Il bianco del papa, il nero dei calciatori. Il Napoli, eh, mica calciatori qualsiasi, non vai dal papa se non sei da scudetto; e ci vai in tiro: tutti neri come a lutto.
Con le sneackers bianche però, che fanno figo.
Prima di loro c’era stato il rosso carota di Sinner (ma pure lui in nero), che s’era portato mamma e papà; loro si sono portati presidente e staff tecnico, i genitori l’hanno lasciati a casa, so’ grandicelli.
Ti viene il dubbio, da cotanto affollamento di sport in Vaticano, che Leone aspiri a diventare presidente del Coni.
Che vai a pensare. È così che si fa, i bravi sportivi vanno dal papa, ogni tanto pure da Mattarella: l’uno e/o l’altro fanno il discorso edificante, loro fanno la faccia della domenica a messa, quella da eh sì signora mia; a volte si commuovono, la lacrima virile dona, agli uomini duri che non devono chiedere mai.
E poi Leone ha toccato punti importanti nel discorso, sapete: soprattutto nel parlare dell’aspetto educativo del calcio, del suo valore sociale e del fatto che “quando lo sport diventa business” rischia di perdere la sua valenza educativa.
Ma non mi dire.
E chi se lo immaginava, che il calcio potesse diventare business. Sport puro come acqua di sorgente, del tutto estraneo agli affari loschi, alle violenze, allo sperpero di denaro, alle cifre che gira la testa a sentirle e sfamerebbero metà della popolazione del pianeta. Tutto ciò non tocca certo il calcio, signori miei!
Dunque il monito di Leone era rivolto in astratto al “pericolo”, tout court, che il valore educativo del calcio venga messo in discussione da qualche morto ammazzato, dalle curve naziste, dalle infiltrazioni di mafia, dagli scandali delle società, dagli affaracci eccetera. Tante bruttissime cose che il calcio in realtà non l’hanno mai sfiorato e però bisogna vigilare perché ciò non avvenga.
Se poi qualche malmostoso sostiene che “il gioco del calcio è il più grande mattatoio di cervelli che sia mai esistito”, è solo livore, o invidia.
Tutto chiaro? Ma certo.
Meno chiaro è perché il papa, che è anche capo di uno Stato e non solo capo religioso, che è dunque una figura politica oltre che carismatica, non eserciti questa sua funzione diversamente, avendone l’autorità e la legittimità.
Convocando in Vaticano, per esempio, non dei bambinoni viziati e milionari ma coloro che in questo momento tragico e folle della nostra storia rappresentano e praticano la negazione di ogni valore, di ogni umanità, di ogni etica.
C’è l’imbarazzo della scelta, di politici criminali da neurodeliri siamo pieni, e hanno in mano le sorti del pianeta: ma dovrà cominciare senz’altro dal macellaio Netanyahu.
Poi potrà sbizzarrirsi a piacere, a riceverli uno dopo l’altro c’è da riempirsi le giornate, e naturalmente il fervorino edificante dovrà essere sostituito da un paccutissimo stock di scomuniche.
Intanto salverebbe un bel po’ di vite dal macello, dalle bombe e dalla fame, e il silenzio degli innocenti non peserebbe anche su di lui.
No, eh?
Sara Di Giuseppe - 27 maggio 2025
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