IL VIATORE
Recital dalle raccolte “Il Viatore” e “…ndo”
di Giarmando Dimarti
Voce : Vincenzo Di Bonaventura
Chitarra: Danilo Cognigni
Ospitale delle Associazioni - Grottammare
30 -31 agosto 2025
Come farò a crescere di nuovo su tutto ciò che conosco
se ciò che conosco è oceano e labirinta la mia poca esistenza
di sciupata eternità?
(G.A.Dimarti - …ndo - 2023)
Un viatore / è il poeta: sua è l’urgenza d’individuare, in questo povero tempo sgomento, appigli per strade nuove, per bagliori di orizzonti diversi.
“Tergiversa con l’esistere” il poeta, nella realtà di un mondo in avaria dell’umano, svenduto alla barbarie di ritorno.
Dicono questo stasera i versi di Dimarti, e Vincenzo attore-solista ne disegna il soffio poderoso, ne tambureggia il grido, ci inchioda all’ascolto; si fanno musica - nella chitarra tormentata accarezzata abbracciata di Danilo - lo sradicamento del cuore, la confessione e il grido.
E ancora oggi è volo, per noi pochi fortunati, è decollo di navicella spaziale verso uno sconosciuto altrove, nel limitare nuovo d’autunno.
Attenti al mio nome, avverte il poeta, è un atroce gerundio indefinito. Come quel “…ndo” che dà nome alla raccolta: gerundio, “forma non finita del verbo” - recitano le grammatiche - indicante un “processo considerato in relazione ad altro avvenimento”. E dunque tempo aperto slabbrato: è qui che può inserirsi la poesia, qui ri-creare attraverso la parola il reale, scardinare il linguaggio perché sovvertendone il senso proclami la propria estraneità al conformismo del mondo.
Riparlatemi al cuore - dice il poeta - basta con tutte le parole / spese a non dire: nella lingua destrutturata, ai limiti dell’ermetico, egli sa di poter ritrovare significati perduti, riannodare i fili di un reale che s’è fatto indicibile, ritrovarvi al fondo il chiarore di una perduta umanità.
Ecco allora la parola farsi musica, aprirsi al fluire del tempo, al prorompere delle emozioni, alla confessione e alla rivolta, al brivido oscuro per il dies irae verso il quale marciamo con decisa allucinata coerenza.
Eccola farsi canto sommesso, preghiera quasi: è quando la natura reclama e riprende i suoi spazi, è quando il limone ha palpitato la sua amara fragranza, quando da vicino mi osserva il nudo melograno o il fuoco denso del lucente rosmarino.
Sempre, tuttavia, è la vita concreta che urge e si sublima nel verso: sono gli accadimenti di un presente che sgomenta - oggi balbuzia il mio pensare - è il silenzio pandemico, sono le piazze deserte, è la pena per l’amico scomparso, il giorno è greve come l’anima; è il ritrovare luoghi meravigliosi e antichi e d’infanzia snaturati dall’uomo e da un tempo nemico, mostrificati nella burocrazia di strade / senza pudore senza pudore / le case come conficcate a caso / in un delirio imbecille di altezze.
È ancora la poesia, pur nell’urgenza e nella denuncia, ad offrire appigli perché la cecità del quotidiano non ci smarrisca e ci perda: abbisogno di luce diamanta che rompa ogni confuso segnale / abbisogno di te poesia.
Potrà essere la poesia in musica di Joan Baez e quella di Bob Dylan - People Have The Power il tuo sogno la tua preghiera - potrà essere la tragica passione di quel I have a dream che arriva intatta da un lontanissimo 1963: sempre è tensione agonistica verso un recupero di umanità, perché torni il geranio ardente di ciò che fummo.
Viatore d’una fragile terra sperduta, è il poeta. Sperimentale e apocalittico, visionario, il verso dimartiano taglia il velo delle cose, si fa duro e scosceso, con un tonfo freddo di sasso precipita nello sgomento dell’oggi.
Si fa grido e rivolta nella voce attoriale e nel tambureggiare di djembe, si fa lamento di chitarra per il disumanato presente.
Ho paura dell’uomo, scriveva altrove.
Ma si china dolente, ancora, ad auscultare la pena – chi, ditemi, ci ridusse a tanto sciupio dell’essere - se mai il nostro frantumato presente di vuoti a perdere possa ricomporsi; se mai possa mutare il corso di giorni senza futuro / a giocare ancora alla guerra come un tempo alla pietra / follemente / inesorabilmente.
Forse domani, sì forse domani, potremo chissà porre il giorno ad asciugare sulle ore segnate. *
=========
… fuori è tardi e dentro non ho trovato dove appoggiare il cuore
(G.A.Dimarti IL VIATORE, 2025)
*Le citazioni in corsivo provengono dalle raccolte dimartiane “ Il Viatore” e “…ndo”
Sara Di Giuseppe - 3 settembre 2025
Nessun commento:
Posta un commento