19/01/22

IL LATO B.

 ovvero
Ipotesi di una Storia d’Italia come la scriverebbe oggi il Guicciardini


“L’Italia di Berlusconi finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. 

E sarà stato inutile avere ragione”
(Indro Montanelli, 1994)
 
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 “… Sarebbe difficile immaginarsi un paese tanto sconquassato e mal regolato quanto era il nostro. E tutto il male procedeva dal non vi essere uomini che vegliassero con capacità le cose pubbliche e che non procedessero con esitazione e lentezza e che non trattassero le cose pubbliche come cose di altri e non appartenenti a sé.

Da questi difetti nasceva che si viveva al buio degli andamenti e moti di Italia; non si conoscevano i mali nostri prima che fussino venuti; i denari, senza diligenza di chi li amministrava, erano prima spesi che fussino posti, in modo che si gittavano via senza frutto e quello che si sarebbe potuto prima fare con cento ducati non si faceva poi con centomila.
Questi modi dispiacevano ai cittadini savi, perché vedevano le città rovinare e andare alla ‘ngiù cento miglia per ora, vedevano essere spogliati di ogni reputazione, e sommamente desideravano che il governo presente si mutassi o almeno si riformassi, in modo che il Paese fussi ben governato. E giudicarono che fussi eletto un capo dello Stato savio e dabbene e che godendo la fiducia del popolo sarebbe il vero mezzo a condurre facilmente a effetto le cose di importanza.

 Ma ecco che, nel colmo delle maggiori speranze, si disordinarono gli instrumenti della quiete e concordia italiane, e per maggiore infelicità e acciocchè non si diminuissero le nostre vergogne, candidossi alla più alta carica dello Stato nell’anno domini Duemila e Ventidue quel tale Silvio B. per la venuta del quale già un tempo si causarono tanti mali, e nuovi abiti e nuovi costumi insino a quel dì non conosciuti e variazioni di quasi tutte le cose furono portati da quegli: il quale, sebbene dotato così ampliamente de’ beni della fortuna, spogliato era di quasi tutte le doti della natura e dell’animo.

* (…) Perchè è certo che Silvio B. fu, insino da puerizia, di complessione molto debole e di corpo non sano, di statura piccolo, di aspetto bruttissimo; animo cupido di imperare ma abile più a ogn’altra cosa, e se alcuna cosa pareva in lui degna di laude, risguardata intrinsecamente era più lontana dalla virtù che dal vizio. Egli, con la sua immoderata ambizione e con tutti gli esempi di mostruosa libidine e di inaudita avidità, aveva attossicato tutto il mondo, e nondimeno era stato esaltato con rarissima e quasi perpetua prosperità dalla prima gioventù fin quasi all’ultimo della sua vita, desiderando sempre cose grandissime e ottenendo più di quello che desiderava. Esempio potente a confondere l’arroganza di coloro i quali affermano ciò che di prospero o di avverso avviene agli uomini procedere da’ meriti o da’ demeriti loro: come se tutto dì non apparisse molti buoni essere vessati ingiustamente e molti di pravo animo essere esaltati indebitamente. E solo la amplitudine della giustizia e della potenza di Dio, in altro tempo e in altro luogo, riconosce i giusti dagli ingiusti”. ( … )

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[*Così, nel ritratto che ne fa il Guicciardini, Carlo VIII re di Francia, la cui discesa nel 1494 avrebbe avuto conseguenze sconvolgenti per l’Italia]

Spudorato saccheggio da:
 F. Guicciardini 
Storie fiorentine (1508/9);  Storia d’Italia, I, IX  - VI, IV (1538/40)
 

 

 

Sara Di Giuseppe - 18 gennaio 2022

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