02/01/15

All'Antico Caffè Soriano Inter – Lazio, più AMARChORD DUO: non c’è stata partita


Troppo evidente in campo la superiorità tattica, agonistica (e culturale) dei giovanissimi fuoriclasse Ljuba De Angelis Filippo Poderini, pur in due contro i ventidue di Inter-Lazio, e fuori-casa e senza propri tifosi al seguito. Inter e Lazio hanno poi patteggiato e pareggiato 2-2, ma a lume di naso i (tele)spettatori (diciamo gli incomprensibili interisti) non si sono granché divertiti. Almeno quelli del Caffè Soriano, cui l’apericena - ma chi glielo ha dato ‘sto nome? - stava per andargli di traverso a forza di trangugiare nervosi e alla cieca, il collo dolorosamente ritorto verso i Panasonic XXL che trasmettevano la partita sulle loro teste. Ma peggio si meritano. Non potevano, piuttosto, ascoltarsi in pace “solo” il duo Amarchord? Non gli sarebbe venuto il torcicollo, le loro orecchie avrebbero goduto, si sarebbero perfino guardati in faccia, ammirato e gustato cosa mangiavano... e magari pure l’apericena cambiava nome.
Ljuba e Filippo hanno “giocato” una partita perfetta, senza bisogno di allenatore, di arbitro, di schemi, di tattica e pre-tattica. Davvero “non c’è stata partita”. Un po’ del loro repertorio l’avevamo già ascoltato a fine agosto, in un’altra cena/concerto - un destino! - allo chalet Rosa dei Venti di Grottammare (gli era toccato “giocare” contro i rumori estivi, e anche lì avevano vinto): da Mina a Jobim, da Ivan Graziani ai grandi francesi, dai Matia Bazar all’ultranoto plurinterpretato ma tosto My Favorite Things (sigla di Fahrenheit), dal morbido Jazz simil-brasiliano agli standard degli anni 50-60-70 rivisitati con arrangiamenti freschissimi. Anche stavolta li seguo da un angolo e, a partita e concerto terminati, ci parlo un po’, faccio piacevoli scoperte sulle loro persone. Sulle loro vite-export di ragazzi lavoratori e insieme musicisti quasi professionisti: lei da 10 anni commessa-volante/studentessa/insegnante di musica e canto a Parigi; lui leccese, maestro elementare in Umbria (bambini da 3 a 8 anni, che cerca di dirozzare anche nella musica). Messi così, quando si “allenano”? Tutto a distanza. [Mica come quelli di Inter e Lazio, che fanno continuamente finte partite sennò non si raccapezzano…]
Ljuba e Filippo hanno passione talento e volontà. Semplice. Pare semplice. Fosse per loro suonerebbero ogni sera. Già ad agosto, colpito dalla loro candida bravura, e anche dall’insolita dimestichezza con la canzone d’autore francese, ipotizzavo un invito dell’infaticabile Gennari al “suo” prossimo XX Festival Ferré di San Benedetto. Riascoltandoli oggi, mi vien da pensare che farebbero un figurone anche al Cotton Jazz Club di Ascoli, dove c’è gente che capisce. Magari in primavera, fuori programma. Chissà se vorranno chiamarli. Credo che una loro collaborazione, non episodica, sarebbe preziosa soprattutto per altri affermati nostri musicisti. Penso a Daniele Di Bonaventura, intanto, il fine bandoneista di Fermo, qua vicino. Perché alla fine, oltre alla bravura e alla compatibilità artistica, è questione di feeling, di sensibilità, di gusto.
Già l’immagino, la particolarissima voce-strumento di Ljuba duettare (alla Paolo Fresu) col bandoneon di Daniele, specie sui pezzi di grande intimità spirituale tipo quelli eseguiti col Vertere String Quartet. E la chitarra acustica di Filippo riempire quasi come un’orchestra coi suoi inediti ritmi in controtempo, un po’ come fa - per capirci - la chitarra di Roberto Taufic col clarinetto di Gabriele Mirabassi. Guarda che pensieri mi vengono. Ma se è vero che l’Antico Caffè Soriano porta bene, chissà…


PGC

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