28/09/13

The day after UT: suoni silenziosi al Molo Sud.


Le voci del convivio dei tanti partecipanti alla presentazione de "Il suono", terzo numero di UT 2013, si mescolano soddisfatte nei bicchieri assieme ai superbi nettari bianco e rosso, offerti dalle cantine Le Caniette di Ripatransone. L'autunno è già arrivato e si fa sera presto che siamo ancora a Grottammare, dagli Amici del mare, al circolo nautico. Ed ecco che una luna rossa fa capolino all'orizzonte. Mille e cchiù appuntamente aggio tenuto... Tante e cchiù sigarette aggio appicciato... Il miglior saluto possibile ce lo regala la natura, e qualcuno fischietta la nota canzone napoletana. "Mando in galera chi fotografa questo incanto rosso vivo", dice Pier Giorgio Camaioni. "Nessuna foto le renderà mai giustizia". E ha ragione lui. Tutti desistono dal cliccare.

Ma ammirano in silenzio, increduli di tanto ardore.
Il giorno dopo ho bisogno di raccoglimento per sedimentare, infilo le scarpe da ginnastica e mi incammino verso il molo sud di San Benedetto del TrontoUna giornata di cielo finto, quell'azzurro carico di purezza, terso fino all'inverosimile, che solo settembre quando sta benone, sa regalare a tutti. Arrivo al cartello Molo Sud, sono in un museo a cielo aperto. Sì, a Sben, come mi piace chiamarla questa cittadina. E m'imbatto in blocchi squadrati, vicini vicini. Par che si proteggano a vicenda, quando verranno le furiose mareggiate invernali. E tutti insieme proteggono il porto, la baia.
I blocchi sono animati da sculture forgiate nella pietra viva. Originale iniziativa anti anonimato nata qualche anno fa. So che ci fanno una festa una volta all'anno, quando presentano le nuove sculture. Gli artisti vengono scelti in tutto il mondo. I blocchi da modellare son tanti... Uaugh!
E incontro la testa di delfino che par emergere dal mare. Più avanti figure antropomorfe sembrano citazione moderna, minimalista, del bassorilievo dell'ara di Pergamo. Ogni età artistica muta linguaggio mentre dà voce alla pietra. E poi compaiono sedute. Almeno tre. Poltrone o troni? Chissà se gli artisti sono passati da Ravenna e hanno visto il trono di Re Teodorico. Mi siedo e mi sento una regina che riposa. Proseguendo incontro tagli nei blocchi, sinuosi come le forme belle delle donne, non mancano nemmeno i saluti incisi su pietra, dono per chi passa di là. E dalla gamma infinita dei grigi, si passa improvvisamente a un mare di colori. "Bloccales", murales del molo.
Una testa di gatto baffuto, talmente multicolore che sembra voler creare una nuova moda al manto della sua specie, mi mette allegria. Già, in arte tutto è possibile, come in amore.
Non basta un bloccales per esprimere l'inquietudine dei fili spinati grigi e neri che appaiono dopo pochi passi. Ne servono di più. Prigioni dello spirito, dell'anima, dell'uomo? Tutto questo e molto altro. Il dolore del mondo, attenuato per fortuna dal contrasto col cielo mi fa avanzare spedita. Sò, grazie, ma oggi ti prego tregua. Mi prendo un giorno sabbatico di calma piatta, liscia come il mare che riposa poco oltre. E torno indietro alle forme un po' circa Kandinsky, Mirò boh, che ho sorpassato. Sorrido.
Una scultura di legno, levigato forse dalle onde è stato poggiato sopra alcuni blocchi. Molto interessante questa scultura della natura.
Percorro tutto il molo fino alla fine. Visto in fondo sembra di essere in Egitto senza deserto. Le piramidi emergono dal mare. Mi siedo sulla panchina per mettere insieme queste tante sensazioni piacevoli, riposanti. Alzo gli occhi e guardo il paesaggio nel suo insieme. L'orizzonte adesso sono colline, le mie preferite colline d'Italia, quelle marchigiane. E a un certo punto scorgo la luna, pallida oggi, alta nel cielo. Non manca nulla a questo dì di festa personale. 

Michaela Menestrina

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