18/04/20

Nuovo look al tempo del Covid19-20-21...

Guardo i pantaloni della tuta
divenuta ormai divisa condivisa dai più 
dietro troppi vetri chiusi, occupati
da sguardi più delusi che speranzosi
di Pierrot impregnati di lacrime calde.
Ma di nuovo supponenti di diritti. 
Troppo presto, abbiamo solo fretta.
Sono macchiate di rosa le tute
non seguono una texture
si formano casualmente
spruzzo dopo spruzzo da
miscela salvifica d’acqua e candeggina.
Fragranze orientaleggianti esclusive
hanno lasciato posto
all’acre odore della sopravvivenza
che disinfetta maniglie, chiavi, tavoli,
scarpe, bagni, cucine insieme
a una variegata massa di tutorial
ogni giorno, più volte al giorno.
Le macchie casuali sono nuova geografia,
ci ricordano grafici, cluster, morti 
che non vogliamo decodificare seriamente.
Noi a comporre i prossimi centomila? 
Quanti alla fine, perché fine non è! 
La fine è nelle mani dell’invisibile.
Fase un, due, tre, un due, tre.
Abbiamo paura, una fottuta paura
di annoverarci tra questo sgradito
contributo storico del secondo millennio.
Siamo vittime in attesa di questa guerra
silenziosa, eppur talmente assordante
perché ci toglie il fiato...
E allora spruzziamo finché ce n’è.
E corriamo dietro a noi stessi, 
ai nostri comportamenti smascherati.
Le macchie non volano caro Sepulveda,
non hanno coraggio. Si posano e
lasciano il segno, come pezze al sedere
nell’anima. Ma ci regalano memoria:
ci ricordano che libertà è pari a felicità:
attimi che abbiamo sprecato invano.


Michaela Menestrina - 17 aprile 2020

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