24/04/22


La muta vuole una preda […] La muta si incoraggia abbaiando tutta insieme. Non si deve sottovalutare l’efficacia di questo clamore in cui si mescolano le voci dei singoli animali”

        (Elias Canetti, Massa e potere)

 

       Si troverebbero del tutto a proprio agio in uno qualsiasi degli orwelliani Ministeri - per esempio quello della Verità o quello della Pace* - i lugubri sacerdoti della disinformazione nostrana che imperversano sui giornaloni o alla guida dei salotti televisivi, da mane a sera.

Giornalisti/e di chiara – si fa per dire – fama, conduttori e conduttrici (giornalisti anch’essi, quasi sempre): plotone di scalmanati in doppiopetto o tailleurino bon-ton planati dalle furiose cronache pandemiche alle trincee da divano e da carta stampata. Portatori e portatrici, senza vergogna anzi fieri e accecati, del Pensiero Unico: quello che grossolanamente ulula si vis pacem, para bellum, e ritiene si possa preparare e realizzare la pace attraverso la guerra. Purchè questa sia fatta coi corpi degli altri, s’intende.

Disposti a qualsiasi acrobazia da azzeccagarbugli pur di cogliere l’ombra del putinismo nell’interlocutore che azzardi il dubbio, la riflessione: sull’inopportunità dell’aumento delle spese militari - “antistorico e immorale” (don Luigi Ciotti) -; sugli aiuti armati che violano la nostra Costituzione; sulla servitù europea - italica soprattutto - agli USA; sulle responsabilità del mondo occidentale; sulle debolezze dell’Europa e il suo troppo frequente, opportunistico laissez-faire; sulle colpevoli politiche NATO… Bazzecole così.

 

       Eccola allora, la grande muta dei Corsera, Repubblica, Stampa, Foglio, Giornale e via latrando, esasperare l’impulso belligerante nell’opinione pubblica, vaneggiare perfino - in un crescendo d’isteria - di medici spioni venuti direttamente dal Cremlino a carpire segreti nazionali (non a dare una mano alle sputtanatissime Regioni italiote in flagrante incapacità di gestione pandemica, no!).

         Eccole, le cazzutissime anchorwomen in tacchi a spillo, aizzare la muta degli ospiti televisivi al servizio del pensiero dominante; aggredire a suon di provocazioni e domande idiote chiunque osi far funzionare la testa e contrapporsi al tambureggiante alle armi - alle armi.

      Ed ecco, quel che è peggio, la dis-informazione nostrana di giornaloni e tivù, criminalizzare o ridicolizzare ogni dissenso, oscurarlo quando è possibile, senza risparmiare neppure quello scomodo bastian contrario del papa.

 

       Triste paese il nostro, in cui la grande informazione ha abdicato – oggi più di sempre – al ruolo democratico che le è proprio e, dimentica di deontologia ed etica, si fa megafono di interessi altri, mette la sordina al pensiero critico perché non disturbi il manovratore.

 

       Accecata dalla logica bellicista ammantata di umanitarismo perbenista, arruolata in difesa degli interessi economici e geopolitici che sostengono ogni guerra, non vede nella massiccia escalation del sostegno militare al paese aggredito il percorso che avvicina ogni giorno la sciagura immane della “guerra totale”, non esclusa, perfino, la possibile preterintenzionalità di questa. 

Marchia come “disertore” chi, nel riconoscere il sacrosanto diritto del popolo aggredito e straziato a resistere e difendersi, respinge tuttavia lo spirito e la logica della guerra e vorrebbe si lavorasse seriamente e in fretta al necessario compromesso e alla trattativa a oltranza; che non si andasse ipocritamente al rimorchio della evanescente Europa, miope fragilissimo puzzle di particolarismi (“Faremo ciò che fa l’Europa” dice risibilmente il Migliore, come se l’Europa non fossimo noi); che almeno in questa cupa tragedia non fosse, l’Unione Europea, la docile utile pedina degli USA e dei suoi belligeranti interessi a lunga gittata.

 

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*Anche i nomi dei 4 Ministeri da cui siamo governati esibiscono una certa sfrontatezza nel loro deliberato capovolgimento dei fatti. Il Ministero della Pace si occupa della guerra; il Ministero della Verità, delle menzogne; il Ministero dell’Amore, della tortura e il Ministero dell’Abbondanza, della fame.

           (G. Orwell, “1984”)

 

Sara Di Giuseppe - 24 aprile 2022 

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