16/02/21

“Ur-Fascismo”

  

“L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. […] L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti”

        (Umberto Eco, Il fascismo eterno, 1995)


…Ma troppo erano degenerate le cose, troppo potenti inimici avea la pubblica libertà e i più audaci di essi cùpidi erano d’opprimerla. Il capo della Repubblica, più che reggitore egli stesso, si faceva portatore della volontà di altri. E costoro, desiderosi della mutazione del governo, preso ardire, biasimavano pubblicamente le cose presenti; la maggior parte dei cittadini era incapace di iniziativa e di resistenza e perciò esposta, per timore, a essere preda di chi volesse opprimerla.
Dalle quali cose fatti audaci Matteozzo il Rignanese - di immoderata ambizione e pestifera perfidia, che già avea attossicato il mondo e nondimeno era stato esaltato e avea sempre, più di quel che desiderava, ottenuto - e altri politici e mercantozzi e affaristi di simili condizioni, come quello sediziosi e cupidi di cose nuove, i quali già molte volte si erano occultamente congiurati, si risolverono di fare esperienza di togliere a forza il capo del Governo dalla sua sede.
 
Cacciato che l’ebbero, e volendo ricorreggere quelle cose nelle quali si era giudicata dannosa l’opera sua, fu messo a capo del Consiglio Grande tale messer Mariotto Dragazzi.
 
Questi, somigliante a monaco per atti e complessione fisica, era riputato - massimamente appresso la nobiltà e nel colmo più alto delle maggiori speranze (come sono vani e fallaci i pensieri degli huomini) - colui che con la virtù propria potesse rinsaldare lo stato tremante della repubblica. 

Ed egli volse che al governo novo fussino chiamati nei seggi più autorevoli quelli che insino a quel dì avessino avuto ruoli di primaria importanza spezialmente in affari e banche e potentati ecclesiali, e fussino lasciati ai pochi altri quelli di minore o nessun rilievo.
 
Dipoi, convocato nel palagio publico col suono della campana grossa il novo Consiglio, fu chiaro a molti che mercato e banche ed ecclesie avrebbero avuto sopra le cose publiche la medesima autorità che sempre aveano avuto.
E per effetto di questo fu dunque ricondotto il Governo a numerosi anni addietro, ma ancora più imperiosamente e con arbitrio più assoluto.

Come si intese il caso succeduto, fu negli animi di molti huomini grandissima alterazione. E fu detto che se i cittadini si fussino muniti di badili e di forconi, il Rignanese e la ciurmaglia di politici e mercantozzi (odiosissimi al Paese) non si sarebbero mossi o avrebbero trovato difficoltà o si sarebbero accontentati di somme di denaro.

Ma era destinato che i cittadini non lo facessino, ancorchè fussino stati perfino ammoniti dal cielo con prodigi e avvenimenti soprannaturali, come una folgore caduta in sulla porta che da Firenze va a Rignano, e altri simili.

 
da: Il colpo di stato dei Medici a Firenze nel 1512
in  Francesco Guicciardini - Storia d’Italia,
XI, IV
 
 
 
Sara Di Giuseppe - 16 febbraio 2021   

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