24/08/13

Oltre il Blu JazzFest. La qualità vince sempre: Neko e Jano Quartet, due serate sold-out

Sono quattro anni che Note di Colore propone jazz di altissima qualità. Chi vuole l'usuale sceglie altre piazze, altre situazioni, altri interpreti. Chi invece preferisce l'inusuale, la sperimentazione garbata,
sound particolarissimi, la giusta aggressività e una (quasi sempre) degna qualità tecnico-artistica, arriva a San Benedetto del Tronto, si siede sulle scomodissime poltroncine di plastica della vecchia pista da ballo della Palazzina Azzurra (tempio di Patty Pravo e Ornella Vanoni, di Gianni Morandi e dei Giganti) e segue Oltre il Blu JazzFest. E tranquilli, si schiudono altri orizzonti. Due gruppi: i Neko del chitarrista leader Francesco Diodati, e gli Jano Quartet, del tastierista leader Emiliano D'Auria. Due sound diversi ma entrambi tesi alla ricerca di strade nuove. Due modi di intendere il jazz che però confluiscono in quel piccolo/grande universo che si chiama impropriamente “nuovo jazz italiano”. I Neko reduci da Roccella Jonica e Jano Quartet appena rientrati da Bitonto, rappresentano oggi due delle punte di diamante del cosiddetto “nuovo jazz”. Certo, non si dilungano in “refrain”, non sfruttano “pieni sinfonici”, non si pavoneggiano in assoli da mitra spianato però, in compenso, danno l'idea della “band”, del gruppo che concorre alla creazione di un brano offrendo ognuno la propria qualità, il proprio stile, il proprio sound. Quello che stupisce è il fatto che, al contrario di quanto accade nel jazz più patinato, la qualità solistica viene messa al servizio di un progetto musicale comune: si sente, si vede, lo si porta nelle orecchie anche a concerto terminato. L'idea vincente, secondo noi, di Note di Colore, è proprio quella di aver puntato, fin dall'inizio di quella che si può considerare a giusto titolo un'avventurosa scommessa, su una nuova idea di jazz e su jazzisti giovani ma già alla seconda o terza produzione discografica che nei concerti ci mettono l'anima e non solo l'abilità di muovere le dita su qualsiasi strumento. Snobbato dalla stampa locale (ma non da quella nazionale e soprattutto di settore), Oltre il Blu è una di quelle classiche manifestazioni che si tengono sì nel momento giusto, ma nel luogo sbagliato, dove sullo sfondo passano treni, si sentono le canzoni dell'OktoberFest (ad agosto e a San Benedetto del Tronto – sic!), Heidi suonata dalla giostra 77/78 volte al giorno, Mi scappa la pipì del trenino per bambini e il dum dum dum della dance sparata dagli chalet con annessa cultura tanto al chilo e mojito. E poi si organizzano sagre del pesce spada manco fossimo in Sicilia, nessuna manifestazione degna di questo nome, e si delega agli artisti di strada (meno male) l'animazione estiva cittadina. Ecco, questo è il contesto nel quale si trovano ad agire quelli di Note di Colore (gli “eroi” Francesco Re e Manuela Angelini) che non trovano uno sponsor manco a pagarlo ma che riempiono la Palazzina Azzurra lasciando solo posti in piedi. Prima del Festival, Francesco Re ci ha detto: “Questo è un posto che se nomini il Jazz, la gente scappa. E siccome scappa pure se dici 'poesia', quest'anno abbiamo deciso di mettere insieme Jazz e poesia”. Infatti, con l'aiuto di quelli della rivista UT, questa quarta edizione di Oltre il Blu ha visto la poesia precedere i concerti. Quattro collaboratori della rivista d'arte e fatti culturali hanno dato vita a quattro brevi reading portando il senso delle parole in un contesto fortemente musicale. Il risultato? Non è volata una mosca (qualche zanzara sì) e grandi applausi alla fine. Non vorremmo, come spesso si dice, che sia un fatto di disabitudine, di poesia e di musica di un certo tipo che passano senza che nessuno se ne accorga. Il risultato di questo mix (impensabile) è stato straordinario. Forse c'è ancora un po' di speranza. 

Massimo Consorti

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