16/08/13

Il suonatore di bottiglie. Dalibor Mateša: concerto per bottiglie ben temperate

Quando lo saluto mi fa quasi l’inchino, ci siamo riconosciuti. Il suo primo concerto qui fu il 2 settembre 2006, il secondo nel 2010 -‘11, il terzo ieri sera. Stesso posto stessa ora. Sempre con le 25 bottiglie-ben-temperate, anche se un paio di quelle da 33cl. ex birra Tuborg le ha sostituite con altre neutre… no, non è questione di sponsor. Senza bisogno dell’orologio, alle 18.30 in punto master Mateša si siede serissimo al centro del suo marchingegno e inizia, dopo un ammonitore sguardo panoramico alle sue bottiglie come fa un direttore ai propri orchestrali mentre alza le bacchette (martelletti, in questo caso). In repertorio Rossini, Mozart, Verdi, Offenbach, Bizet, Strauss… e Bach si capisce, l’inventore della scala “temperata” (il diesis=bemolle della nota dopo per contratto, non più o meno, ma non è così semplice, ci sono di mezzo i logaritmi). Brani classici noti e meno noti, qualcuno dai e dai fa ormai parte del nostro dna. Ma non è certo un po’ di musica colta - seppur accessibile – ad attrarre lo sfatto popolo di ferragosto, e neppure quell’insolito artigianale strumento apparentemente elementare, chi non ha giocato a casa e in pizzeria con coltello e bicchiere, o tintinnato pensoso sulla bottiglia del vino che svuotandosi via via manda suoni sempre più acuti? Temperare bene – cioè accordare a 440 hertz - 25 bottiglie però non dev’essere facile, come anche se ne rompi una mica è come cambiare una corda alla chitarra…
Secondo me, stavolta ci sono almeno altri due ingredienti magici. Il primo è l’involontario design di quest’ultima serie dello strumento: 2 semplici archi (neri) di bottiglie (colorate) appese come tasti di due ottave di pianoforte, retti da tre esilissimi supporti che sembrano disegnati. Un’installazione minimalista, una scultura teatrale, un’opera d’arte “viva” che vibra mandando suoni di vetro e d’acqua, chiari, freschi, puri. Lì accanto, il nuovissimo carrellino tecnico su ruote di bicicletta per l’attrezzatura audio, è molto professionale ma come “invisibile”: il fuoco dell’attenzione non si stacca dal maestro e dalle sue bottiglie.
Il secondo è lui, l’artista, il musicista, il creatore di quello strumento con dignità da Steinway. Personaggio di spiccata ma sobria personalità, di innati eleganza e rigore. Di studi ed educazione asburgici (penso). Certo viaggiatore per necessità e per scelta, ma altruista e riservato, istintivo, fantasioso, metodico, coraggioso. Anche quando non suona, tutto questo trasmette. Quando invece suona, concentratissimo, non si astrae del tutto,partecipa al contesto; si vede dallo sguardo, dall’espressione, dal linguaggio del corpo, dall’energia sotto controllo, dalla serenità, dal buon umore che infonde. Chi ascolta avverte questa elettricità e rallenta, si ferma, ascolta rapito, lascia una moneta nel buffo sacchetto da curato di campagna proteso a prua, e applaude convinto. Magari fuori tempo o al momento sbagliato, come in Italia spesso succede anche nei più celebrati teatri col pubblico borghese che si dà le arie… Fa niente. Dalibor sorride. Tanto la pausa tra un brano e l’altro è calcolata al secondo.

Vecchi cristalli tintinnano
nel trasandato hotel…

(Pesce veloce del Baltico - medium waltz - Paolo Conte - 1992)

Pier Giorgio Camaioni


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