L'operazione in Iran si chiama "Leone nascente".
L'assassino Netanyahu avrà chiesto il permesso?
L'operazione in Iran si chiama "Leone nascente".
L'assassino Netanyahu avrà chiesto il permesso?
…Non già che mancassero leggi e pene (…). Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti, e aumentabili (…) ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori. (…) Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride (…) non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano…
[ A.Manzoni, I Promessi Sposi - cap.I ]
Lunghetto il Catalogo. No, non il catalogo di Leporello delle belle che amò il padron mio; magari ci soccorressero la levità geniale di Mozart e Da Ponte, la bellezza come antidoto alla tossicità di un potere politico dal volto arcigno, voglioso di agitare manganello e galera!
In Italia seicento e quaranta / in Almagna duecento e trentuna - canta Leporello - e giù una serie numerica di sicuro effetto comico: Cento in Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna son già mille e tre.
Uguale effetto comico, al di là del tragico, ampiamente raggiunto anche dal nostro Decreto Sicurezza: l’iperbolico numero di conquiste del dissoluto serial lover Don Giovanni - sciorinate dal servo a beneficio della sventurata Donna Elvira - non è meno grottesco della paranoia securitaria che permea il lungo catalogo delle libere manifestazioni di dissenso, dei comportamenti di protesta non violenta fino a ieri - e non tutti - da sanzione amministrativia e oggi - tutti - reati da galera: il blocco stradale non violento (la cosiddetta norma anti-Ghandi), la contestazione delle Grandi Opere, le manifestazioni ambientaliste e animaliste, eccetera.
Forme di protesta già depenalizzate nel 1999, per dire il nuovo che avanza.
E giù giù lungo la repressione di atti magari illeciti ma non certo degni di galera, fino alla criminalizzazione della cannabis light (priva di principio stupefacente, utilizzata anche a scopo terapeutico). Non male per chi come Nordio voleva alleggerire le carceri (i carceri, dice) depenalizzando un po’ di reati: gli togliessero il fiasco, ogni tanto…
Pugno di ferro dunque coi deboli (e con chi magari “delinque” per necessità o disperazione; perfino coi bambini di meno di un anno condannati al carcere con le loro madri - essendo solo 4 in tutta Italia gli "Istituti a custodia attenuata per le detenute madri", gli ICAM).
Maglie larghe invece coi forti, e garanzie e tutele statali per i pubblici ufficiali (non più infatti sospensione immediata per gli indagati dal manganello facile e peggio, assistenza legale fino a 10.000 euro a carico dello Stato); e, ciliegina sulla torta, ampio spazio di manovra ai Servizi Segreti (le cui devianze tante tragedie produssero in anni bui della storia recente d’Italia).
I numeri: 39 (gli articoli del Decreto); 14 (i nuovi reati); 9 (le aggravanti). Chi vuole può giocarseli. Come le conquiste del dissoluto punito nel catalogo di Leporello - Un catalogo egli è che ho fatt'io - questi sono numeri di “conquiste”: per chi le ha scritte, volute, votate, firmate, accettate.
Che vai a pensare. È così che si fa, i bravi sportivi vanno dal papa, ogni tanto pure da Mattarella: l’uno e/o l’altro fanno il discorso edificante, loro fanno la faccia della domenica a messa, quella da eh sì signora mia; a volte si commuovono, la lacrima virile dona, agli uomini duri che non devono chiedere mai.
Noi maligni ne dubitavamo. Invece il Governo Israeliano è davvero campione di democrazia: Netanyahu ammazza secondo Referendum, pare che si fermerà appena avrà trucidato il 50% +1 degli abitanti della striscia di Gaza. Per lui è un quorum come un altro, però funerario.
E non ci saremmo fatti (giustamente) menare in piazza, non avremmo imbiancato coi sudari le città, progettato teatrali flash-mob, stampato locandine (con le mele), piatito intellettuali decenti, per stanare i politici, scuotere gli imbambolati: farli un tantino sdegnare. Mica facevamo tutto ‘sto casino. Si pazientava fino al raggiungimento del benedetto quorum del 50% +1 di anime e amen. Ma saremmo rimasti sereni anche dopo. Netanyahu, uomo d’onore, sazio di (mezzo) genocidio, offrirà lui stesso la “pace giusta”. Dando il via - con entusiasmo - anche alla costruzione di villazze e resort sulle spiagge, alberghi di design, casinò… Chi meglio di lui, candidato al Nobel per la Pace.
Nell’impossibilità di sfamare i 2 milioni di civili della Striscia, molto presto così ne morirà 1 milione senza spender soldi in armi e munizioni.
E raggiunto finalmente il quorum del 50% +1 di palestinesi uccisi l’indisturbato Netanyahu sarà ancora vincente.
