo io…)??

      O sarà bellezza e coraggio della bandiera? Quella sudafricana (giovanissima, è del 1994), la più colorata del mondo (6 colori), mi pare anche la più bella. Poi i Sudafricani hanno avuto l’apartheid, s’intendono di genocidio, fortuna quel gigante di Mandela… Sanno quanto è letale mercanteggiare le convenienze funebri delle guerre armate, quanto sono miserevoli i trucchi di quelle elettorali…

 
PGC - 12 gennaio 2024


10/01/24

L’enigma della camera chiusa

ovvero

Può una/un pistola sparare da sola/o?

      A dieci giorni dalla sparatoria del parlamentare pistola alla festicciola nel paesotto del biellese, non si sa ancora chi abbia fatto bum: se il fascio-deputato, se altro pistola equipollente, se la pistola stessa scoppiettante di vita propria, se la Banda Bassotti  o il gatto di casa molto incazzato o nonna Abelarda decisa a divertirsi un po'. 

E più i giorni passano più il mistero è fitto. 

Potremmo supporre che attori e comparse, opinionisti e giornalisti, polizie assortite e tutto il cucuzzaro  vogliano replicare i virtuosismi logici del “giallo a camera chiusa” e la genialità di modelli letterari come E.A.Poe o John Dickson Carr. 

E che si servano all’uopo di bugie che se ne vergognerebbe pure Pinocchio;  di depistaggi da Fantozzi 007; di non-so-non-c’ero-e-se-c’ero-dormivo; di finte perizie e ipotesi scombicchierate per fatti che altrove si accerterebbero in 5-10 minuti e qui sembrano il sequel di Totò, Peppino e la malafemmina.

 

      Va da sé, allora, che in questo teatrino nessuno è all’altezza. Non che avessimo dubbi.

 

Anche rinunciando a interrogarsi - per carità di patria - sul q.i. dei protagonisti (fulgidi seguaci della fiammante Fratelladitaglia), qui si vola molto basso anzi si resta proprio a terra. 

 

Intanto non c’è nessuna stanza chiusa, c'è anzi a quella festa un via vai di politici e scorte, amici dei politici e delle scorte e parenti dei politici e delle scorte che neanche la buvette di Montecitorio nell’ora di punta quindi sempre; nessuno sparatore seriale all’orizzonte, del quale i profilers debbano portare alla luce psicotiche, tenebrose pulsioni. 

 

E dunque. Qui siamo solo, brutalmente, davanti allo specchio di un’Italia in metastasi, dove il culto delle armi - totem di ogni governo di destra - s’è profondamente incistato;  un’Italia che alle spese militari destina una fetta abnorme della spesa pubblica;  che di arma – primitivo infantile oggetto del desiderio, prolungamento di virilità e rivendicazione di questa – arriva a dotare per legge corpi dello Stato fino a ieri disarmati e addirittura ne prevede un'altra, da detenere liberamente, aggiuntiva a quella d’ordinanza; che con logiche inquietanti arriva ad affidare le gestione di pandemie e di catastrofi ambientali a medagliati generali pennuti.

 

Metastasi profonde, come la seconda  carica dello Stato affidata a un dichiarato cultore di nostalgie mussoliniane; come le prassi intimidatorie che fanno “identificare” (qualunque cosa voglia dire), come in un regime sudamaricano anni Settanta, l'inerme cittadino che grida Viva l’Italia antifascista al concertone scaligero salvo sdoganare come legittima manifestazione - o al più, derubricarla a folklore – la fascioadunata con saluto romano, non oceanica ma numerosa certo e paccuta, per commemorare le vittime dell’estremismo opposto in anni feroci e terribili.

 

Desolatamente vano, alla luce di tutto ciò, chiedersi chi abbia sparato a chi nel paesotto fratelloditaglia sperduto fra i monti: l’italianissimo sopire, troncare… presto vi si sovrapporrà come spessa coltre.

 

      E tuttavia, bisognerebbe che una stanza chiusa davvero ci fosse, da qualche parte: per contenere non enigmi, no certo, quelli lasciamoli ai bei romanzi di genere.

 

Una stanza chiusa che le contenga tutte, le innumerevoli perniciose marionette di questo tempo infelice: libere fra loro di alzare il braccio a comando, di gridare “presente”, di circondarsi di busti mascelluti, di oltraggiare ogni giorno le libertà e i diritti che sono stati amati, conquistati e sofferti. E di farlo, come succede anche ora, senza che nessun garante della Costituzione e della legalità glielo impedisca…

 

E dovrebbe essere grande, molto grande, la stanza chiusa.

 

E buttar via la chiave.

