24/07/19

NUREYEV THE WHITE CROW

Un film di Ralph Fiennes

SPOLETO - CINEMA SALA PEGASUS
(ex Chiesa di San Lorenzo Illuminatore, XII-XIII secolo)
6 luglio 2019 h20,30


 UN CORVO BIANCO VOLA SU SPOLETO


         Corvo bianco è un ossimoro, quasi non esiste in natura, il corvo è nero per definizione. [E ha una cattiva reputazione]. Anche per Fabrizio de Andrè, che di fantasia ne aveva, è nero il corvo che rassomiglia alle nuvole nere che vanno vengono ogni tanto si fermano, e anche quando - le nuvole - certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dellairone o della pecora o di qualche altra bestia mai rassomigliano a un corvo bianco.

         E solo nel mito che il corvo una volta era di piumaggio bianco, ma Apollo - un dio fetente come pochi -  lo punì per la sua disobbedienza. Non ricordo bene la faccenda, pare non volesse stare alle regole, fissato comera di libertà Fatto sta che Apollo, che gli bastava molto meno, lo fece nero. 

Veramente ci sarebbe il Corvo Bianco di Salaparuta: ma qui voliamo basso, si tratta di un celebre vino.

        Resta Rudolf Nureyev, il Corvo Bianco può essere solo lui. 

        Vola su Spoleto nei giorni del Festival: che non se ne cura affatto, nel programma non cè. Sicchè lui - Corvo Bianco non per niente - compie un blitz col suo film proprio nel centralissimo Cinema Pegasus, poche ore prima dellincontro dove a lungo si parlerà della sua quasi contemporanea grande collega Pina Bausch. La classicità delluno è altra cosa rispetto al rivoluzionario teatro-danza dellaltra, ma poichè Nureyev non era un commercialista, nè un fuochista della Transiberiana (anche se cera nato, sul treno per Vladivostok) ed è pur sempre del ramo, se Leonetta Bentivoglio e Lutz Förster lavessero solo nominato, direttore-Giorgio Ferrara li avrebbe forse cacciati? (schizofrenie festivaliere, capirle è come cercar di capire che centrasse il vincitore di Sanremo con la Spoleto dei 2Mondi)

         Il film. Non so niente di cinema né di danza e balletti russi, ma penso che più che il racconto della vita e del carattere di Nureyev questo film sia un faro su un periodo storico quasi recente, drammatico e buio. 

La regia privilegia il bianco e nero per descrivere - a suo modo - la Russia anni 40-60 del grande inverno sovietico: paesaggi di case basse piantate nel fango solido, geometriche periferie senza smalto (le kommunalki), città grigie dalle architetture del potere solenni e arroganti, carcerarie fabbriche, atmosfere oppressive e senza sorriso, anche quelle delle famiglie affollate. Posti da torvi corvi neri.

         Invece è proprio da lì che svetta dimprovviso un Corvo Bianco. Un ragazzino esile, ma più intelligente, più bravo e perfezionista, più studioso, più ambizioso, più diverso. Quegli ambienti opachi, scontrosi e senza futuro li respinge subito bombardandoli con gli occhi, e li abbandona senza rimpianti. Ne cerca altri fuori, nellOccidente proibito. Intuitane lesistenza, li conquista col talento e la volontà, li rivoluziona col suo mestiere di rivoluzionario ballerino-drammatico: la sua danza non è ginnastica ma letteratura, la sua vita è oltre il successo, oltre la libertà minima, oltre gli amori, oltre larte. Va controvento, con le ali ai piedi. Lo adorano, pochi lo amano. Solo lui è e fa così, solo lui chiamano Corvo Bianco.

         Il film è come lui. Non indugia sui fatti, non racconta con ordine stanco. Salta. Muta velocità. Va viene ogni tanto si ferma corre Gli ambienti statici da Guerra Fredda incrociano i dinamismi e le luccicanze parigine, il colore della neve non è sempre monotono, la Cortina di Ferro non può esistere nei teatri e negli aeroporti, le assurde regole si superano con un salto, con una piroetta, con un NO: le facce da spia del KGB possono perdere. Sono continui momenti sospesi: il montaggio, audace come un balletto. Il mondo della danza, mai scivolando in secondo piano, cede tuttavia il protagonismo alla ribellione istintiva, alla voglia estrema di libertà senza confini, alla politica. Nureyev, il tartaro volante, fa quasi un 68 per conto suo, usando con spregiudicatezza la sua commovente solitudine. E con pieno successo.

         Laltro stupefacente contrasto: il film proiettato (fuori Festival) nellaffettuosa ex chiesa romanica sconsacrata che da due secoli non vede messa. 78 poltroncine di velluto rosso sotto affreschi del 500, mezzi-altari di travertino grezzo (ma quasi di design), vetuste capriate di legno ben restaurate, il calore giusto delle massicce mura di pietra squadrate. Sotto lo schermo, un salottino con un coda nero Steinway & Sons: per concerti, incontri, conferenze, dibattiti. [domani si parlerà di Pina Bausch]

         Anche questex chiesetta di San Lorenzo illuminatore (appunto) è un Corvo Bianco. Lafa di Spoleto resta chiusa fuori, con il suo Festivalone dei 2Mondi. Comprese le imponenti BMW-dai-vetri-scuri (proprio stridenti, con Spoleto, e neanche specie in estinzione): quelle dello sponsor ufficiale, che nella piazzetta vanno vengono ogni tanto si fermano 

        Normali corvi neri. Metallizzati.


PGC - 23 luglio 2019


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