11/07/21

IL “MARGINE DI RISCHIO”

ovvero
Il calcio ai tempi del colera
 

              Ogni Paese ha i politici che merita. E l’Inghilterra deve averla combinata grossa, per meritarsi un Ministro delle Attività produttive, Kwasi Kwarteng, che interrogato sugli Europei di calcio a Wembley come occasione di contagio (60 mila spettatori, praticamente una città dentro uno stadio, come nel Cile della junta militar) se n’è uscito con un ineffabile  
C’è sempre un margine di rischio nella vita.



Deve aver studiato filosofia.
 
           Nemmeno in Italia però stiamo messi bene, visto che:
 
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          abbiamo un Presidente della Repubblica che accetta l’invito ad essere anche lui della partita, proprio là dove la variante Delta del Covid sta furoreggiando: tanto per dare il buon esempio. Per dimostrare che ce ne sbattiamo delle cassandre e dei focolai in caduta libera nelle città in cui si sono giocate le partite del demenziale campionato itinerante; o per recitare da Pertini, forse, trascurando il dettaglio che quell’11 luglio 1982 non c’era il Covid (e perfino le Olimpiadi le faranno - purtroppo, ma giustamente - senza pubblico);
 
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          abbiamo mille privilegiati tifosi italioti - cioè un bel mucchione di papaveri - che sotto l’ala di Uefa e Federcalcio salperanno (non dallo scoglio di Quarto) con voli charter che li scodelleranno ben al dente direttamente sullo stadio, e a fine partita li ri-scodelleranno, ormai scotti, a casetta loro felici e contagiati. E contagiosi. Ah no, è vero, staranno in isolamento fiduciario (che, non ti fidi?);
 
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          avremo l’intero paese paralizzato, domenica: tutti gli eventi, gli appuntamenti e le cose serie della vita salteranno o sono già saltati come tappi di spumante; sindaci e prefetti vellicheranno con zelo elettorale l’Italietta del panem et circenses (presto solo circenses) a suon di maxischermi dalle città ai paesucoli. 
Va da sé che i malati guariranno, i ciechi vedranno, i moribondi rimanderanno la dipartita: orsù, chi avrebbe l’ardire di creare problemi nelle ore cruciali “of one of the greatest battles in history”?
 

Forse i posteri ci arriveranno, studiando tanto, a decifrare l’oggi.  
A capire perché i protagonisti di interessi economici tanto colossali quanto opachi abbiano potere e influenza tali da imporsi sulle regole ineludibili di una pandemia in corso; a spiegare l’ipnosi collettiva che fa assumere il mercato e i fiumi di denaro che regolano quel mondo, a paradigma di improbabili valori patrii da difendere costi quel che costi; a svelare la lente deformante che - complici fanfara mediatica, stampa e istituzioni -  fa scambiare le sorti calcistiche per guerra fra mondi e scontro di civiltà.

 
Per ora, di sicuro, la distrazione di massa è ben oliata e funziona, e l’urlo da stadio relega ai margini o sullo sfondo la realtà vera: quella di un paese che arretra di decenni grazie a un irredimibile ceto politico nazionale e locale, ad una classe Alpha* arrogante e intoccabile, e alle controriforme, oggi, di un governo della Restaurazione che il Congresso di Vienna al confronto fa ridere.
 
*(cfr. Il mondo nuovo, A.Huxley) 


Sara Di Giuseppe - 10 luglio 2021

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