07/05/23

UNA CASSERUOLATA VI SEPPELLIRÀ

 

 

      Ce l’ha Buenos Aires il copyright del cacerolazo: rumorosa massiccia protesta di piazza contro la devastante crisi economica argentina, le politiche monetarie del FMI, lo stato d’emergenza dichiarato da quel governo e non l’avesse mai fatto: a suon di casseruole e padelle il presidente De la Rúa dovette scapparsene in elicottero dalla Casa Rosada, e di gran carriera, per non più tornare. Era il dicembre di ventidue anni fa, e gli argentini si ripresero fieramente la loro vita.

 

Oggi la casserolade tocca ai Francesi, che qualcosa da insegnarci ce l’hanno, quanto a difendere in piazza diritti sacrosanti e spernacchiare l’arroganza del potere denudandone le incapacità. 

    

Faremmo un gran rumore anche noi, se svuotassimo le cucine per scendere in piazza contro l’indecenza delle scelte politiche attuali e creassimo un Inferno che ntrona l’anime sì ch’esser vorrebber sorde.

Casseruole e padelle, coperchi e mestoli e tutto quanto assorda. Sarebbe anche divertente: che non guasterebbe, in tanta cupezza.


Ma noi scendiamo in piazza per lo scudetto del calcio, per il concertone di orrenda musica a Roma; il dissenso, quello invece si esprime a bassa voce - e solo se c’è contraddittorio, beninteso - oppure stai zitto altrimenti vieni bacchettato anche se sei uno scienziato di rilievo mondiale che parla contro le armi, perché non è corretto né elegante uscire dai binari del pensiero unico: e noi all’eleganza ci teniamo, eleganti si nasce e noi italioti lo nacquimo.

 

Insomma, così è: ce ne stiamo buoni, un po’ ad ammirare un po’ ad invidiare i francesi perché sono coraggiosi e compatti e perché nonostante tutto stanno meglio di noi (ci vuol poco) mentre sopra di noi passa il rullo compressore di una politica scellerata: che ci riporta indietro di decenni, che azzera traguardi di civiltà raggiunti con fatica, che scava disuguaglianze sociali come mai prima, esaspera la fragilità dei ceti deboli, delegittima il lavoro e lo impoverisce; che impone perfino - sciagura nella sciagura - di essere guerrafondai contro la nostra stessa natura e la nostra Costituzione, e mentre scandalosamente smantella il welfare, destina preziose risorse alle armi.

 

Ah se il tumulto di milioni di casseruole, un cacerolazo coi fiocchi su e giù per l’Italia, in tutte le piazze d’Italia, facesse tanto rumore da spingere questo manipolo di cialtroni al governo a scapparsene in elicottero

 

[Sarebbe una di quelle cose che non si possono comprare e per tutto il resto c’è mastercard]

     

Mandarli a quel paese - letteralmente, cioè proprio altrove - a suon di casseruolate, ci ripagherebbe delle picconate quotidiane inferte alla dignità dei meno fortunati e ai diritti consacrati da una Costituzione mai come oggi calpestata e vilipesa; dell’arcigno ritorno al passato contrabbandato a reti e giornaloni unificati come illuminato progresso (…e volti addietro i passi, / del ritornar ti vanti, / E procedere il chiami ); della precarizzazione del lavoro scientificamente pianificata con la benedizione dei poteri economici; della povertà imputata come colpa; del disastro doloso di sanità e scuola pubbliche (con, perfino, la sinistra programmazione degli indennizzi nella mai abolita alternanza scuola-morte su lavoro); dell'inettitudine a gestire le migrazioni nascosta dal tracotante aiutiamoli a casa loro, fa niente se casa loro è per i migranti la tomba in fondo al mare.


Ci libererebbe, esito non secondario, di maggiordomi sbavanti servilismo da ogni salotto televisivo e di un giornalismo che ha smarrito - non da ora, ma ora più che mai - dignità e onestà intellettuale per farsi servo dei padroni di riferimento. 


Vedremmo volteggiarne molti, di elicotteri - questa gente è tanta e ovunque, come l’erba infestante - ma poi l’aria tornerebbe respirabile.

 

Non succederà. 

 

Siamo ormai geneticamente modificati e digeriamo ogni oltraggio, anche l’ipocrisia di un’inesistente opposizione, gli slogan radical chic indossati con eleganza come abiti di sartoria, lo sventolar di bandiere rosse di un sindacalismo ridotto a larva, e un concertone finto progressista per far pace infine con la coscienza. 

 

Il resto è inciampo e irritante effetto collaterale, abbiamo il nostro orticello da proteggere, non c’è tempo per pensare ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire al più presto, ai vinti che levano le braccia disperate (…).*

 

No, nessuna casserolade da queste parti.


 

*G.Verga, Introduzione a I Malavoglia, 19 gennaio 1881

 

 

Sara Di Giuseppe, 6 maggio 2023

 

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