23/05/23

I GRANDICELLI DELLA TERRA


Sono un po’ grandicelli per giocare con paletta e secchiello. Anche se la paletta è leggiadramente infiocchettata di nastri. E a  voler ridere - chè ne avremmo bisogno - questi non fanno neanche ridere, anzi fanno proprio girare i cabasisi.

 

Perché quelli che i giornaloni con l’abituale sprezzo del ridicolo chiamano i Grandi della Terra (dell’orbe terracqueo nella neolingua della Grande Fratella), mentre giocano a piantare alberelli dove 78 anni fa l’atomica cambiò i connotati dell’umanità, nella realtà delle loro scellerate politiche stanno ricreando le condizioni per le quali ”la terra, ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie...” *

 

Difficile capire se ritengano che il popolo oltre che bue sia anche beota; o se a forza di raccontarsela finiscano per crederci pure loro.


Il fattostà che - scriverebbe quell’alunno del maestro D’Orta** - 'sti Grandi Guerrafondai della Terra, in quel monumento alla follia umana che è Hiroshima, mostrano al mondo una volta di più che si può caldeggiare, finanziare, sostenere, perpetuare la guerra fingendo di parlare di pace. 

Fino a che atomica non sopraggiunga. 

[E perfino dire, restando seri, che aumentare le spese per la Difesa “significa intervenire nel sociale”: così di recente, sul patrio suolo, il Ministro della Guerra].

 

Così i grandicelli con paletta e secchiello, nostra Fratella compresa, dopo aver provato allo specchio fino alla paralisi facciale quell’espressione un po’ così – Zelensky offre consulenza attoriale non gratuita – rivelano al mondo che se vogliamo la pace - la pace giusta, eh! - dobbiamo mettere in campo più armi, e più potenti e più micidiali e più efficienti, perfino addestrare militari sul campo e piloti di caccia, e che la pace può esserci solo se continuiamo la guerra. 

Apperò. Grande teorema. 

Nel linguaggio delle neuroscienze si chiama pazzia furiosa o più tecnicamente "stare fuori come un balcone". 

 

[Le mediazioni di pace in tale contesto non sono contemplate - France’, stacce - e la tournée del capocomico dei due mondi Zelensky a caccia grossa di armi non risparmia nemmeno i regimi sauditi, noti pacifisti e paladini dei diritti umani]. 

 

Insomma, abbracci e baci in nome della guerra, ops della pace, in questo summit nipponico alla volemose bbene e facciamo affari, e foto di gruppo alti e bassi, grassi e magri, brutti e belli (oddio…) e pazienza se la Fratella italica e il suo Minipax, Ministero della Pace, sorvolano su quella bazzecola che è l'articolo 11 dell’italica Costituzione.

 

Perché a essere onesti è davvero-vero che non siamo in guerra, che andiamo a pensare noialtri malfidati. 

E quand’anche lo fossimo, "Finchè c'è guerra c'è speranza", è la filantropica filosofia del trafficante internazionale d'armi  Pietro Chiocca-Alberto Sordi, e poi  la guerra è bella anche se fa male, lo dice la canzone.

Di certo fa benone alla paccuta industria bellica nostrana, business fiorentissimo ancor prima della guerra (ops, della pace) d’Ucraina. 

Una vera benedizione, sapete.

 

E poi le nostre armi sono solo difensive, qualunque cosa voglia dire. Ce l'hanno assicurato e c'è da crederci: lo dice Crosetto e Crosetto è androide d'onore.




* I.Svevo, “La coscienza di Zeno”, 1923
 ** Marcello D’Orta, in “Io speriamo che me la cavo”, 1990, “Tema: Gita domenicale”

Sara Di Giuseppe - 23 maggio 2023

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