12/04/17

"Altro che pillole". Al Teatro Annibal Caro di Civitanova, Bartok–Brahms–Chopin–Mendelssohn… e le "pillole d’arte” di Stefano Papetti


    All’inizio sembrano i Beatles. Forse Bartok s’offenderebbe nel sentir accostare l’attacco di un sua Danza Romena alle musiche dei quattro di Liverpool. Forse ci rimarrebbero di sale anche i due Beatles superstiti. Ma anche no. Perché sono sicuro che Bartok - ricercatore, innovatore, e soprattutto nella musica davvero precursore “politico” - i Beatles già li immaginava e quasi li conosceva; e nei Beatles, nel loro DNA se non certo nei loro studi, Bartok eccome se c’è. Naturalmente, nelle esecuzioni delle “Danze Popolari Romene”, per estrarre certe sensazioni ci vogliono un’orchestra e un direttore di particolare sensibilità. Come l’Orchestra Filarmonica Marchigiana e il suo direttore di stasera Jiří Petrdlík.

        Conosciamo già la prima, la “nostra” premiata-orchestra capace di suonare tutto in eccellenza (fra pochi giorni, a Teramo, un ensemble di FORM accompagnerà Daniele Di Bonaventura in tributo a Piazzolla).

        Il secondo lo scopriamo stasera: direttore giovane, moderno, sportivo, brillante. Da comprarselo. Pare un cestista “playmaker” dello Sparta Praha, per come “guida gli attacchi” (dell’Orchestra), per come cambia gli “schemi” al momento giusto, per la “visione del gioco” (ops, del brano). Bacchetta puntata sulle “ali” o sul “pivot”, ordina ispirato le attese e le “entrate”, i “passaggi” tra una sezione e l’altra, gli “stop” (che sarebbero i silenzi), le “sospensioni” con o senza tiro libero (gli assolo)… Connubio di eleganza, energia, sapienza tattica, e sensibilità dicevo. 
Che siano le Danze Romene di Bartok, o lUngheresi di Brahms, la sua direzione è una “danza” sapiente (bella anche di schiena!) che coinvolge l’orchestra e il suo pubblico.



         Quando poi arriverà il turno della pianista-d’oro-zecchino, sarà  come se gli dessero un uomo (una signora) in più per stra-vincere la partita. Ad Anna Miernik non serve affannarsi e correre, d’altra parte il vestito appariscente e sensuale - come pare debbano essere le “divise” delle belle pianiste d’oggi (specie cinesi) - non glielo permetterebbe. 
Bravissima con Chopin, che conosce a memoria, e con altri sconosciuti autori dell’Ottocento polacco che è determinata a farci conoscere stasera in svariati bis non richiesti ma molto graditi.

         Quasi a mo’ d'intervallo, il Professor Stefano Papetti c’intrattiene fra le due parti del concerto con le sue Pillole d’arte marchigiana. Inconsueto inserirle in un concerto di “pillole” ben più consistenti, ma almeno “sappiamo” di Osvaldo Licini da Monte Vidon Corrado, dei nostri numerosi teatri (più trascurati e mal gestiti che malandati), delle nuove Gallerie d’Arte qua vicino, della nostra (non) minoritaria cultura di cui dovremmo disperatamente inorgoglirci…

         Ma certo la “pillola” più salutare è Jiří Vodicka, con quel Concerto in Mi minore di Felix Mendelssohn, luminosa composizione  di grazia classica e forza romantica di un genio innovatore anche lui quanto Bartok.


         Due Jiří sul palco, insomma, due praghesi in forma smagliante, con la FORM a valorizzarli ed assecondarli: eccellente performance, non a caso tiene vispi fino alla fine perfino i due bimbetti del primo palco a sinistra e - forse - anche la scolaresca del loggione.

          Chissà se il violino è veramente il preziosissimo torinese Guadagnini del 1779, ma certo spicca per il timbro della voce, penetrante ma educata, vibrante con naturale gradevolezza anche negli stacchi e alle alte velocità. O è “solo” bravura? Il  (richiesto) bis è un lampo, qualcosa come 22-25 secondi, da far alzare dalle sedie per lo stupore musicisti e pubblico.

         Per i saluti finali li raggiungerà sul palco il maestro Lorenzo Di Bella, pianista-organizzatore-presentatore [e a seguire - “pillole” di provincialismo - pure 3 miserelle bottiglie di vino dello sponsor per i tre protagonisti, l’orchestra evidentemente non beve… ]. 

           E l’appuntamento col maestro è fra appena un mese, per il CONCERTO di CHIUSURA del “suo” apprezzatissimo Civitanova Classica Piano Festival.

PGC

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