09/08/13

I “nostri” artisti di strada: Malassortiti Gypsy Jazz Band e un Concerto Volante con... le barbe

Non hanno niente dei Blues Brothers, eppure mi ricordano loro. Non hanno abiti neri cappelli e occhiali da sole, ma graziosi berretti di Provenza e barbe geometriche tinta unita. E certo non sono usciti di prigione, né vanno suonando in giro a raccoglier fondi per salvare dalla chiusura qualche orfanotrofio di Chicago. Se sono fratelli, improbabile che si chiamino Jake e Elwood. Uno tiene sempre in bocca un mozzicone di sigaretta, o un piccolo sigaro (tabacco marca Lucky Strike), l’altro no. Suonano belle ma strane chitarre acustiche dal rosone ovale - “a spalla mancante” o cutaway, mi suggerisce l’esperto Max von UT - e il piano della cassa acustica del chitarrista non fumatore è leggermente a diedro.
Non resisto dalla curiosità e glielo chiedo: sono di Tortona (Alessandria), fanno una sorta di Giro d’Italia in senso orario, raggiungeranno la Puglia, per poi risalire… Stop. Mi sono imposto di non “interrogare” più musicisti e artisti di strada, non mi pare giusto curiosare nelle loro vite e nelle loro scelte, osservarli come fenomeni di baraccone, per alla fine - magari involontariamente - compatirli e sentirsi noi nel giusto. Questione di rispetto, più che di privacy. Bisognerebbe piuttosto dargli del lei e pagarli per il loro lavoro, altro che offerta, altro che monetine. Trattarli da professionisti tosti, giacché hanno scelto il marciapiede, non il “facile” palcoscenico.
A partire proprio da questi due Malassortiti (nome azzeccato e affettuoso), che stasera ci hanno incantato. Particolare il loro genere, il Country Gipsy Jazz, trascinante senza invadenza, elegante ma popolare, con tracce di tradizione zingara ma con insieme atmosfere di periferie parigine anni ’30-’40. Performance da caffè-letterari, da sale da tè, da house concert… Schema d’esecuzione rigido, eppure non stancante: quello con la sigaretta detta il tema svisa e swinga, l’altro accompagna in velocità, dalla biscroma in su, nessun accordo escluso (alla Jimmy Villotti, per intenderci). Scivolando anche e soprattutto sulle ottave alte, le “chitarre a spalla mancante” sono apposta ben “accessibili” da quelle parti. Salvo qualcuno, non sono brani noti ma ti coinvolgono. Sonorità rotonde, piene, a volume controllato; frequenti invenzioni senza stress, affiatamento perfetto, rari cenni d’intesa. Ogni tanto giuste pause corroboranti, anche per chi ascolta: a ognuno così rifluiscono in testa i propri pensieri, come dopo una piacevole ricreazione…
In quest’ora caldissima, la gente sfatta che ciondola prima di rientrare nelle proprie prigioni, i turisti persi che rimbalzano tra i negozi, i bambini esauriti e frignanti, non è facile fare jazz e calamitare ascolto. E magari “incassare” il giusto.
I Malassortiti però l’hanno fatto per bene, con naturalezza, rimanendo “comunicativi” senza mai cambiare posa: chitarre parallele, berretti orientati a sud-est, barbe impassibili. Fa niente se la sigaretta o il piccolo sigaro erano spenti da un pezzo.

Pier Giorgio Camaioni


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