23/03/20

Tutte le zeppole del presidente

ovvero
Protagonismi e deliri ai tempi del colera
 

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Muti e terrorizzati, gli animali lentamente rientrarono nel granaio [….]. Napoleon* […] annunciò che da quel momento le sedute della domenica mattina sarebbero state sospese. […] In avvenire tutte le questioni relative al lavoro della  fattoria sarebbero state definite da uno speciale comitato di maiali presieduto da lui stesso. […] Gli animali si sarebbero ancora riuniti la domenica mattina per il saluto alla bandiera, per cantare “Animali d’Inghilterra” e ricevere ordini per la settimana; non vi sarebbero state più discussioni”.


*(“Napoleon era un grosso verro [maiale] del Berkshire dall’aspetto piuttosto feroce”)

G. Orwell, La Fattoria degli Animali
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        Dobbiamo aver gravemente peccato, se oltre alla catastrofe globale - piovuta in una manciata di settimane su tutto quest’atomo opaco del male - noi italiani abbiamo avuto in sorte già da molto prima anche le Regioni, e affidato ad esse il Sistema Sanitario Nazionale e, non bastasse ancora, ci ritroviamo certi presidenti e infine certi sindaci.

        Dal lombardo Fontana (quello che si garrotava in diretta armeggiando con la mascherina) al veneto Zaia (quello che i-cinesi-mangiano-topi-vivi-li-ho-visti-io) al marchigiano Ceriscioli (quello che indispettito dall’imminente uscir di scena fa ordinanze a manetta per battere in velocità il Governo così-vedete-chi-sono-io) al campano De Luca (quello che sulle zeppole di San Giuseppe vendute per strada ha visto il virus danzare la rumba): il campionario - qui solo parziale - è ricco e democraticamente spalmato da nord a sud.

        Macchiettismo sconsolante che unisce alcuni presidenti di Regione a sindaci di ogni dove: ecco Emiliano da Bari, che in favore di telecamere insegue agile in spiaggia i feroci untori; ecco Piunti da San Benedetto, che lo copia e gongolante va oggi sulle locandine dei quotidiani; ecco Fioravanti da Ascoli, che in pompa magna consegna in Duomo le chiavi della città al vescovo…

        Un ininterrotto fil-rouge di surreale comicità si dipana, mescolato a pulsioni autoritarie e fascistoidi che l’emergenza sta impudicamente scoperchiando.
A un De Luca furens che ai dementi in festa di laurea manderebbe “i carabinieri col lanciafiamme” (e basterebbe per affidarlo a un TSO d’urgenza) fanno eco sceriffi d’ogni taglia e pezzatura in una sudamericana scomposta voglia di militarizzazione.
Dalle Regioni ai Comuni, è tutto un gridare all’armi! e invocare eserciti. E l’esercito infatti c’è, nelle strade lombarde, a controllare col mitra spianato i criminali che escono a far la spesa…

       Esercito, militari, ronda, maniere forti sono i termini più usati, nella semantica bellicista del momento, culminante nei carri armati che il  sindaco di Ercolano manderebbe per dare una bella ripassata ai cittadini: c’è un nauseante tanfo di caserma nel messaggio politico che ne emerge.
   
        È evidente, allora, che il coronavirus è solo il SECONDO dei nostri problemi; il PRIMO è aver lasciato per decenni che le Regioni governassero e lo facessero attraverso rappresentanti, non dissimili da quelli di oggi, dal tocco distruttivo quanto quello di Medusa; aver lasciato che i territori fossero impunemente depredati e spogliati nei servizi pubblici essenziali a beneficio del privato; che si inseguissero - vedi la Lombardia - modelli di crescita e sviluppo il cui prezzo è altissimo, se infatti questa regione ha oggi più morti che tutta la Cina. Nulla c’è di casuale in questo, nè di fatale. E al primo posto nelle responsabilità ci siamo noi, colpevoli di averli votati, rivotati e lasciati agire indisturbati gli  spudorati che adesso danno a noi la colpa del virus e ci puntano contro i fucili!

        Una gelida sensazione di déjà-vu c’è, alla fine, nelle immagini degli stralunati militari lombardi in mimetica armati di mitraglione, nelle muscolari dichiarazioni dei “governatori”, nel protagonismo bulimico e ignorante di sindaci-sceriffi e di sindaci-Savonarola.
E non basterebbero tutte le “zeppole al coronavirus” del presidente ad addolcirne il sinistro presagio.


Sara Di Giuseppe - 22 marzo 2020



 

 

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