GAZA END. Evviva. (si fa per dire)
PGC - 24 maggio 2025
“Gaza non è un campo di battaglia ma un sito di cancellazione”
(P.Corrias, Il Fatto Quotidiano 21 maggio ‘25)
"Chissà se, come dice la Scrittura, le ossa umiliate - tutte le ossa umiliate - un giorno esulteranno"
(Claudio Magris)
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Cambiano i nomi in codice - oggi Carri di Gedeone (Israele, maggio 2025), ieri Soluzione Finale (Germania, gennaio 1942, Conferenza di Wannsee) - ma la ferocia umana non cambia.
Ieri macchina scientificamente pianificata al genocidio di un popolo, l’ebraico; oggi pulizia etnica o genocidio, comunque si voglia chiamare il piano di distruzione totale di un territorio e della sua popolazione, quella palestinese - in spregio della Convenzione del 1948 contro il genocidio - mediante gli attacchi a fuoco da terra e dal cielo, l'assedio e la morte per fame e malattie con blocco degli aiuti alimentari e sanitari, la deportazione finale in altro territorio della popolazione superstite.
La domanda - come si è potuto consentire che accadesse? - nasceva dalle Ossa Humiliata del martirio di allora, nasce da quelle ancora calde del martirio di oggi.
Lascia attoniti l’assenza abissale di risposte.
Della realtà di allora - “che deve restare inconcepibile", scrive Claudio Magris nella prefazione a "Necropoli" di Boris Pahor - nessuno potrà mai dirsi innocente salvo coloro - sopravvissuti e non, i sommersi e i salvati, e chi ha visto la Gorgone (P.Levi).
Di quella odierna, l'incommensurabile orrore precipita sulla nostra sazia quotidianità con fragore apocalittico; e della sua operazione finale conosciamo i nomi, fraudolentemente pescati dal criminale Netanyahu e dai criminali suoi complici nell’antico e nella tradizione ebraica.
“Fusione di fanatismo teologico e guerra tecnologica”* l'operazione Carri di Gedeone si avvale delle più sofisticate tecnologie (droni, I.A., sorveglianza elettronica, codici cibernetici) e di possenti sistemi d’arma: dove i Carri (merkavot, i mitologici carri da guerra) sono oggi i tank Merkava “simboli della potenza militare israeliana”; e il biblico guerriero Gedeone sterminatore in nome di Dio degli oppressori - gli arabi Madianiti - suffraga la simbologia della crociata benedetta dal volere divino.
Strategia “non solo militare ma copertura per pulizia etnica e aggressione” - come denunciano le organizzazioni per i diritti umani e gli osservatori internazionali - approvata all’unanimità da Governo e responsabili israeliani; condivisa dallo psicotico bullo statunitense che pregusta l’imminenza del lussuoso Resort Gaza; consentita di fatto da un Occidente e da un’Europa complici dei crimini con il proprio silenzio, che non erogano una sola sanzione contro il governo israeliano anzi commerciano con quello in armi, che lasciano inascoltate le associazioni per i diritti umani, che manganellano - non solo metaforicamente - chi si oppone e denuncia.
Fiancheggiati da una stampa internazionale appecoronata e complice che in un’orgia di imbecillismo e malafede bolla di antisemitismo ogni protesta anti israeliana; che invoca il 7 ottobre e il diritto all’autodifesa - la solfa, che ben conosciamo, dell’aggressore e dell’aggredito - per giustificare “questo anno e mezzo di follia militare e politica, israeliana e internazionale” (Tomaso Montanari), per coprire l’indicibile, per raccontare la belva umana.
Oggi, come nauseabondi zombies svegliatisi dal sonno collettivo, questi indecenti governanti alzano voci ipocrite di presunto sdegno, recitano il copione sporco, strappato e logoro del compianto e della condanna a posteriori.
È TARDI.
Pesi per sempre su tutti loro e affolli le loro notti il sangue di tutti quegli innocenti, delle oltre 60.000 vittime, dei 28.000 bambini uccisi, delle migliaia che stanno morendo e moriranno ancora; li raggiunga implacabile il grido di quelle ossa umiliate, li schiacci l’orrore dei corpi maciullati dai cecchini e polverizzati dalle bombe, li annienti la supplica della popolazione affamata e morente.
Le migliaia di bianchi sudari che ogni giorno da un anno e mezzo vediamo sfilare sui nostri schermi siano la condanna incancellabile scolpita nelle pagine della Storia, quella condanna che nessuna Norimberga pronuncerà mai per i criminali che ci governano.
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“Soltanto un film potrebbe cogliere la massa multicefala che, con istinto centuplicato, a mezzogiorno brulica e ondeggia propagando nell’aria (…) un forte tremore dovuto all’attesa di un mestolo dell’acquosa, ma calda, sorgente di energia”
(Boris Pahor, Necropoli, 2008)
*(G.Gagliano in Inside over)
Sara Di Giuseppe - 24 maggio 2025
SENZA CONFINI
San Benedetto del Tronto - Palazzina Azzurra 3 - 14 maggio 2025
*Canzone per te (BARDOTTI - ENDRIGO 1967)
PGC - 14 maggio 2025
Eccolo che riparte, il nostro indomito ‘poeta di viaggi per terra e per mare’.
