28/11/15

45 anni. Il film. La recensione di Antonella Roncarolo

Grazie ad una magistrale interpretazione di Charlotte Rampling e ad uno squisito Tom Courtenay, il regista inglese Andrew Haigh , che ha anche co-sceneggiato il film, racconta la trasformazione di un matrimonio adagiato su una flebile crisi del quotidiano, in qualcosa di straordinario. Attraverso un sottile esame della persistenza del passato e la fragile (in)stabilità del presente, il giovane regista dipinge il ritratto di un solido rapporto di fronte a una fessura che taglia di netto il suo nucleo. Il tutto accade nei giorni precedenti la festa per il 45° anniversario di matrimonio della coppia.
La trama è tratta da un enigmatico racconto di David Costantine, In another country, in cui un uomo anziano riceve una lettera dalla Svizzera in cui si comunica che il corpo della sua giovane compagna è stato trovato, perfettamente conservato nel ghiaccio delle Alpi, dove è caduta 50 anni fa. La notizia ottiene una fredda accoglienza da sua moglie, che è giustamente allarmata per lo spettro congelato di un antico amore . "In quella piccola stanza arrivò come un fantasma”, scrive Costantine , “la visione della mia Katya, che non era invecchiata di un solo giorno dopo la sua morte, creando una frattura di ghiaccio, tanto tangibile quanto quella in cui la sua povera anima inciampò e cadde tanti anni fa”. Dalle schegge caleidoscopiche di questa esile storia, Haigh crea per il grande schermo un racconto di notevole complessità, profondità e oscurità. Pur ammettendo che difficilmente può intaccare un rapporto ciò che è accaduto prima del loro incontro, la moglie Kate (Charlotte Rampling) fatica a dare un senso al suo matrimonio senza figli per la presenza ingombrante di questo intruso perfettamente conservato. Per quanto riguarda il marito Geoff (Tom Courtenay) fino a quel momento figura pigra e imbambolata a causa dei postumi di una difficile operazione al cuore di cinque anni prima, la scoperta del corpo di Katya lo trasforma in un uomo fuori dal tempo - "Lei sembra come era nel 1962 e io vedo solo questo" - il suo spirito sale a spirale verso una lontana giovinezza e i suoi ricordi sono più chiari e vividi rispetto alla vista nebbiosa degli occhi del presente. Il dialogo fra i due è molto semplice ed è immerso nel malinconico paesaggio delle Norfolk Broads, le grandi pianure ad est dell’Inghilterra in netto contrasto con le tragiche avventure alpine del giovane Geoff. I giorni vengono computati in capitoli come in un thriller, mentre Geoff furtivamente scivola in soffitta in cerca di ricordi sepolti e Kate si sente minacciata da vecchie diapositive che rivelano l’abisso del passato di suo marito. Ironia della sorte, è l'onestà con cui Geoff risponde alle domande della moglie - "L’avresti sposata?" - che dà a Kate motivo di dubitare di lui.
Nel frattempo, le diegetiche scelte musicali del regista raccontano un sinistro racconto. Dopo aver descritto che sospettava la loro guida alpina di flirtare con la sua ragazza, Geoff porta Kate in soggiorno e balla con lei “Stagger Lee”, una vecchia ballata americana che parla di litigi e omicidi efferati nell’interpretazione allegra di Lloyd Price.
Si tratta di personaggi la cui storia è viva in ogni sguardo e gesto, Haigh e il direttore della fotografia Lol Crawley favoriscono lunghe inquadrature in cui uno dei due partner può andare alla deriva dentro o fuori lo schermo. Non c'è spazio per nascondersi, e Courtenay e Rampling sono al massimo del loro gioco in tutto, disegnando per noi spettatori speranze e paure. “45 anni” ci mostra il passato materializzandosi nelle espressioni di chi è intrappolato nel presente e fissa un incerto futuro.
La Rampling in particolare, è una sinfonia di grida fisiche e sussurri, i suoi occhi preoccupati e sorrisi tesi descrivono con precisione ogni emozione e il suo viso cade lentamente come il ghiaccio che si scioglie e per il quale Geoff è tanto ossessionato.
Quando nella scena finale, Geoff e Kate ballano la lamentosa “Smoke gets in your eyes” dei Platters ' la loro storia è messa a nudo, due sconosciuti che si abbracciano separati da una distanza fisica e temporale. Gli spettatori potranno decidere da soli se dopo quel ballo i due si separeranno per sempre, ma ho il sospetto che i più saranno d'accordo sull’inquietudine dello sguardo finale di Kate apparentemente semplice e disorientante nell'abisso.

Antonella Roncarolo






2 commenti: