16/06/25

COSE DA LEONI

 L'operazione in Iran si chiama "Leone nascente".

L'assassino Netanyahu avrà chiesto il permesso?

PGC - 15 giugno 2025

09/06/25

"Madamina, il catalogo è questo"

Vignetta di Natangelo - Il Fatto Quotidiano 5.06.’25

               …Non già che mancassero leggi e pene (…). Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti, e aumentabili (…) ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori. (…) Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride (…) non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano

     [ A.Manzoni, I Promessi Sposi  - cap.I ]

 

     Lunghetto il Catalogo. No, non il catalogo di Leporello delle belle che amò il padron mio; magari ci soccorressero la levità geniale di Mozart e Da Ponte, la bellezza come antidoto alla tossicità di un potere politico dal volto arcigno, voglioso di agitare manganello e galera! 

No, qui solo il plumbeo DL Sicurezza col suo lugubre catalogo di nuovi reati più un congruo numero di aggravanti più un bel pacchetto di norme repressive. 
Varato da un Parlamento di pavide pasciute marionette. 
Contrastato - si fa per dire - da un’opposizione - si fa per dire - caricatura di sé stessa. 
Firmato da un Capo dello Stato troppe volte dimentico di Costituzione (dell’art. 17, per esempio - diritto a riunirsi pacificamente e senz’armi - e dell'art. 21 - libertà di manifestare il proprio pensiero. Per dirne solo due).

 

In Italia seicento e quaranta / in Almagna duecento e trentuna - canta Leporello - e giù una serie numerica di sicuro effetto comico: Cento in Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna son già mille e tre

Uguale effetto comico, al di là del tragico, ampiamente raggiunto anche dal nostro Decreto Sicurezza: l’iperbolico numero di conquiste del dissoluto serial lover Don Giovanni - sciorinate dal servo a beneficio della sventurata Donna Elvira - non è meno grottesco della paranoia securitaria che permea il lungo catalogo delle libere manifestazioni di dissenso, dei comportamenti di protesta non violenta fino a ieri - e non tutti - da sanzione  amministrativia e oggi - tutti - reati da galera: il blocco stradale non violento (la cosiddetta norma anti-Ghandi), la contestazione delle Grandi Opere, le manifestazioni ambientaliste e animaliste, eccetera. 

Forme di protesta già depenalizzate nel 1999, per dire il nuovo che avanza.

E giù giù lungo la repressione di atti magari illeciti ma non certo degni di galera, fino alla criminalizzazione della cannabis light (priva di principio stupefacente, utilizzata anche a scopo terapeutico). Non male per chi come Nordio voleva alleggerire le carceri (i carceri, dice) depenalizzando un po’ di reati: gli togliessero il fiasco, ogni tanto…

E non è, ahinoi, la parentesi comica (pur inscindibilmente legata al dramma e alla tragedia) del catalogo di Leporello.

 

Qui al contrario, nelle logiche securitarie del decreto si annida l’anima profonda di questo ceto politico e delle forze al governo: classiste e retrive, intimamente fasciste. 

Pugno di ferro dunque coi deboli (e con chi magari “delinque” per necessità o disperazione; perfino coi bambini di meno di un anno condannati al carcere con le loro madri - essendo solo 4 in tutta Italia gli "Istituti a custodia attenuata per le detenute madri", gli ICAM). 

Maglie larghe invece coi forti, e garanzie e tutele statali per i pubblici ufficiali (non più infatti sospensione immediata per gli indagati dal manganello facile e peggio, assistenza legale fino a 10.000 euro a carico dello Stato); e, ciliegina sulla torta, ampio spazio di manovra ai Servizi Segreti (le cui devianze tante tragedie produssero in anni bui della storia recente d’Italia).

I numeri: 39 (gli articoli del Decreto); 14 (i nuovi reati); 9 (le aggravanti). Chi vuole può giocarseli. Come le conquiste del dissoluto punito  nel catalogo di Leporello - Un catalogo egli è che ho fatt'io - questi sono  numeri di “conquiste”: per chi le ha scritte, volute, votate, firmate, accettate.

 

Per tutti noi altri, sono piuttosto la misura di un deficit di civiltà più che mai profondo; sono un passo decisivo verso la compressione del dissenso; verso la criminalizzazione di condotte che nascono dal disagio sociale sul quale ci si guarda bene dall'intervenire; verso la cancellazione - conclamata oggi con feroce prosopopea - di diritti e di spazi di libertà democratica.

 

-          Oggi voteremo un Referendum, anzi 5: prima che ci tolgano anche questo, prima che sia tardi - finchè ancora tempo (…) e prima che bruci Parigi – cercheremo di assaporare, non ancora sconfitti, un residuo scampolo di democrazia


 

*W. A. MozartDon Giovanni, Atto I, scena V
 
Sara Di Giuseppe - 8 giugno 2025

 

05/06/25

GRANDE PENNELLO per GRANDI REFERENDUM


 
Per affiggere i nostri manifesti dei referendum, da improvvisati attacchini abbiamo messo un pennello grande a rullo in cima a un bastone e fatto in casa della colla che pareva un brodo col dado. Risultato: alcuni sono subito caduti da soli, altri ce li hanno staccati facile. 

Tutta colpa del pennello: ci voleva non un pennello grande, ma un GRANDE PENNELLO!” (CINGHIALE magari, ma quella pubblicità non c’è più…).

Il gusto e la fatica di fare gli attacchini come quando eravamo manovalanza operativa esterna dei partiti. Però, oggi, con lo spirito di cani sciolti, di manovali del nostro pensiero
Col nostro CHI VOTA MANGIA LE MELE, copiato dall’indimenticabile CHI VESPA MANGIA LE MELE del ‘70 (pietra miliare della comunicazione, che perfino rilanciò la Piaggio!), abbiamo tentato di scacciare l’atavica tristezza della politica facendo i seri giocando, e occupando le deprimenti plance di ferro orfane di manifesti (salvo alcuni inguardabili). 
Abbiamo provato a scacciare la noia, a incuriosire, a incentivare l’affluenza a cui già fanno il funerale. Diffondendo poi in rete le buffe foto di attacchini precari in cerca di lavoro…
Zero risultati, i nostri giornalisti c’hanno altro da fa’. Almeno sapessero spiegarli, ‘sti referendum.
 
PGC & FdZ - 5 giugno 2025