20/06/23

"A calci nel sedere"

 

E faceva spavento, respiro di quella belva che era il mondo, il suono del mare…

(L.Sciascia, Il lungo viaggio)

 
             Con l’elegante “la Grecia li respinge a calci nel sedere” e con anche un velo d’ammirazione, Italo-Bocchino-un-nome-un-destino, ex parlamentare, giornalista (si fa per dire), definiva nel salotto tivù della Gruber le modalità con cui la Grecia – più o meno come l’Italia – respinge i migranti che tentano di sbarcare.

Si percepiva un po’ d’invidia, nel giornalista-a-sua-insaputa, per questi governanti greci che loro sì gli attributi ce l’hanno, mentre noi anziché respingerli a pedate, i migranti, o aiutarli a casa loro che è lo stesso, pretendiamo di accoglierli tutti.

Certo ha avuto ragione: i calci greci li hanno spediti addirittura in fondo al mare, quanta grazia, 6 -700 in un colpo solo... 

Avercene, noi, di Capitanerie cazzute come quella, che prima la tira per le lunghe anzi lunghissime, poi s’inventa che hanno rifiutato il soccorso (vai a far del bene!) poi sbaglia intervento con le corde o altra studiata asineria, insomma passa una quantità di ore e il peschereccio d'alto mare, neanche un barconazzo dei soliti, in acque calme va giù come un birillo e ti saluto e sono.

Sappiamo che i buoni esempi vanno imitati, dunque ci impegneremo per raggiungere risultati altrettanto soddisfacenti

Lo stiamo già facendo, nessuno s’inventi che siamo fancazzisti, ma bisogna capirci: ultimamente abbiamo avuto menti e cuori assorbiti dalla dipartita del pregiudicato "delinquente naturale" e perciò Santosubito e nella di lui canonizzazione a gramaglie unificate e benedizioni ecclesiastiche, laiche e saltelli milanisti. La commozione ci ha sopraffatti perché padri della patria e statisti da lutto nazionale come lui, dopo Cavour non ne avevamo più avuti.

Tanto che l’informazione quasi non s’è accorta che la Grecia ci aveva surclassati, i titoloni le paginone le maratonone tivù erano tutti per la canonizzazione del beato, non per i 6 -700 morti affogati.   

E tuttavia se la Grecia col suo governo conservatore ne fa di ogni per impedire sia le partenze che gli sbarchi, e i cosiddetti soccorsi sono riusciti a mandare a picco l’”Adriana” col mare calmo, ad essere obiettivi anche noi e l’UE insieme ce la stiamo mettendo tutta, e non da adesso.

Cominciammo benone, abolendo ricerca e salvataggio con Mare nostrum, poi suonandole di santa ragione alle Ong che soccorrono in mare, e intanto pagando soldoni ai libici per riportarsi i migranti nei loro accoglienti lager, perfino comprando per loro le navi perché nessuno è come noi nel fare gli splendidi; continuiamo oggidì col governo della Grande Fratella a finanziare le amministrazioni libiche - e non solo – e ad addestrare milizie per difendere le natie sponde dalle orde migranti; insomma è tutto un distribuire dobloni e stringere accordi tra la Melona e governi esteri di illuminata democrazia... Che vogliamo di più dalla vita.

E proprio sul più bello guarda che ti fa la Grecia: mentre noi ce ne stiamo in Duomo ad applaudire e beatificare il padre della patria, quella zac, si prende la scena e ci rovina la piazza. E dire che l'abbiamo ridotta in mutande, ‘sta Grecia, con la Trojka e la BCE di Mario Draghi (il Migliore fra i migliori, ve la ricordate l’allegra brigata?) al punto che all’ospedale di Kalamata non hanno le celle per ospitare i corpi e devono portarli via dentro sacchi sui camion, tipo nettezza urbana…

Ma alla prima occasione lo vedranno, altrochè, se sappiamo far meglio noi: in fondo scusate, ma per la strage di Cutro il merito di chi è?...

 

       P.S./ Risultando da continue evidenze che a politici, cervelloni, benpensanti e bellagente la satira va spiegata perché a capire da soli non ce la fanno e s’indignano da farsi scoppiare le coronarie, val la pena chiarire a costoro che l’antìfrasi (donde linguaggio antifrastico) è “Figura retorica che consiste nell’esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa, per ironia o per eufemismo” (Treccani).

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…sono rimasto rampicante con un bisogno duro di fame

sono caduto abbacinato con un bisogno duro di sete

 

A chi getterete gli avanzi delle vostra paure i rimasugli 

della vostra guarentigia civiltà

se le mie labbra sono incollate dai digiuni?

A chi offrirete a sdebitarvi 

il vostro pane cencioso 

se le mie ossa scricchiolano 

come un rotto ramo triste senza stagioni?

 

       [Giarmando Dimarti, Canto della fame infame sete -  in È tutto sotto controllo, 2009]

 

Sara Di Giuseppe - 20 giugno 2023

 

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