25/01/22

ALTERNANZA SCUOLA - [morte sul] LAVORO

ovvero

Ridateci la cattiva scuola

La scuola o è un processo collettivo, oppure non è. Quando la scuola si trasforma in un corso di formazione al lavoro, tra l’altro esternalizzato presso strutture commerciali private a cui fornisce manodopera gratuita (gli studenti), allora semplicemente quella non è più scuola”
(Saverio Tommasi, 23.1.’22)

      Nel Belpaese si può morire a 18 anni come Lorenzo, schiacciato da una putrella nel suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro. Effetti collaterali della renziana Buona scuola da una parte; strage continua di lavoratori che non risparmia gli studenti sfruttati in stages di presunta formazione dall’altra: mostruose facce della stessa nera medaglia appuntata sul petto di un paese senza futuro e senza speranza.
 
La riforma che senza pudore fu chiamata “Buona Scuola” dal governo Renzi (lo stesso del nefando Jobs Act che cancellava diritti scomodi e conquiste del lavoro) completò tragicamente il processo di aziendalizzazione della scuola stessa introducendo nel 2015 l’obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro.
Scelleratezza che da allora permette alle imprese di sfruttare manodopera giovane (minorile) a basso costo o gratis in esperienze di lavoro per lo più di bassa o di nessuna qualità formativa; che rapina gli studenti di quel tempo insostituibile che solo nella scuola, e nella collettività che in essa si crea e si amalgama e fiorisce, può essere dedicato allo sviluppo dei saperi, alla formazione del pensiero e della coscienza critica, all’educazione alla cittadinanza e alla cultura del lavoro, alla consapevolezza dei diritti: alla crescita dunque di uomini e donne e non di mano d’opera.
Tempo scippato allo studio, con una logica classista che stabilisce meno ore obbligatorie (200) per i licei e il doppio, 400, per le scuole tecniche; la stessa che nel ventennio fascista destinava la scuola complementare di avviamento al lavoro a formare ceti lavorativi subalterni. 
 
C’è un tragico, evidente nesso fra questa aberrante concezione della scuola e le 1.404 persone morte nel 2021 per infortuni sul lavoro (695 sui luoghi stessi di attività).
 
Una scuola umiliata rispetto al suo ruolo primario di educazione alla cittadinanza secondo il dettato della Costituzione, cenerentola negli investimenti di ogni governo e impoverita di mezzi e risorse professionali, dove il tempo da dedicare alla formazione del pensiero è sottratto agli studenti e messo a disposizione di aziende e mercato, è la migliore palestra per formare individui ammaestrati all’obbedienza, esposti alla disoccupazione e al ricatto del lavoro sottopagato e precario, all’arbitrio di gestioni aziendali che risparmiano perfino e soprattutto sulla sicurezza.
 
C’è un nesso, se il burocrate ministro-ectoplasma dell’Istruzione può incredibilmente dire a commento della morte di Lorenzo, “il tirocinio dev’essere un’esperienza di vita” senza che venga rimosso all’istante dalla poltrona che incomprensibilmente occupa. E se il leghista Fedriga, da presidente regionale, può invitare al “rispettoso silenzio”: espediente sempre utile in attesa che le acque si plachino e tutto possa ricominciare come prima peggio di prima (“sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare sopire…”).
  
Non è un paese per giovani né per nessuno, il Belpaese nel quale si può morire di scuola-lavoro come Lorenzo; di fabbrica che stritola i 22 anni di Luana a Prato nell’orditoio a cui per risparmiare è stato tolto il dispositivo di sicurezza; nel quale i giovani che protestano contro quest’orrore vengono manganellati pesantemente in piazza del Pantheon a Roma dai poliziotti del governo Draghi.
 
Vogliamo indietro la cattiva scuola, se questa è la buona. Vogliamo indietro la scuola che insegnava a pensare e che perciò una certa classe politica "doveva" smantellare: come ha fatto con precisione scientifica governo dopo governo, perché una popolazione ignorante e rassegnata scende al livello della classe politica che la rappresenta e tutto si tiene; vogliamo indietro la scuola che formava individui liberi di scegliere se diventare operaio o astrofisico, medico o artigiano; liberi di rifiutare il ricatto del precariato e la morte sul lavoro per dolosa sottrazione di sicurezza; liberi di respingere l’ingiustizia della scuola-lavoro senza essere manganellati.
 
Ridateci la cattiva scuola.
 
Sara Di Giuseppe - 25 gennaio 2022 


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