13/04/24

Papaveri e papere... e paperelle

San Benedetto, foce inquinata dell'Albula, micro-oasi spontanea di papere (anatre) 
 
    Povere papere e paperelle - di cui almeno 4 neonate - costrette da noi papaveri alti alti alti a sguazzare in quest'acqua nerissima quasi stagnante, inquinatissima, puzzolente e sporca di tutto! Ma loro non protestano, non chiamano i sindacati-paperi della CGIL, né l'ASL, né la stampa-papera (tempo perso, lo sanno). Non frignano neanche con i cittadini, c'hanno paura, qualche fetente ha tentato più volte d'avvelenarle. D'altra parte son state loro a scegliere questo posto, valle a capire. Avessero ragione? qui sicuro mica saranno sparate come alla Sentina o nei "campi di grano" delle campagne vicine. Sarà come sarà, scambiando I'Albula per un "ruscello" (errore!!!) ci son rimaste, pare che un paio di loro, incinte, erano stanche di volar migrando... Così da alcuni giorni la piccola colonia di papere (pardon, anatre) è cresciuta di almeno 4 graziose paperelle multicolor, che ne fanno di tutti i colori come i bambini. Nuotano, giocano, corrono inciampando sulle rive, vanno sott'acqua, beccano, si puliscono da sole le piumette, fanno "qua qua qua..." quei loro acutissimi versetti (non satanici). Ah, fossero "umane", in quest'acqua sarebbero già tutte morte stecchite. 

Qualche sfaccendato papavero-alto-alto-alto del luogo le (s)guarda dal ponte, tra cui anch'io che faccio le foto contro sole (che non vi mando). Ma le performance di questi animaletti interessano poco i pensabene che tirano dritto con le facce ingrugnite, mentre i rari bambini ancora curiosi trovano d'ostacolo le grosse balaustre di pietra del ponte. Fortuna che vicino al lungo imbuto di cemento dell'alveo del torrente c'è sempre il volenteroso pensionato standard che "semina" cibo da un cesto. Però a terra, o nell'acqua zozza, alle papere ne arriva poco: se lo rubano al volo i famelici piccioni del porto, pure qualche gabbiano - "Sciò! jè-t-v vìii! facètele magna', ssì pà-p-r-... " 

Ma le paperelle, si sa, s'accontentano anche solo delle molliche di rimbalzo. Un po' come noi, che in questi tempi bui ci consoliamo e quasi ci saziamo delle (belle e buone) "molliche" di Vincenzo Mollica in mostra qua a pochi metri nella Palazzina Azzurra. Che c'entrano le paperelle? C'entrano, c'entrano, come ce ne sono anche nel catalogo "Scarabocchi in libera uscita" nelle pag. 128, 129 dedicate da Andrea Pazienza a Vincenzo Mollica. In effetti, fuor di metafora, le papere e paperelle siamo noi, mentre i potenti, i politici, chi comanda, chi ci amministra... chi se ne frega delle condizioni igieniche e sanitarie dell'Albula... sono i Papaveri alti alti alti. S'intendeva così anche nella allusiva canzoncina "Papaveri e Papere" di Nilla Pizzi del '52, in cui c'era soave leggerezza canterina ma anche per niente velata satira politica contro i potenti: i Papaveri alti alti alti, appunto. La censura non se ne accorse o lasciò perdere, pensa. Oggi rischi di più. Alla dolcissima paperella gialla dell'Albula quindi non resta che dirle: "sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?”.
 
PGC - 12 aprile 2024

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