17/11/25

“Stasera non morirà nessuno”

31° Incontro Nazionale dei TEATRI INVISIBILI
 Direzione artistica   Laboratorio Teatrale Re Nudo

 

GIULIETTA E ROMEO
Stai leggero nel salto

Drammaturgia Roberto Latini

con
Roberto Latini e Federica Carra

Musiche e suono Gianluca Misiti

 

Teatro Concordia - San Benedetto del Tronto
15 Novembre 2025


“Stasera non morirà nessuno”


      È su questa battuta di Latini/Romeo, che il sipario idealmente cala. Non sugli shakespeariani amanti ma sulla rotazione completa intorno al proprio asse che quella tragedia immortale ha fatto stasera, uscendo dalla fissità cui la sua stessa bellezza l’ha condannata nel tempo, e arrivando fino al nostro presente per raccontarci qualcosa di noi, dell’immutabilità delle sorti umane che del tempo si fa beffe. 
Cosicchè il dramma lontano è oggi più che mai vicino, e ciò che è consegnato al mito torna a parlarci col linguaggio del quotidiano.

 

Il salto è “leggero”?  Lo è, pur nella profondità degli interrogativi che ci vengono incontro: che come nel salto restano per secondi sospesi a mezz’aria, che come nel salto possono portarci lontano o farci ricadere giù, mancando la meta. 

 

Ci dice questo, la pluralità delle brevi storie che si alternano sullo schermo: volti giovani-non giovanissimi, forse il doppio degli anni dei due tragici adolescenti veronesi, e dell’amore hanno già incontrato il disincanto e le trappole, la bellezza e la forza. Ne parlano, il linguaggio è colloquiale, non perciò meno intenso: ne accolgono il richiamo il “Romeo” e la “Giulietta” sul palco, e intanto si calano con ironia nei miti divistici del nostro tempo malato - così l’imitatore di Elvis, così l’imitatrice della Winehouse - ma sanno bene, nel farlo, di non voler sottrarre quei frammenti di un discorso amoroso al confronto necessario ed eterno con ciò che viene da lontano, con la potenza dei classici che tutto già hanno detto di noi perché tutto di noi hanno già conosciuto e compreso.

 

È così che il dramma elisabettiano si fa oggi metateatro mescolandosi ai neon, ai bauli, alla telecamera, ai microfoni, al registratore a nastro, mentre la poesia percorre - nelle voci di Latini (timbrica alla Carmelo Bene) e della Carra - le strade sperimentate da secoli sui palcoscenici dove la vita e la morte dei due sventurati amanti si sono incontrate milioni di volte.

 

Le parole sono quelle dell’amore e della preghiera – Esaudisci è il verbo sussurrato fuori campo come un’eco continua – dalle poche scene che nel dramma elisabettiano vedono i protagonisti insieme, quando tutto deve ancora compiersi, quando la tragedia è ancora presagio vago benché prossimo, quando l’amore potrebbe ancora sradicare i giovani amanti dall’aiuola triste che li stringe.
È in questo bagliore - di vita e di speranza, di passione - il centro poetico, nell'annuncio di una felicità dovuta e intravista, e che sarà negata.

 

Nel dramma shakespeariano, emblematicamente, sono soltanto i giovani a morire e (come nel nostro tragico presente) muoiono per le colpe e l’odio degli adulti (“Tutti siamo stati puniti […] Una cupa pace porta con sé questo giorno” sono le parole del Principe di Verona): così su questo palco protagonista è, dei giovani, la disillusione, è la caduta delle speranze, è il rimpianto di una felicità cercata e mai raggiunta.

 

Eppure siamo in fondo tutti noi a poterci rispecchiare nel dramma antico. 
È ciò che il particolarissimo impianto teatrale di questa riscrittura scenica ci invita a fare: riconoscerci portatori - alcuni sani, altri no - di rimpianto. Per le occasioni mancate, per ciò che abbiamo interrotto, per l’incertezza che ci ha trattenuti al di qua del salto, per tutte le volte che avremmo potuto essere, e non siamo stati, leggeri nel salto.
 

 

Non giurare. Sebbene ne gioisca, 
Stanotte non provo gioia per questo patto.
È troppo rapido, improvviso, inaspettato,
Troppo simile al lampo che cessa di esistere 

Prima che si possa dire “lampeggia”.

       (W.Shakespeare, Romeo e Giulietta, II.2) 
 

 

Sara Di Giuseppe - 17 novembre 2025

 



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