01/10/25

"Hic manebimus optime”


È quello che devono essersi detti diplomatici e funzionari rappresentanti dell’Italia all’Assemblea Generale dell’Onu restando ben piantati sui rispettivi scranni mentre più di un centinaio di altri, in rappresentanza di oltre 50 Paesi, abbandonava per protesta la sala all’arrivo di Netanyahu: restarsene ben avvitati alla ghiotta poltrona, il motto, non sia mai qualche malintenzionato ce la sfili di sotto. 

Non si trovano, neanche a cercarli col lanternino, i nomi dei nostri eroici connazionali: esclusa la presidente della delegazione e membro permanente Mariangela Zappia, il resto è un non meglio precisato “team diplomatico”. 

Che il non farsi stanare sia per un tardivo soprassalto di vergogna? Ma no, in fondo nulla hanno di diverso quanto a codardia e opportunismo, dai farisei al governo: di che, dunque, dovrebbero vergognarsi?
Forse di sedere fianco a fianco con la delegazione israeliana che s’è spellata le mani per Netanyahu ad ogni invereconda balla pronunciata? 
Forse di essere delegati di un’Italia che continua a vendere armi ad Israele, ad intrattenere rapporti diplomatici ed economici con un governo responsabile di crimini contro l'umanità? 
Forse di rappresentare un paese che riceve in Vaticano il presidente - Herzog - di uno stato genocidario?

 

Suvvia, per tanto poco, e poi teniamo famiglia.

 

Magari un piccolo balzo sulla famosa poltrona potrebbero averlo fatto nel sentire il macellaio israeliano parlare di aiuti alimentari forniti da Israele a Gaza per una quota di 3.000 calorie al giorno a persona (c’è da invidiarli, ‘sti fortunatoni di palestinesi, con tanta gente nel mondo che patisce la fame…); o vantare come attestazione di umanitarismo l’aver ordinato più volte l’evacuazione preventiva della Striscia (una pratica, peraltro, riconosciuta come parte integrante della fattispecie di genocidio) e non come la Germania nazista che gli ebrei li ammazzava e basta.

Cose così, insomma, completate dall’orgogliosa check list dei leader dei paesi vicini ammazzati e/o tolti di mezzo (Nasrallah andato, Assad affondato, gli scienziati iraniani vaporizzati…: con tanto di mappa e di spunte col pennarello nero). E mica solo Hamas va eliminata, le cose bisogna farle per bene: pure l’ANP va cancellata, ed ecco un Medio Oriente finalmente libero dal terrorismo, che vuoi di più dalla vita.

E poi la spilla sul bavero col QRcode per rivedere i crimini di Hamas; e i camion con sound system e altoparlanti a Gaza (“scena da dittatori in pieno delirio di grandezza”) per far sentire l’edificante discorso ai prigionieri israeliani; e poi che a Gaza c’è “il più basso tasso di vittime civili” (appena l’80% dei 65.000uccisi, una cosuccia n.d.A.) rispetto alle guerre Nato…e via balleggiando.   
Il resto - le accuse a Israele, le prove inconfutabili di genocidio in atto – nient’altroche propaganda anti-israeliana e bugie antisemite.

 

Vedete bene, signori miei, che non c’era alcun motivo per alzarsi e andarsene indignati, che esagerazione...

 

D’altronde non solo noi italioti, si badi: ad abbeverarsi alla limpida sorgente della verità israeliana è rimasta seduta una buona fetta delle diplomazie europee, con l’eclatante eccezione della Spagna. 
Rappresentazione plastica di un occidente pavido, incoerente di fronte alla coerenza del sud del mondo, balbettante davanti alla tragedia umanitaria eppure tronfio di sé, dei cosiddetti valori occidentali e atlantisti che includono il farsi zerbino di logiche belliciste su altri fronti di guerra.
E pronti a plaudire al piano di accordo - strombazzato in pompa magna e raccolto con eccitate dirette dal sistema dell’informazione (si fa per dire) italiota a inginocchiatoi unificati - tra il macellaio israeliano e lo psicopatico d’oltreoceano: per una pacificazione e ricostruzione gestite dal britannico Blair (quell’affidabile soggetto delle false prove su armi di distruzione di massa possedute dall’Iraq, da cui la guerra da un milione di morti e permanente destabilizzazione dell’area).

 

È così che la Striscia vivrà finalmente la sua età dell’oro: con una ricostruzione di stampo prettamente colonialista, gestita da immobiliaristi e affaristi, mascherata da operazione umanitaria e affidata per finta a funzionari internazionali, e con i palestinesi (quelli rimasti vivi) relegati ancora e sempre ai margini.

 ==========
 
Nessun accordo stipulato a migliaia di chilometri di distanza può riflettere la realtà di una tenda, accanto alle macerie, senza acqua pulita e medicine. Per la maggior parte di noi l’accordo è un’altra illusione. 
(…) Ci aggrappiamo alla nostra umanità pensando che un giorno le nostre voci - non l’eco di quelle degli altri -riempiranno di nuovo queste strade. 
(Elina Yazji in Il Fatto Quotidiano – oggi, 30 settembre)

 

*Tito Livio Ab urbe condita, V, 55

 

Sara Di Giuseppe - 30 settembre 2025