25/08/22

“BELLO SUONARE ALLA SCALA”*

Simone Zanchini (fisarmonica) e Gabriele Mirabassi (clarinetto)“rabdomanti funamboli di ogni possibile silenzio in cima a ciò che chiamiamo musica”, in concerto ne “Il gatto e la volpe”. 

RIPATRANSONE – Scalinata Margherita      22 Agosto 2022  ore 19

      Dopo aver conquistato un buffo equilibrio sull’inclinato pianerottolo-palcoscenico di pietra delle scale  Margherita, dichiarano che suoneranno “4 pezzi in tutto”, lunghi, mescolando come in un pentolone - “poi chissà cosa esce fuori” - musica antica e moderna, musica classica e popolare, musica contemporanea e musica jazz, musica occidentale e orientale, musica gergale e musica sacra, musica per circoli di artisti anarchici, musica per animali da presepio, musica da locali notturni, musica per gatti grassi che inseguono topi astuti, musica per film, musica per proverbi e papaveri, musica per virtuosi solisti, musica per esuli, musica per giovani amanti, musica per funerali di cose che non possono morire, musica per smetterla di continuare a prendere la strada sbagliata, musica per innamorarsi, musica per eroi pentiti, musica per certe occasioni, musica per intermezzi fra due rivoluzioni, musica per lacrime di felicità, musica per tutti e per nessuno. Musica che ci suoniamo e ci cantiamo. Musica che si ripete senza stancare. Musica come il silenzio.

Di questo e d’altro saranno capaci “il gatto e la volpe” - i nostri Zanchini e Mirabassi - come deliziosamente scrive il poeta-filosofo bolognese Gabriele Via nella presentazione del loro omonimo cd.

Con noi appollaiati su e giù per le scale Margherita come in un teatro all’aperto, ma con fondale variabile. Infatti c’è altra vita, dietro ai “nostri” che suonano come ben sanno: il Mirabassi col nuovissimo clarinetto extralusso dal timbro ancor più jazz che - pur se a lui che è umbro “gli manca lo iodio dell’Adriatico” - danza voluttuoso “come un impiegato statale in vacanza premio”, ma anche agile e morbido come un cobra dell’Amazzonia; il romagnolo Zanchini (…esportatore di iodio, ovvio) dagli occhialetti verde smeraldo incorporati, affettuosamente abbracciato alla sua marchigiana fisa marron che par de carton ma suona come un accordéon della Rive Gauche, come un organo di cattedrale, come una Mozarteum Orchestra di Salisburgo, come un nostalgico bandoneon di Buenos Aires.

“Con fondale variabile” perché mai rimasto statico, anzi via via arricchitosi (gratis) durante il concerto di personaggi indigeni, quasi felliniane comparse messe lì ad arte.

Come all’attacco di “Choro Romagnolo”, quando forse spaventati dal "gatto e la volpe", cani gatti e piccioni sono sfrecciati silenziosamente da ogni parte: tirando guinzagli, saltando di coppo in coppo o sgusciando dietro persiane socchiuse, volando tra i tetti fin sul campanile con cupola (ma non a-cipolla) giù in fondo.

Come in “Our Spanish love song” di Charlie Haden (in Fm come sul disco, mi pare), quando sono apparsi uomini dentro sacchi di juta come fratacchioni stanchi (ma purtavan i scarp de tennis…) in risalita su per via Margherita. Forse dopo il “rompete le righe” dalla processione.

Come quando in “Un tom para Jobim” sono spuntate, a coppie, le vecchine dai capelli bianchi: cercavano con ansia casa loro da quelle parti, poco avvezze al ritmo per loro troppo arrembante (ma chissà, in gioventù…).

Insomma un piccolo concerto d’atmosfera grandiosamente grandioso, certo per merito del Cotton Lab Group venuto da sud-ovest scavalcando colline.


PGC - 24 agosto 2022                    



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