25/05/25

I NOMI DELLA FEROCIA


“Gaza non è un campo di battaglia ma un sito di cancellazione”

(P.Corrias, Il Fatto Quotidiano 21 maggio ‘25)



"Chissà se, come dice la Scrittura, le ossa umiliate - tutte le ossa umiliate - un giorno esulteranno"

(Claudio Magris)



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Cambiano i nomi in codice - oggi Carri di Gedeone (Israele, maggio 2025), ieri Soluzione Finale (Germania, gennaio 1942, Conferenza di Wannsee) - ma la ferocia umana non cambia. 

 

Ieri macchina scientificamente pianificata al genocidio di un popolo, l’ebraico; oggi pulizia etnica o genocidio, comunque si voglia chiamare il piano di distruzione totale di un territorio e della sua popolazione, quella palestinese - in spregio della Convenzione del 1948 contro il genocidio - mediante gli attacchi a fuoco da terra e dal cielo, l'assedio e la morte per fame e malattie con blocco degli aiuti alimentari e sanitari, la deportazione finale in altro territorio della popolazione superstite.

 

La domanda - come si è potuto consentire che accadesse? - nasceva dalle Ossa Humiliata del martirio di allora, nasce da quelle ancora calde del martirio di oggi. 

Lascia attoniti l’assenza abissale di risposte.

 

Della realtà di allora - “che deve restare inconcepibile", scrive Claudio Magris nella prefazione a "Necropoli" di Boris Pahor - nessuno potrà mai dirsi innocente salvo coloro - sopravvissuti e non, i sommersi e i salvati, e chi ha visto  la Gorgone (P.Levi). 


Di quella odierna, l'incommensurabile orrore precipita sulla nostra sazia quotidianità con fragore apocalittico; e della sua operazione finale conosciamo i nomi, fraudolentemente pescati dal criminale Netanyahu e dai criminali suoi complici nell’antico e nella tradizione ebraica. 


“Fusione di fanatismo teologico e guerra tecnologica”* l'operazione Carri di Gedeone si avvale delle più sofisticate tecnologie (droni, I.A., sorveglianza elettronica, codici cibernetici) e di possenti sistemi d’arma: dove i Carri (merkavot, i mitologici carri da guerra) sono oggi i tank Merkava “simboli della potenza militare israeliana”; e il biblico guerriero Gedeone sterminatore in nome di Dio degli oppressori - gli arabi Madianiti - suffraga la simbologia della crociata benedetta dal volere divino.

 

Strategia “non solo militare ma copertura per pulizia etnica e aggressione” - come denunciano le organizzazioni per i diritti umani e gli osservatori internazionali - approvata all’unanimità da Governo e responsabili israeliani; condivisa dallo psicotico bullo statunitense che pregusta l’imminenza del lussuoso Resort Gaza; consentita di fatto da un Occidente e da un’Europa complici dei crimini con il proprio silenzio, che non erogano una sola sanzione contro il governo israeliano anzi commerciano con quello in armi, che lasciano inascoltate le associazioni per i diritti umani, che manganellano - non solo  metaforicamente - chi si oppone e denuncia. 

Fiancheggiati da una stampa internazionale appecoronata e complice che in un’orgia di imbecillismo e malafede bolla di antisemitismo ogni protesta anti israeliana; che invoca il 7 ottobre e il diritto all’autodifesa - la solfa, che ben conosciamo, dell’aggressore e dell’aggredito - per giustificare “questo anno e mezzo di follia militare e politica, israeliana e internazionale” (Tomaso Montanari), per coprire l’indicibile, per raccontare la belva umana.

 

Oggi, come nauseabondi zombies svegliatisi dal sonno collettivo, questi indecenti governanti alzano voci ipocrite di presunto sdegno, recitano il copione sporco, strappato e logoro del compianto e della condanna a posteriori. 

 

È TARDI. 

 

Pesi per sempre su tutti loro e affolli le loro notti il sangue di tutti quegli innocenti, delle oltre 60.000 vittime, dei 28.000 bambini uccisi, delle migliaia che stanno morendo e moriranno ancora; li raggiunga implacabile il grido di quelle ossa umiliate, li schiacci l’orrore dei corpi maciullati dai cecchini e polverizzati dalle bombe, li annienti la supplica della popolazione affamata e morente. 


Le migliaia di bianchi sudari che ogni giorno da un anno e mezzo vediamo sfilare sui nostri schermi siano la condanna incancellabile scolpita nelle pagine della Storia, quella condanna che nessuna Norimberga pronuncerà mai per i criminali che ci governano.

 

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    “Soltanto un film potrebbe cogliere la massa multicefala che, con istinto centuplicato, a mezzogiorno brulica e ondeggia propagando nell’aria (…) un forte tremore dovuto all’attesa di un mestolo dell’acquosa, ma calda, sorgente di energia”


(Boris Pahor, Necropoli, 2008)

*(G.Gagliano in Inside over)

 

Sara Di Giuseppe - 24 maggio 2025

 


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