23/12/14

RADICE QUADRATA “Un giardino incantato che fa fiorire la tua casa”. IL fIORE dalla rADICE qUADRATA.

ph Dante Marcos Spurio


Ma come fanno i falegnami:
vengon dalla Val Tesino
in uno spazio dismesso (come un fiore secco)
e non toccano (quasi) niente
Sgombrano, puliscono, verniciano, lasciano tracce
Rifanno di legno a righe solo la fronte
Hanno menti quadrate, gli piacciono i fiori

Ma come fanno i falegnami
a pre-meditar tutto
Lavorano e fotografano
Progettano, costruiscono, raccontano e fotografano
Senza mai le facce stanche…

Ma dove vanno i falegnami
con le loro bici Bianchi
sempre in cerca di una casa da fiorir:
sedie di Danimarca arrampicate,
lampade bianche pinzate, grigie inclinate,
cassetti magri, letti svegli, cucine oohhh!, bagni non turchi,
muri traslucenti che scorrono…
Ma come fanno i falegnami
a far le cose belle
senza storie, senza stelle…

Ma come fanno i falegnami
quando arrivano sul posto?
Vanno a prendere le idee,
le mescolano, le innaffiano, le concimano:
lo spazio cresce e vive, come un fiore, come un frutto…

Per fare un albero (e un libro, e una sedia, e un tavolo…) ci vuole un fiore.
Poi ci pensano i falegnami.

Quelli di RADICE QUADRATA.

PGC

16/12/14

DISTRaZIONE DI MASSA. James Taylor Quartet al Cotton Jazz Club di Ascoli

Nessuno più riesce a distrarci durevolmente, ormai. Troppo tosti i problemi: la crisi perenne, l’economia trista, il non-lavoro, la decrescita in-felice, la politica corrotta, il degrado morale, i maligni moniti dei potenti, le scandalose promesse. Una volta bastavano un film, un concerto, un libro, una partita di calcio, una fuggevole incursione in una mostra o in un museo, una passione… ma oggi appaiono solo tenui diversivi, vane ricreazioni da collegio, disincantate evasioni che ancor prima di esaurirsi ci rimandano dritti nel limbo di insoddisfazione, cupezza, rabbia.

07/12/14

Bennie Maupin e il Michał Tokaj Trio al Cotton Jazz Club: l’Imperatore che stupisce

Dopo tutto quello che ha fatto, in una vita che è già storia del Jazz, suonando con tutti i grandi e influenzandoli col suo talento – giovanissimo fu anche nel famoso Bitches Brew con Miles Davis – oggi è qui, in carne e clarinetto, sotto un cielo di tubi di rame nell’ex birrodotto al Cotton Jazz Club di Ascoli Piceno.
Aspettando, esamino attento e devoto la pregiata mercanzia di ottoni al centro del palco in penombra, con dietro il contrabbasso disteso su un fianco, ai lati la poco appariscente batteria dalla piccola cassa e ilpianoforte a coda lunga, nero con la riga bianca dei tasti - come i denti splendenti della pubblicità - illuminati radenti dal faro.

The cameraman. L'inimitabile padronanza del ritmo di Buster Keaton

Nel 1928 Buster Keaton (aveva 33 anni, e recitava praticamente da 33) girò The cameraman per la Metro Pictures Inc. (poi Metro-Goldwin-Mayer)
Scrisse in seguito: “Nel 1928 commisi l'errore più grande della mia vita. Mi lasciai convincere da Joe Schenk, mio malgrado, a rinunciare ai miei studios per lavorare con la Metro-Goldwin-Mayer". L’avvento del sonoro fece il resto.
Il suo genio comico, la sua inimitabile capacità di comunicare col gesto, con gli occhi, con la fisicità pura, non avevano bisogno di parole. Ci sono momenti, nella storia dell’arte assolutamente irripetibili e circoscritti in un dato arco di tempo. Quello che avviene dopo è solo “nota a margine”.

01/12/14

QUI di Daniele Gaglianone. Un racconto onesto e diretto sul brutto “affaire” della TAV

Tu che ne pensi delle ragioni di chi protesta in Val di Susa?”. Inizia così il film di Daniele Gaglianone, vincitore del premio Gli Occhiali di Gandhi al TFF 32. È in didascalia, un brano dal dialogo del regista con un funzionario di polizia durante le riprese, ma la domanda dovrebbe essere rivolta ad un pubblico molto più ampio, a tutti noi, cittadini di un’Italia mal informata e mal messa, che di questa piccola valle alpina, poco conosciuta e poco frequentata, sa ben poco che non sia la disinformazione sistematica propinata quotidianamente dai media più gettonati.