25/03/16

“Icone 2013”. I ritratti di Marco Fulvi a “L’Altro Spazio” di Grottammare

Il pomeriggio di ieri l’ho dedicato alla mostra di pittura riproposta dall’amico e collaboratore di UT (nel numero dedicato a “La tenerezza”), Marco Fulvi a Grottammare Alta, Piazza Peretti, presso il negozio di antiquariato e prodotti artigianali “L’Altro Spazio”, un luogo dall’aspetto assolutamente inedito, quasi una galleria sui generis. In tre stanze intercomunicanti appare una scenografia di grande suggestione, che accoglie originalissime creazioni in un habitat di estrema raffinatezza, come uno scrigno che si offra delicatamente allo sguardo. Si entra ed una leggera penombra accoglie sulle pareti turchine i ritratti di Marco, di un’umanità affidata a una tenace memoria: tante “icone”, volti rivissuti in profondità, colti in un loro momento irripetibile, quasi pronunciassero una sola, vergine parola con lo sguardo teso a illuminare il loro carattere, ad incontrare vis-à-vis chi arriva di volta in volta. 

Sono immagini che entrano immediatamente in dialogo con chi guarda, chiedono, raccontano l’esperienza del colore, la pazienza millimetrale dell’Artista e il momento irripetibile dell’ultima pennellata, quella che lo congeda dal quadro e lo affida ad un divenire di cui tutti restiamo partecipi. 
La tecnica pittorica, tempera ad uovo su tavola, è antichissima, e Marco dice di averla appresa a Firenze, da una suora pittrice di icone religiose.
Ogni quadro si posa, si adagia nel calore estetico ed estatico dell’ambiente, chiama elegantemente narrando dell’ incontro tra sé e l’Autore, in una forma viva di amore, lontana da ogni esibizione, promuovente una pittura classica ma anche incredibilmente nuova, fiduciosa, misteriosa ma accogliente, che invita a formulare parole ed elargire emozioni a chi visita queste stanze piene di un onesto e prezioso antiquariato che per qualche squarcio di tempo ci ha strappati alla quotidianità.


La scelta del ritratto è un esercizio amoroso, nel talento della conoscenza.
Nel caso di Marco Fulvi è l’immergersi nella storia, vista nel suo momento irripetibile, di chi passa con noi sulla scena del mondo, compagno di strada, amico, conoscente o sconosciuto la cui immagine è stata intercettata nel respiro della sua esistenza.
Marco dipinge visi come corolle tratteggiate al millesimo, basta guardare la foggia dei capelli, la curva del mento, il lago degli occhi. Un’infinita attenzione. Il desiderio di essere parte della sagoma umana che gli sta davanti, o di riconoscerla nei tratti comuni: un sopracciglio, l’arco delle labbra, l’orecchio, in una meditazione che si fa attimo e corpo, presente che sfuma nell’istante successivo, nel quadro magicamente coevi.
Ricreare la vita partendo da un’immagine è un dono che ogni volta qui scaturisce, e tratteggiare le linee perché l’immagine sia propriamente quella,

non un centimetro più piccola, non un sfumatura di colore in più, è una forma di amore silenzioso per la “figura” e per la pittura in sé, che qui si fa idioma, si dirama in storia, si va approfondendo, sfacendosi nei tratti minimi, esagerandosi nella fissità, come in un dato comune consegnato ogni volta a una memoria millimetrata, che è il tramite per un microcosmo ordinatissimo che siamo chiamati a “riconoscere”, a incontrare.
Immerso nell’unico colore dello sfondo, il volto prende corpo e luce dalla fisiognomica ogni volta inedita, per cui abbiamo il piacere di ritrovare magari un amico assorto nella sua posa incontrovertibile, in unicità con se stesso tanto da diventare icona della sua storia, contemporaneo a chi guarda per lo scroscio dei capelli o il tratto della veste, captato in un sorriso che quasi lo trascende, lo “strania”, oppure in un suo silenzio perplesso, dove forse si disegnano gli ultimi momenti prima che la posa si realizzi, e dall’atmosfera d’insieme scocchi il richiamo felice che ci induce a sostare lungamente, in una domanda che sa già d’amicizia.

Enrica Loggi

La mostra resterà aperta fino al 29 Marzo.

(Informazioni sull’Artista: www.marcofulvi.it)

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