22/12/22

SERIAL LOVER ovvero Della solitudine

SERIAL LOVER

ovvero

Della solitudine 


“DON JUAN”

Compagnia  ATERBALLETTO 

Coreografia Johan Inger

Musica originale Marc Alvarez

 

Teatro delle Muse 

Ancona – 17 dicembre 2022

 

 

¿Quién soy? Un hombre sin nombre”.

(El Burlador de Sevilla y convidado de piedra – Tirso de Molina, 1630)





  

Millesettecentottansei, le versioni del Don Juan nei secoli - a partire dal suo prototipo letterario, il dramma secentesco di Tirso De Molina, 

El Burlador de Sevilla y convidado de piedra”- secondo la ricerca, datata 1965, di un volenteroso filologo della Virginia. 


Altre versioni, chissà, potrebbero esservisi aggiunte da allora.


Questa, del coreografo svedese Johan Inger, affidata alla drammaturgia di Gregor Acuña-Pohl e alla magistrale interpretazione dell’Aterballetto, è certo di estrema, quasi provocatoria modernità; perché il linguaggio coreografico ha qui il compito non facile di narrare e disegnare al tempo stesso tortuose dinamiche interiori, di spingersi fino ai recessi oscuri dell’anima; e perché le chiare implicazioni freudiane ispirano una scrittura teatrale fuori dai cliché letterari e musicali consolidati nel tempo intorno al personaggio-enigma per eccellenza. 


Archetipo del grande seduttore ma non del grande amatore - non l’amare ma la conquista in sé lo attrae: emblematicamente nell’opera letteraria egli attinge, nel definirla, al campo semantico della guerra - il Don Juan di Inger, interpretato con intensa fisicità dall’eccellente Saul Daniele Ardillo, ha nella madre, e nell’abbandono di lei, la radice della propria anaffettività, della serialità amorale delle sue conquiste - forse solo divorante inappagata ricerca della figura materna - e del solitario e folle, conclusivo, precipitare nell’abisso.

 

È la madre il “convitato di pietra”: è lei che scompare nell’incipit - “era scritto nel mio destino” è la voce dolente voce fuori campo - per ricomparire, opprimente e inflessibile, nel finale, giudice della dissolutezza di lui; lei a sostituirsi alla giovinetta stuprata; lei ad allontanarsi un’ultima volta dal giovane - inorridito ma non redento - che danza la propria autodistruzione sotto una pioggia di cenere in un oscuro sabba di creature demoniache, gettate a terra le ali d’angelo con cui ha ingannato e sedotto l’ultima vittima, l’adolescente Ines.


Neppure Leo/Leporello, amico e “specchio” di Don Juan - a volte complice, a volte giudice, di fatto il suo doppio - è in grado, per la sua stessa ambiguità, di penetrare davvero le ferite di quell’anima e di farsi sua coscienza morale.

 

Su una scena nuda di arredi, solo occupata da parallelepipedi in continua metamorfosi - pareti, alcove, muri da cui precipitare nel nulla - la danza disegna eloquente le relazioni e gli inganni, la seduzione come beffa, l’amore come predatoria conquista e l’eros, infine, che celebra il suo connubio con thànatos trascinando il seduttore nell’abisso.


Tessuto narrativo, questo di Acuña-Pohl, che nella coreografia di Inge e nel magnetismo della partitura musicale si dispiega in quadri ora chiaroscurati ora trionfanti di luce e colore; l’intensità dei danzatori – interpreti a tutto tondo – è trascinante e quasi bacchica nella coralità delle scene di festa, vigorosa e sensuale negli echi folklorici, nelle maschere, nell’eleganza seduttiva e ambigua dei riti sociali; ed è struggente nel tratteggiare la disperazione e la perdita quando, nel gioco spensierato e giovanile dell’eros, il seduttore seriale distende la sua insaziata sete di conquista, il famelico peregrinare di seduzione in seduzione lasciandosi dietro deserto e dolore.

 

Saranno le figure femminili ingannate e vinte, a suggellare la solitudine e la rovina finale: accolte dalla madre che è giudice e convitato di pietra, la loro silenziosa scomparsa dietro quei pannelli eretti a muraglia segna la definitiva sconfitta. Scaduto ormai il tempo di cui s’è preso gioco (“C’è ancora tempo!” suole ripetere il Don Juan di De Molina) nessuna catarsi attende il protagonista, e nel suo inabissarsi egli torna oggi, anche per noi e ancora una volta, nel mito: come fa ormai da secoli, paradigma di irrisolto conflitto - appannaggio esclusivo dell’umana specie - fra luce e tenebra, fra male e bene. 


  https://www.youtube.com/watch?v=NgOQBCoBXKw

Sara Di Giuseppe - 21 dicembre 2022

Le foto appartengono ai rispettivi proprietari e hanno il solo scopo di corredare il testo
 

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