05/03/22

SPORTELLATE IN FACCIA

Ripatransone.

Prima hanno stuprato i secolari muri-maestri di ben tre antichi edifici di pregio storico-artistico-religioso (Palazzo Vescovile, Campanile della Chiesa di Sant’Agostino - sec. XIV - e della Chiesa di S. Rocco - sec.XVI)* nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele, infilandoci brutalmente i loro grigi scatoloni tecnologici (senza un soprassalto o un’alzata di sopracciglio da parte dei ripani né di soprintendenza, sindaco, archeoclub locale, parroco, vescovo di Santa Romana Chiesa che pure è venuto in visita pastorale e li ha visti; nessuna indignazione, insomma). 
Ora i geni di E-Distribuzione - con benedizione dell’Amministrazione comunale che il mondo ci invidia e della Soprintendenza Maxima  - “finiscono” il lavoro coprendo i buchi con degli inimmaginabili sportelli -  foderati in mattoncini (!) - o coperchi, o mutande, comunque li si voglia chiamare tanto le nefandezze come si chiamano si chiamano, sempre schifezze sono. 
Per coprire le vergogne, come si dice.
(Il bello è - si fa per dire - che temo piaceranno a tutti, ‘sti sportelli/coperchi/mutande in lindi mattoncini finto-antico…)
Nei tempi gioiosi in cui ogni due per tre le folle scendevano in piazza coi forconi, scelleratezze come questa contro un prezioso patrimonio storico della collettività non sarebbero rimaste impunite e ne avremmo viste delle belle; oggi siamo civili, ci giriamo educatamente dall’altra parte, non disturbiamo il manovratore nelle stanze dei bottoni, il “non so-non c’ero-e se c’ero dormivo” furoreggia, e contro chi osa criticare c’è il caro vecchio come-si-permette-lei-non-sa-chi-sono-io e contestuali minacce di querele e sfracelli perchè io-so'-io-e-voi-purtroppo-no...
Senonchè le nefandezze, quelle restano. Come queste ferite, queste dolorose sportellate in faccia (al decoro urbano, al rispetto per l’antico, all’estetica, alla cultura; a noi tutti, alla fine) delle quali a nessuno importerà una cippa, tranne forse agli edifici stuprati. Tanto quelli non parlano. 
Invece no, quelli non dimenticano e anzi gridano, e diranno ai posteri che razza di gente eravamo!
 
“Le pietre parlano”, gli antichi mattoni pure. Racconteranno di un ex paese bellissimo che amministrazioni insipienti e sciatte hanno trascurato e trascurano: incapaci di amarlo, di capirne, proteggerne, valorizzarne i gioielli; o che irreparabilmente danneggiano, quando al contrario vogliono darsi da fare per arricchire il medagliere, e l’obiettivo di restaurare/migliorare si traduce in zelante ignorante scempio dell’antico.
 
Come nel recentissimo restauro-zoppo dell’Anfiteatro nell’impareggiabile Complesso medioevale delle Fonti, con cemento e asfalti usati a profusione, con definitivo snaturamento - anche acustico - di un sito di tale pregio storico e artistico, nonchè funzionale, che meglio sarebbe stato non toccarlo e lasciarlo ancora dormiente, piuttosto che violarlo con rozze zampate**

*   cfr.  

https://faxivostri.wordpress.com/2022/02/09/le-ferite-di-ripa 1 - 2 - 3

**  cfr.  

http://www.letteraturamagazine.org/2021/05/teatro-delle-fonti-di-cemento.html


Sara Di Giuseppe - 5 marzo 2022


Nessun commento:

Posta un commento