26/12/21

SE UN GIORNO D’INVERNO UN VACCINATO…

ovvero

Eccellenze picene

 

Giornata prima.


Hai saputo che a Grottammare un “hub vaccinale” sarà a disposizione in via Cairoli il giorno ics dalle ore alle ore, e ti appresti a godere del vantaggio che ti si offre, a pochi chilometri da casa, per spararti la terza dose di vaccino anti-Covid.


Arrivi con ampio anticipo il giorno indicato e scopri che già sono stati distribuiti i primi 60 numeri: da chi a chi e perché tanto prima dell’orario indicato non sapremo mai, ma un paio di congetture si potrebbero fare. 


Così resti fuori, ammucchiata con tutti gli altri perché la via è stretta e se le auto in transito t’investono non ti serve più neanche il vaccino. Che è un modo come un altro di risolvere il problema.


Pensi alla stranezza di denominare pomposamente “hub vaccinale” quello che propriamente è un buco vaccinale; che bastava un Q.I. medio-basso per capire che la richiesta di vaccinazioni non poteva essere soddisfatta in uno spazio così miserando e che forse i cittadini meritano di meglio che sentirsi un pecorame intruppato: perchè non è che ci si è volontariamente ammassati per il concerto dei Pink Floyd e allora perché brontoli…

 

Capisci ben presto che per oggi non ce la farai (alle 18 si chiude, signori) e ti rassegni al viaggio della speranza, l’indomani, al principale Centro Vaccinale di San Benedetto, quello che il mondo c’invidia: il Centro Agroalimentare di San Benedetto/Porto d’Ascoli.


 

Giornata seconda

                  

Stavolta ce la fai, l’organizzazione è accettabile; i volontari sono volenterosi e smistano, controllano, consigliano, scherzano perfino; medici e altro personale gentili al minimo sindacale ma mica ti possono accogliere con la fanfara. Niente code chilometriche, è vigilia di Natale. Ti prendi la tua brava terza dose ed è fatta.


Ma sei semi-assiderata: gli step dell’attesa, di prima mattina, si sono consumati lungo i moduli di una struttura dove a emergenza finita presumi che congeleranno il pesce da esportazione. I tendoni fuori sono quelli de L’Antico e le Palme, che te li raccomando.

Presumi ragionevolmente che i più anziani e fragili e cagionevoli muoiano entro i primi dieci minuti e le salme vengano presto rimosse per non turbare i vaccinandi. 


Chiedi alle dottoresse come facciano, loro lì tutto il giorno, e mi indicano una stufetta in un angolo della sala che così piccola neanche a casa mia. Contente loro.

 

Ma i “funghi” che riscaldano bar, ristoranti e in genere locali all’aperto, esteticamente osceni ma certo efficaci e funzionanti, no eh? L’intelligenza al potere ha deciso che va bene così e bisogna soffrire signora mia?


Impareggiabile sanità picena.


Ma, soprattutto, approdare qui è un’esperienza antropologica che ti segna: ti chiedi quale visione della realtà, della decenza, della civiltà, del decoro, animi i decisori che collocano il Centro Vaccini in un postaccio che per squallore, tristezza, disordine urbanistico, caos segnaletico, irraggiungibilità, non teme rivali. 

Dove il BRUTTO celebra i suoi trionfi; a metà, per desolazione e orrenditudine, tra carcere e centro profughi (spesso uguali fra loro); un non-luogo che il gergo romanesco definirebbe pittorescamente “lo sprofondo”, dove chi non sia automunito non ha nessuna possibilità di arrivare, dato che il trasporto pubblico devono ancora inventarlo, qui da noi.


Un lusso, al confronto, il Palazzetto dello Sport o Palaspeca (pur nella sua degradata vetustà e oggettiva schifezza architettonica) presso il quale - con entusiasmo ben diverso che già appartiene al mito – ricevemmo le prime due dosi. 


È questo, ciò che una città e un territorio avvezzi ad autocelebrarsi – molto più di quanto oggettivamente meritino – sono riusciti a partorire nell’emergenza? Non ci sono, nella superlativa San Benedetto stupor mundi, in questa parte delle Marche che le scoprirai all’infinito e pubblicizzate urbi et orbi dalla celebrità di turno ed evasore fiscale, strutture adatte allo scopo, a portata di cittadino di ogni censo ed età, che rispondano a canoni elementari di decoro, raggiungibilità, funzionalità, ospitalità, civiltà?

 

O devo aspettarmi in risposta che tutto questo è normale?



Sara Di Giuseppe - 25 Dicembre 2021

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