 

 

=============

 

“… Son cose (…) da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo… si fa peggio (…) o vengon fuori cent’altri imbrogli. 

Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire”

 

(A.Manzoni, I Promessi Sposi, cap.XIX)

 

Sara Di Giuseppe - 10 gennaio 2024

07/01/24

Coop Opera Urbino, l’Open to Meraviglia di Ripa

 

    Magari arrivasse la Santanchè per soli 80.000 euro! Ci concerebbe per le feste. Invece di perderci nelle insulse nebbie di Ripa, vuoi mettere immaginare di perdersi nelle fascinose nebbie di Erice! Anche Ripa è un borgo medievale popolato di vecchie chiese e campanili, che però quando la stagione s’incupisce e sopraggiunge l’inverno i turisti scappano e chissà se ritornano. Anche Ripa ha ruderi di castello, vicoli - ah, “il” vicolo! 

Magari Venere non c’è mai stata, però si potrebbe inventare qualcosa, chessò… che il Botticelli aveva preso una cotta per nostra Donna Bianca de’ Tharolis apparsagli in sogno (un po’ sovrappeso) incastrata proprio nel nostro vicolo più stretto d’Italia… mentre è inseguita dai normanni cattivi. Meraviglie così.

Certo, per una comunicazione così spinta e innovativa servono genio, inventiva, professionalità. Soprattutto “visione”. 

A Ripa pare non li abbiamo, per fortuna ce li offre Urbino che ne ha in quantità, ad appena 80.000 euro! Affidiamoci ad Urbino! Forza Urbino! Oh, come fa bene il Comune a pagare pochi spiccioli per non impicciarsi di comunicazione turistica per 2 anni.

Però, se di sicuro con questa casereccia Open to Meraviglia urbi-ripana saremo invasi dai turisti che sbarcheranno come normanni anche dal mare, sarebbe ora di svegliarsi a fare qualcosa per l’Albergo Diffuso, osa suggerire lo sveglio giornalista.

  Ma questo non dipende solo dal Comune. Ah, Ah, Ah…  [chi ride non è il giornalista, sennò è morto].

 

PGC - 6 gennaio 2024

05/01/24

“Le sette noci d’oro” la nuova prodigiosa opera di Antonio De Signoribus

È appena uscito per il caratteri della Seri Editore Il nuovo libro, l’ottavo, di Antonio De Signoribus. S’intitola “Le sette noci d’oro”; è composto da tre capitoli e da ventuno bellissime fiabe. 

L’autore, scrittore, filosofo, antropologo, nonché Maestro di Letteratura Fiabistica Internazionale, ha lavorato con passione e competenza su alcune pietre grezze che aveva raccolto per farle diventare delle vere e proprie pietre preziose. I personaggi delle fiabe di Antonio De Signoribus non sono esseri sovrumani, come gli eroi dei miti; sono personaggi comuni, però fortemente estremizzati: l’uno è l’incarnazione della bontà e della generosità, l’altro della cattiveria, e della ferocia. In queste fiabe non c’è, comunque, separazione tra umano e non umano: gli animali parlano e aiutano l’eroe a compiere la sua impresa. 

Quintessenza, comunque, delle fiabe dell’esperto e autorevole studioso De Signoribus, è il prodigio. Mutamenti improvvisi, unguenti magici, fate buone o cattive, belle come raggi di sole ci lasciano come abbagliati, come rapiti...  

“L’approfondita conoscenza - scrive Susanna Polimanti nella prefazione al libro - la vivacità della fantasia e la straordinaria ironia, rendono questo libro un classico di nuova generazione, sicuramente immortale, in grado di avvincere qualsiasi pubblico, bambini non esclusi... Durante il suo lavoro di raccolta e trasposizione, l’autore cura con particolare attenzione e spiccata intelligenza emotiva, la fruibilità dell’opera in chiave moderna. Nella narrazione traspaiono infiniti valori da difendere: la natura va rispettata perché in essa tutto ha una propria utilità; l’astuzia e l’intelligenza prevalgono spesso sulla malvagità e l’ignoranza; la lealtà e la generosità sono valori importanti dell’amicizia; bisogna saper contraccambiare i favori ricevuti; le promesse vanno mantenute; educare al rispetto e al perdono; fidarsi del proprio intuito; ascoltare il cuore e preoccuparsi dei più deboli”. 

Un libro da non perdere, dunque, specialmente adesso che si avvicina la notte della Befana, la notte più magica dell’anno dove possono accadere prodigi di ogni tipo, un po’ come quelli che accadono nel meraviglioso libro di Antonio De Signoribus.

Antonio De Signoribus