17/05/25

La mostra (la festa) appena cominciata è già finita*

SENZA CONFINI

Mostra fotografica di FERNANDO FELICETTI
 

San Benedetto del Tronto - Palazzina Azzurra   3 - 14 maggio 2025

 

    12 giorni di calendario, 8 giorni di apertura, 48 ore per visitarla. La mostra appena cominciata è già finita. Felicetti poteva lasciare la macchina in pineta col cofano spalancato: le sue foto SENZA CONFINI “transitate” in Palazzina come un treno (in silenzio), oggi se le ricarica e chiude. 

    Arriva infatti un’altra “mostra e fuggi”, anch’essa senza santi in paradiso e da tempo immemorabile in lista d’attesa, come una visita alla ASL. Finchè, saltando la fila oh yes… almeno per tutta la bella stagione metterà radici stabili in Palazzina - ovviamente raccomandata oh yes… - la consueta portentosa GRANDE MOSTRA da 100/200 giorni caricata con la propaganda (a pallettoni ma a salve, infatti farà cilecca): ben recensita dove e come si deve, pompatissima da critici sapienti, pseudo-intellettuali in affitto, intenditori del nulla, chiacchieroni con l’ultimo libro adesivo (in odor di Strega) da promuovere, più nani e ballerine. All’artista plebeo in lista d’attesa, o che fiducioso ci si mette, gli si dirà fatti più in là, tu non conti niente. 
Così è ridotta la Palazzina Azzurra: terra di conquista di corsari più mercanti che artisti. 
Come quei gemelli pubblicitari Van…qualcosa (mica olandesi, torinesi!) che - pure ad Ascoli - quasi ci misero casa fino a febbraio, e si pagava, per vedere la loro pitturazzata motocicletta pop!  

    Comunque, un viaggetto SENZA CONFINI per tutti i continenti tra le foto di Felicetti siamo riusciti a farlo. 

 Di fretta, per forza, ma in tempo per capirne un po’ lo spirito, il perché di quegli scatti rivelatori di tanta architettura (razionalista?) di mestiere. Non solo nelle inaspettate immagini di città, nei particolari edilizi “cercati”, negli scorci prospettici aguzzi, nei moduli ripetitivi simmetrici, che sembrano respingerne la monotonia. Ma anche in quelle apparentemente casuali di persone: il volto enigmatico e triste, pensoso e accusatore, della bambina della Mauritania, inclinato di 25°, sottolineato da quello che pare (o è) un invalicabile pesante grosso muro nero. Per dire che ogni foto meriterebbe una “analisi del testo”, come si faceva a scuola.

 

    Difficile che sfugga nelle foto in mostra – oltre all’originalità e al ritmo - la rigenerante filosofia di lavoro dell’autore, quella “ricerca di valore” in ogni inquadratura, anche nella più normale: quasi che nel suo intorno, come nei viaggi, lui prima cerchi, trovi e indaghi il particolare nascosto o trascurato (normalmente “invisibile”, a noi tapina maggioranza) e poi, spinto da un illuminante raptus di pulizia, di giustizia, di bellezza, con uno scatto lo esalti! 

Emblematica la foto della grassa-stramba-e-storta, vagamente brutalista (ma proprio nel senso di brutta) proboscide di vetro e cemento del MAXXI di Roma, nella quale - certo per sacrosanta rivalsa - si riflette l’anziano magnifico palazzo (di “solo” 6 piani) tipicamente romano-romanesco pure nel colore. Non ti viene da pensare che quella bellezza che vedi non esiste, è un’illusione, è solo il riflesso fantasma del palazzo che c’era una volta… e che ti trovi davanti all’ennesima invenzione felice di Felicetti (a cui - come a noi - il MAXXI forse non piace)?

      

*Canzone per te  (BARDOTTI - ENDRIGO  1967)

PGC - 14 maggio 2025

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