19/07/22

Pirandelliana

OVVERO
Il miserando teatro allestito dall’informazione a reti e giornaloni unificati sugli accadimenti politici di questi giorni ha molto di pirandelliano senza avere di Pirandello la grandezza e il genio. 
Anche qui da un lato ci sono i fatti, dall’altro l’interpretazione che se ne dà, rovesciata rispetto ai primi. E la verità, velata e non riconoscibile da chi vuol capirci qualcosa, va a farsi friggere.
 
Il fatto è la crisi politica innescata in solitaria dal Migliore il quale, non sfiduciato dal suo governoanzi con una fiducia ampiamente raggiunta in Camera e Senato sul DL “Aiuti”, ha tuttavia rassegnato le sue dimissioni (irrevocabili, ha detto) da capo del Governo. 
Motivazione: non avere i senatori del M5Stelle votato il DL Aiuti presentato dal Governo alle Camere, poiché esso ignorava e/o contraddiceva punti qualificanti della politica 5Stelle (termovalorizzatore romano, super bonus, reddito di cittadinanza): su quei punti il Movimento aveva avanzato al premier le proprie inascoltate richieste in largo anticipo, in più sedi e modalità. 
I senatori M5Stelle non hanno sfiduciato il governo, sono solo usciti dall’Aula al momento della votazione: strumento legittimo del confronto democratico, che non ha creato alcun vulnus nè nella prassi istituzionale né nella tenuta della maggioranza. Che infatti nella votazione viene tranquillamente raggiunta dall’esecutivo.
 
Questi i fatti: lettura facile facile perfino per i giornalisti.
E invece no, perché il coro delle prefiche in gramaglie si stringe in lacrime intorno a SuperMario e innalza alti lai.
In ogni dove s’invoca il castigo divino per gli irresponsabili che osarono sostenere la coerenza dei propri obiettivi politico-sociali contraddetti dal DL e si opposero al Migliore (senza peraltro minare in alcun modo le sorti dello sgangherato governo di cui fanno parte ). 
 
E, con un oplà che neanche i meglio clown di Moira Orfei, il princeps barzellettiere - che con le sue incomprensibili dimissioni ha innescato la crisi - diviene la vittima e Conte, capo dei 5Stelle, lo scellerato irresponsabile artefice del sacrificio del cervo sacro. La crisi l’ha scatenata lui, Conte - è la vulgata a paginoni unificati italioti e foresti - e non Draghi con le sue dimissioni da bambino cretino che non-ci-gioco-più. 
Lo supplicano di restare - come i fans e le fans di Jovanotti - le forze politiche, la grande stampa pure quella d’oltre confine, l’esercito dei pensa-bene; e poi sindaci, accademici, associazioni di categoria, Confindustria (ma va?..), tutti all’unisono aprono bocche e agitano braccine all’altro capo dei fili mossi dall'amato burattinaio. 
 
Lavoro per psicanalisti più che per politologi, indagare cause e dinamiche per le quali una realtà piuttosto semplice viene capovolta, o non vista, o distorta. 
Considerato il livello d’infantilismo piagnone raggiunto dai nostrani pulitzer dell’informazione e dai pensosi intellettuali in poltrona, conviene forse spostarsi nel mondo delle fiabe, le quali come si sa contengono più  di uno spunto di comprensione del reale e di riflessione sullo stesso. Come ne “I vestiti nuovi dell’imperatore” di H.Ch.Andersen, in cui certe dinamiche appaiono particolarmente chiare (“Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno stupido, o un incompetente”…)
 
C’è tuttavia ancora un problema non da poco, ed è il possesso e l’uso da parte dei  Nostri di una semantica inappropriata (strumentalmente, o per pura ignoranza): un uso distorto del linguaggio che, ossessivamente tambureggiato da fonti presuntamente autorevoli, veicola nella società e nella pubblica opinione contenuti e giudizi a loro volta distorti. 
Ecco dunque che per “senso di responsabilità” la grande stampa intende che non si disturbi il conducente e si faccia sempre di sì con la testolina come i cagnolini di stoffa nell’auto del nonno; per “attentato alla democrazia e alla sicurezza delle istituzioni” s’intende l’operato di chi non accetta lo sfregio ad obiettivi imprescindibili per la società, l’ambiente, l’economia italiani in un frangente così critico, ignorati e calpestati nel DL Aiuti. 
 
Si potrebbe continuare a lungo.
 
Ma intanto: di fronte all’incredibile disonestà intellettuale della nostrana grande stampa e dei maitre-à-penser all’ingrosso, direttamente proporzionale al potere che hanno di influenzare politica e pubblica opinione; pensando alle magnifiche sorti e progressive che s’apparecchiano all’Italia con questa gente nei posti chiave, vien fatto di toccare un qualsiasi amuleto apotropaico - corporeo o extracorporeo - e formulare, come quell’alunno del maestro D’Orta, uno sgarrupato scaramantico: ”Io speriamo che me la cavo”.
 
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"Non ha nulla indosso! C'è un bambino che dice che non ha nulla indosso!" 
"Non ha proprio nulla indosso!", si misero tutti a urlare alla fine. 
E l'imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: "Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!", e così si drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c'era per niente.
 
Hans Christian Andersen “ I vestiti nuovi dell’imperatore”, 1837

Sara Di Giuseppe - 18 luglio 2022


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