Giuda murì / Patò spirì / Spirì Patò / Cu l’ammazzò? / Quantu patì? / E po’: pirchì / Patò spirò?*
Ripatransone.
La cittadinanza è in subbuglio. Da quando s’è notata l’ormai prolungata assenza dei vigili pistoleri dal centro cittadino, sempre più preoccupate si sono fatte le ipotesi sulle ragioni dell’inspiegabile scomparsa e sulle oscure, temibili conseguenze di questa.
Scomparsi come Patò, i vigili pistoleri de noantri.
I ripani sono attoniti, sull’orlo di una crisi di nervi.
Abituati da tre anni a vederli comparire in piazza davanti alla cattedrale - di domenica e non solo - questi Vigili della “Colonna Mobile Blu” del Consorzio dei Comuni Montani dei Monti Azzurri - con fata turchina per armocromia e sede a San Ginesio (MC) - con penzoloni la pesante BERETTA semiautomatica calibro 9, cinturone con 2 caricatori e bombola spray di chissaché (in sede hanno anche sciabola e fucile come da loro statuto ma non se li portano, qui a Ripa), i cittadini oggi s’interrogano sgomenti.
C’è un rapimento, dietro tutto questo? Hanno forse litigato col sindaco o col parroco?
O magari li ha inghiottiti una botola, proprio come - nel romanzo di Camilleri - il ragionier Patò nei panni di Giuda durante la scena dell’impiccagione, nella sacra rappresentazione “Mortorio” sul palco in Piazza Grande presso il palazzo dei marchesi Curtò di Baucina di fronte alla Chiesa Madre?
Tutte le ipotesi sono al vaglio, scriverebbero i carabinieri e i giornalisti da riporto.
Sia come sia, la città ora non si sente sicura. I negozi abbassano le saracinesche, gli abitanti hanno messo sacchi di sabbia vicino alle finestre, la banca ha esposto in vetrina il cartello “Non c’è denaro contante”, che è come annunciare “Al cimitero non ci sono tombe” (per dire come siano tutti fuori di testa).
Insomma è il caos.
Ma nel silenzio. Nessuno parla, solo mormorii, sguardi in tralice, mai esporsi è il motto della casa.
Intanto, va da sé, bande di gangster armati fino ai denti si aggirano ora indisturbati per le vie cittadine come nella Chicago degli anni venti (qualcuno s’incastra con l’arma nel vicolo più stretto d'Italia e lo tirano fuori a fatica).
Chi può abbandona la casa di paese per rifugiarsi in campagna ma finisce miseramente vittima delle strade comunali dissestate come a Gaza.
Qualche nostalgico (ce n'è sempre di più, di 'sti tempi) rimpiange le fulgide giornate in cui gli intrepidi vigili-Rambo dei Monti Azzurri arrivavano in piazza con le loro pitturazzate macchine o coi bianchi SUV Nissan ruggenti grandi come carrarmati Leopard3, e piazzavano sbarre e divieti e multe, poi andavano al bar a far la pipì…
Sentivi tremar le vene e i polsi, ma ti sentivi al sicuro, diamine!
Altri più pragmatici fanno due conti e s’incazzano.
Ben sanno infatti che gli angeli col pistolone e il macchinone e il cipiglio fiero, col quadernone delle multe appioppate mentula canis su e giù per le strade del contado, non cadevano dal cielo aggratis e con grandi ali bensì erano ingaggiati dal Comune ripano (come da altri Comuni) con contratto a suon di bei dobloni…
Ben sanno che questa edificante storia è andata avanti per tre anni: durante i quali risorse pubbliche sono state spese per mandare in giro gente armata fino ai denti nelle strade di una cittadina sonnolenta come una marmotta delle Montagne Rocciose a fine letargo.
Anni durante i quali la sicurezza dei cittadini è stata messa a rischio, questo sì, dalle tante armi circolanti appese alle pance degli angeli custodi.
E s’interrogano allora sulle ragioni oscure di tali scelte, sul fatto che un’amministrazione comunale non sia chiamata a render conto dell’utilizzo dissennato di risorse pubbliche, investite in iniziative dal connotato muscolare e cialtrone, finalizzate ad ingrassar le tasche di pochi e a compiacere le psicotiche logiche securitarie di questo nostro tempo cupo, a mostrare il ghigno truce di un potere e di una politica - fedelmente modellati su quelli nazionali - tanto mascelluti e arroganti quanto inetti.
*A.Camilleri, La scomparsa di Patò, 2000.
Sara Di Giuseppe - 20 settembre 2025
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