10/03/22

UN PULMINO DA NOVE POSTI

 

“Andare a Mosca. […] Sì. E più in fretta possibile, a Mosca.”

(Anton Čechov, Tre sorelle)



 

SOGNAVO. Di certo era azzurrino, il mini van da 9 posti nuovo fiammante, confortevole.

 

Partiva da Roma con a bordo papa Francesco e presidente Draghi (che fai con lui, lo lasci a casa? Già è rimasto a piedi una volta…). Luigi Di Maio alla guida per ragioni di età (energie giovani per un viaggio lunghetto).

Le tappe: Parigi, ad imbarcare Macron e con lui Von der Leyen, Gonzales e Bo-Jo convenuti rispettivamente - per praticità - da Bruxelles, Madrid e Londra; poi Berlino per caricare Herr Scholz. Un paio di posti liberi per stare più larghi o prender su qualche premier secondario che fa l’autostop, e via. 


Destinazione Mosca, Cremlino.


Non ricordo bene cosa succedesse, nel sogno, coi Nostri senza preavviso e senza protocolli ai cancelli del Cremlino che chiedono di Putin con un’aria un po’ così un’espressione un po’ così


Qualche confuso fotogramma mi dice che la sorpresa di quel mattoide era tale che perdeva la parola, gli mancava la voce anche per impartire ordini di guerra ai generali, agli strateghi, alle truppe; una bella nemesi, per uno che imbavaglia i dissidenti e a quelli che insistono riserva il plutonio... (“A questo mondo c’è giustizia finalmente!” disse il povero Renzo Tramaglino). I sogni sono così, scombiccherati, sono il “teatro della follia”, ma a volte ci prendono.


Insomma, l’arrivo del papa e di quelli che contano in Europa (a parte Draghi) sparigliava le carte, a Mosca, il mattoide capiva che stava dando di matto e la guerra si estingueva così, miseramente. Tutti a casa e fuoco proprio spento, altro che i soliti “cessate il fuoco”.


Poi il sogno ricomincia da capo! Con una voce che dice: basterebbe un pulmino Combi 9 posti, qualche cento litri di gasolio (a 2 -3 euro al litro) e la guida prudente di un bibitaro che conosca le strade “estere”.

Con a bordo i sette-otto papaveri europei che contano (a parte Draghi). Davanti al Cremlino imbiancato di neve il gruppo scende… niente microfoni, tivù, giornalisti… solo l’imbolsito Putin che strabuzza gli occhi e allarga le braccia: MI ARRENDO.


Del sogno (dei sogni) non ricordo la fine: neanche la fine del pulmino, se è tornato indietro, se era pieno, vuoto… col matto in camicia di forza, chissà.

Ricordo solo l’Ucraina in festa. Scusate se è poco.


SOGNAVO. 

 


Sara Di Giuseppe - 9 marzo 2022


Nessun commento:

Posta un commento