Con una stella marina e una conchiglia.
Giorgio- 11 maggio 2025
ovvero
DATEVI UNA CALMATA
Difficile rintracciare un barlume di razionalità tra le nebbie, i fumi, le fumate di questo aprile/maggio tragico e confuso, disseminato di guerre inutili e feroci (pleonasmi: c’è guerra che non lo sia?) e di folli dottor Stranamore in fregola bellicista; impossibile comprendere e accettare che un mondo a pezzi e sull’orlo ormai del precipizio si fermi incantato come un bambinone un po’ fesso davanti a un brutto comignolo romano e allo strambo rituale delle fumate così simili ai segnali di fumo degli indiani Arapaho.
C’è che l’immaginario collettivo si nutre di suggestioni, e vuoi mettere la magica attesa della fumatona – nera o bianca, rosa forse se mai si eleggerà una papessa – contro la fredda tecnologia di un display che invece dei punti nel basket dica se il papa ce l’habemus o no.
Però. Se Dio c’è, ci salvi almeno dal diluvio. Non l’universale e biblico, no, che ce lo meriteremmo tutto –essendo chiaro che peggior sorte non poteva toccare al pianeta, quest’atomo opaco del male, dell’essere abitato dalla specie umana – bensì quello che ci sta piovendo addosso a tema unico e unificato: il magico mondo del Vaticano, The greatest show on earth.
Funzionano così, le droghe: vedi solo quelle, il resto cessa di esistere.
L’hanno ben capito i politici nostrani - e, va da sé, i giornaloni e tutta la stampa da riporto - e con loro tutto il cucuzzaro internazionale: mediocri e inetti sì, dal primo all’ultimo, ma furbi quanto basta per sapere che una fortuna così, quando gli ricapita.
Perché il più grande spettacolo del mondo è una provvidenziale droga collettiva che fa sparire in un amen (letteralmente) le porcate della politica e le follie nostre e altrui; che qui da noi permette di nascondere ai radar i 5 referendum ai quali manca meno di un mese; di far passare inosservati la demolizione scientifica dei sistemi giudiziario, sanitario, scolastico, il riarmo che procede a rotta di collo e i paccuti finanziamenti a quello destinati e sottratti a tutto il resto, le politiche guerrafondaie dell’Europa a cui ci accodiamo in nome della…pace, gli stermini di popoli (relegati quasi tra le brevi di cronaca, come gli accoltellamenti tra balordi da stadio).
È bastato che nel discorso del Leone vestito di porpora e d’oro la parola pace risuonasse più volte (le hanno pure contate!) et voilà: giornali, giornaloni e giornaletti, tromboni e trombette, timpani e grancasse in delirio collettivo a dirsi e a dirci che un'età dell'oro sta per dischiudersi ora che sul soglio di Pietro siede un Leone.
Si cita la “meraviglia” di quel nome scelto in continuità - se ne dicono sicuri - col XIII, quello della Rerum Novarum.
Dimenticando che quest’ultima, innovativa per i tempi, era pur sempre di "impianto concettuale ed etico così paternalisticamente codino" che prenderla a modello è proprio un azzardo (definiva il socialismo una potente ingiustizia, la proprietà privata un diritto di natura, condannava la laicità dello stato e la lotta di classe, riteneva torre dal mondo le disparità sociali, esser cosa impossibile…insomma non proprio Che Guevara…)
Meglio questo, tuttavia, che farsi venire in mente quell'altro, il mediceo Leone X - niente meno che figlio del Magnifico - e il suo esultante, goliardico e arcinoto “Andiamo a goderci il papato”…
[D’altronde aveva 38 anni - altri tempi - e si può capire… E poi non gliene restavano molti, defunse a 46. Un malore, si disse, ma resta un cold case: era già scampato all’avvelenamento una volta….Comunque no panic, da un pezzo i papi non li assassinano più].
Insomma, datevi una calmata. Perché di questo passo toccherà nominarne presto un altro, di papa, se non si vuole che dissoltisi troppo presto i fumi del fumo di Roma le folle tornino a vedere chiaro – d’una chiarezza allucinante - e si accorgano che non solo il re, ma pure il papa è nudo, e i suoi richiami alla pace – vedere Bergoglio per credere – hanno sulle scellerate politiche mondiali lo stesso effetto di quelli di missitalia.
A meno che l’attuale non si dimostri un leone per davvero e scomunichi, coi loro capi, i regimi genocidari, quelli guerrafondai, quelli che le guerre le fanno per procura, quelli che fanno strame dei diritti umani e civili. Cominciando, in rigoroso ordine alfabetico, da Netanyahu, Putin, Trump, Zelensky. E via scomunicando…
Sara Di Giuseppe - 11 maggio 2025