02/03/21

“IL TANGO, UNA FORMA DI RESISTENZA UMANA”


 
“IL TANGO, UNA FORMA DI RESISTENZA UMANA”
[Meri Lao – Todo Tango, 2006]

 

“TANGO SUITE” – Omaggio a Piazzolla
FORM - Orchestra Filarmonica Marchigiana
e
Daniele Di Bonaventura (bandoneon, arrangiamenti e direzione)
TEATRO DELL’AQUILA – FERMO     27 febbraio 2021 h21


 
        Teatro dell’Aquila splendente ma desolatamente vuoto e muto per Covid, quando la FORM e Di Bonaventura attaccano puntuali con Gardel-cantor di tango.

Per l’occasione - il bandoneon è spesso in primo piano, nelle riprese televisive - Daniele ha scelto il più bello forse tra i suoi preziosi bandoneon degli anni trenta: magari è lo stesso con cui suonò in coppia col grande Frank Marocco al Faro marittimo di Pedaso nel 2011 (cfr. "Lo zio d’America", 4.8.2011), poi anche nell’Aula Magna del Convitto Nazionale di Teramo (2017) con lo String Ensemble della FORM per i 25 anni dalla morte di Astor Piazzolla, quasi lo stesso repertorio di stasera, centenario della nascita.
 
        Teatro deserto, dicevo. Ma i musicisti fanno come se fosse pieno: suonano con l’anima, perfino mandando sguardi nel buio a chi non c’è. E alla fine ringraziano col corale inchino le fredde poltroncine rosse in platea, l’arco silenzioso dei 5 ordini di palchi, ricambiano con occhi sorridenti gli applausi virtuali, concedono il bis “richiesto”… Sempre incapsulati come per punizione nelle nere mascherine d’ordinanza (meno i fiati, si capisce).

La scena irreale di un inquietante fantasy: le mascherine che trasformate in spade o simili prendono a combattersi e a sprizzar fiamme, o che ingigantendosi ingoiano musicisti e strumenti, bandoneon compreso, o che s’inseguono veloci come vele nere sul mare, o che diventano aquile – senza teatro – in volo nello spazio…
Colpa della malefica tivù che sto guardando, che non può più bonificarsi o riscattarsi, neanche se è eccezionalmente occupata da un concerto superlativo come questo.
Col telecomando-pistola posso impunemente uccidere un tango dopo l’altro per guardare imbolsito una partita o lo sci, o il peggio dei politici e dei giornalisti, o quei tigì sgrammaticati e ripetitivi.
La cultura si ammazza così, con noncuranza.
 
Ma come posso prendermela con la tivù, se i teatri sono chiusi per Covid? Provate a riaprirli, forse la gente ci torna, forse non è troppo tardi. Sono i luoghi più sicuri, i teatri, ci si infetta solo di cultura. E c’è sempre un posto libero , stando ben distanziati, senza patire.

L’altra sera al Teatro del’Aquila, per esempio: se nei 124 palchi avessero messo solo una persona per palco e in platea poche decine ben sparpagliate, ben 200 persone avrebbero goduto e imparato parecchio di tango.
Che, come scrive Meri Lao per esperienza diretta, è pure “una forma di resistenza umana”.
Ri-aprire i teatri è come vaccinare. E ne abbiamo, di tanghi, per resistere e guarire.
 

PGC - 2 marzo 2021

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