Il satiro danzante ha
chiuso un concerto straordinario, un bis (ma non di più) concesso in
una serata che ha regalato al pubblico di Giulianova (TE) un Paolo
Angeli in forma strepitosa, nonostante un tour estivo faticoso e la
crisi di fame che lo ha torturato la sera precedente facendolo
boccheggiare. Lo avevamo ascoltato a Grottammare più di un anno fa
grazie a “quelli” di Note di Colore, che riescono a proporre
sempre eventi piccoli quanto straordinari e di grande qualità. Ieri
sera, sarà stato il mare (a destra), i pescherecci alle spalle,
l'odore di salsedine e l'aria tipica di un molo portuale, ma la
location giuliese ha caricato il chitarrista sardo come non ci
saremmo mai aspettati. Angeli era felice di suonare e di dialogare
con gli spettatori raccontando aneddoti sulla sua terra, compreso
quello incantevole dell'incontro sulla spiaggia con Peter Gabriel.
Così, fra un aneddoto e un brano, la serata è corsa via veloce,
impregnata com'era delle note a cascata di un chitarrista che abbiamo
finalmente scoperto in tutta la sua pregevole tecnica.
“Io odio la chitarra – ha detto Paolo Angeli – infatti volevo suonare il violoncello ma non avevo i soldi per acquistarne uno. Poi volevo diventare un batterista, ma era troppo complicato suonare con i barattoli, così ho portato tutte le mie passioni nella chitarra “baritono” sarda (accordata una quinta sotto), che è diventato uno strumento a se stante”. E quanto sia a “se stante” la sua chitarra, lo abbiamo capito quando ha eseguito Tra una gamba e l'altra, che non ha nulla a che vedere con i film pecorecci degli anni '70 ma al suo strumento che, grazie al piedino del violoncello, tiene saldamente ancorato fra le gambe. Da questa posizione parte per i suoi virtuosismi, per accordi che sanno di musica balcanica e araba e che se avessero un manico curvo, porterebbero dritti anche ai quarti di tono. Nella musica di Paolo Angeli c'è tutto il Mediterraneo possibile, roba da world music, ascoltate Mascheratu per capire cosa intendiamo. Sconvolgente è seguire i salti di ritmo, di toni e di sonorità che contraddistinguono le sue composizioni. Ed è affascinante lasciarsi andare sulle onde delle emozioni che solo un cuore grande e caldo, con una passione innata per il mare, riescono a procurare a chi ascolta con mente aperta e intelligenza pronta a rompere ogni possibile schema. Se proprio un appunto possiamo muovere ad Angeli, riguarda qualche pausa di troppo nelle improvvisazioni, ma le fa anche Keith Jarrett, che appunto sarebbe?
“Io odio la chitarra – ha detto Paolo Angeli – infatti volevo suonare il violoncello ma non avevo i soldi per acquistarne uno. Poi volevo diventare un batterista, ma era troppo complicato suonare con i barattoli, così ho portato tutte le mie passioni nella chitarra “baritono” sarda (accordata una quinta sotto), che è diventato uno strumento a se stante”. E quanto sia a “se stante” la sua chitarra, lo abbiamo capito quando ha eseguito Tra una gamba e l'altra, che non ha nulla a che vedere con i film pecorecci degli anni '70 ma al suo strumento che, grazie al piedino del violoncello, tiene saldamente ancorato fra le gambe. Da questa posizione parte per i suoi virtuosismi, per accordi che sanno di musica balcanica e araba e che se avessero un manico curvo, porterebbero dritti anche ai quarti di tono. Nella musica di Paolo Angeli c'è tutto il Mediterraneo possibile, roba da world music, ascoltate Mascheratu per capire cosa intendiamo. Sconvolgente è seguire i salti di ritmo, di toni e di sonorità che contraddistinguono le sue composizioni. Ed è affascinante lasciarsi andare sulle onde delle emozioni che solo un cuore grande e caldo, con una passione innata per il mare, riescono a procurare a chi ascolta con mente aperta e intelligenza pronta a rompere ogni possibile schema. Se proprio un appunto possiamo muovere ad Angeli, riguarda qualche pausa di troppo nelle improvvisazioni, ma le fa anche Keith Jarrett, che appunto sarebbe?
Massimo Consorti
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