09/03/20

San Benedetto. “Vendesi Torre del Porto del ‘500 con garage”

        L’ignobile “restauro conservativo” (si chiamano così, da ‘ste parti, i più feroci e ignoranti interventi edilizi su strutture di pregio bisognose d’aiuto) della Torre del Porto del 1543 non è ancora finito, né finirà finchè potrà succhiare soldi pubblici: ma un annuncio così attrarrà di certo il rapace compratore di turno, con l’acquolina all’idea di schiaffarci il solito ristorantino d’acchiappo sul mare, pure con garage per SUV ibridi alla moda che non sopportano la salsedine.  
Siamo alla Sentina, Riserva Naturalistica ascolana-sambenedettese, un tempo di ben 180 ettari – oggi togline almeno 50 – assediata da auto, strade, case e cemento, incuria, politica, affari.

        Ci torno per caso dopo tanti anni – l’ultima volta ci andammo all’avventura con Fulco Pratesi, che lo facemmo infangare felice, la Sentina era ancora grande, selvatica, libera, profumata, scomoda – senza immaginare che proprio oggi sabato 7 marzo i giornaloni locali le avrebbero dedicato lunghi articoli radiocomandati imbottiti di elogi e spudorate bugie. Eppure per ristabilire la verità-vera, per vedere plasticamente di quale scempio parliamo, bastano le 3 foto della Torre del Porto scattate nel pomeriggio.

        Stamattina qui in Sentina ci sarebbe pure stata la ripetizione di una delle cicliche gloriose corali passeggiate-che-sensibilizzano-gli-animi-e-promuovono-la-cultura-dell’ambiente-bla-bla-bla promosse dai soliti noti, Enti e Associazioni in odor di santità, non senza il must di simili emozionanti eventi: l’entusiastica raccolta di rifiuti abbandonati, plastica vetro cartucce preservativi…

        Ma a che serve scrivere ancora della perduta Sentina. Bisogna piuttosto andarci e guardarla con occhi  non foderati di salame, sgombri da retoriche furbastre e pelose bugie: potrà venire da piangere o da bestemmiare, o da inseguire coi bastoni chi finora l’ha gestita, chi la gestisce oggi, chi ancora la massacra ricevendone lodi. E giacchè all’improntitudine non c’è limite, per farsi belli misero perfino pesantissime inservibili biciclette pubbliche (io fesso “comprai” la chiave di un lucchetto, la n° BW018, 5€). Erano 10 o 12, ben presto chili di ruggine le ricoprirono, le selle in fila mangiate dai topi rimasero in mostra per anni, ho le foto.

        Nelle 3 foto, pur non tanto accurate (ero troppo depresso), si vede comunque chiaro l’assassinio della Torre del Porto: cioè l’aggiunta, a sud, di quel bubbone, di quel volume spropositato abusivo (garage o cosa?) volgare e intonacato che grida vendetta. Chi l’ha ideato? Chi l’ha progettato? Chi l’ha approvato? Quali ditte sub sub sub-appaltatrici lo stanno costruendo? Chi ci sta mangiando?
Sì lo so, hanno imperversato molti virus, anche i Nuovi Verdi.

       Per fortuna c’è sempre il mare, che continuerà il suo ciclico lavoro pulito, al soldo di nessuno. Avanzerà. Nessuna scogliera potrà fermarlo. Se gli va, con buona parte della Sentina si prenderà pure la nostra Torre del Porto, fa già le prove giocando a circondarla. Ma portandosela sott’acqua, il mare - almeno  lui - la salverà dalle grinfie ottuse dei politici, dall’ignoranza dei costruttori, dall’imbecillità dei cacciatori, dall’oscenità dei falsi ambientalisti, dalla balordaggine dei brocchi passeggiatori della domenica, che invece d’indignarsi per il furto e la distruzione di quest’area unica e preziosa si tengono giulivi per mano.
 


PGC - 7 marzo 2020




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