04/05/14

“Vento Bravo”. Barbara Casini, Enrico Rava e la FORM al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio

La bossanova non piace a tutti. E anche tra le api la percentuale di gradimento dicono non superi il 30%. Però quando c’è “Vento” di bossanova arrivano (arriviamo) tutte: quindi teatro pieno al 30%. Sul palcoscenico invece stanno stretti: la filarmonica marchigiana ha rinunciato al timpanista con tutto il suo armamentario, alla grancassa, a un paio di contrabbassisti e a qualcun altro ancora; il pianoforte, incastrato tra le viole e i fiati quasi non si vede; Gabriele Evangelista fortuna che è lungo e magro e che non usa l’archetto; e lì davanti, il dir. Paolo Silvestri, Barbara Casini ed Enrico Rava possono contendersi solo una striscia di un metro(…)

Ovvio allora che (a noi api) la musica arrivi già ben fusa: il vento complesso degli archi di un’orchestra sinfonica dai freschi supplementari colori di jazz; la melodiosa timbrica di una voce piena di passione e calda di Brasile, dalla tecnica ineccepibile; l’inconfondibile sapiente tromba solista dalla bianca criniera, attenta ad arricchire ogni variazione di “clima musicale” dell’eccezionale ensemble. Puro miele. Vento Bravo puoi capirlo e goderlo solo ascoltandolo così, in modo “atmosferico”. Non è solo elegante bossanova, o tumulto giocoso di carnevale, o incomprensibile spensieratezza di Sud-America. E’ un vento speciale che forse non esiste, costruito con il meglio dei venti; che non ha una direzione fissa (anche se spira spesso da Nord Est…), che non è mai prevedibile, che non sai quanto durerà. E ci hanno convinto, noi api, anche quei tre ragazzi-jazz, arditamente mescolati in una prestigiosa orchestra certo più “anziana” di loro: trio nascosto, mimetizzato (salvo il ganzo berretto bianco irlandese di Enrico Morello) ma sempre presente… in ogni folata di vento. Spesso si son presi con garbo la scena: e l’orchestra col suo direttore, la Casini, e il Rava (!) a guardarli e ascoltarli ammirati. Oggi, a chiusura di questo formidabile ciclo di concerti-tam, abbiamo attraversato un’impagabile epoca musicale, inspiegabilmente poco celebrata da queste parti, e ne abbiamo rivissuto la poesia (ah, la struggente Beatriz del grande Edu Lobo!). Ma non è stato come riesumare i dischi di Juan Carlos Jobim, Chico Barque de Hollanda, Gilberto Gil, Caetano Veloso, Vinicius de Moraes…: con i pensosi arrangiamenti - anzi, le invenzioni - di Paolo Silvestri, quelle composizioni ci sono sembrate proprio creature vive che attraversino un vento magico.

Mescolato in platea tra le amiche api bossanoviste, anche il “nostro” Daniele Di Bonaventura - famoso più come inarrivabile bandoneista che come biker d’avventura, eh eh - avrà pensato che un Vento Bravo così corroborante non lo impatti tanto facilmente…

PGC


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