24/07/23

BRAVO PATRICK!


     BRAVO perché non ha accettato di venire in Italia con volo di stato. BRAVO perché ha rifiutato incontri istituzionali e inchini. BRAVO perché con questa decisione ha illuminato a giorno lo squallore del nostro ceto politico e dirigente a vario titolo: membri del governo, ambasciatori, pennivendoli di giornaloni e giornaletti, circo televisivo completo di Vespabruno e Mielipaolo, e tutto il cuccuzzaro politico che lautamente manteniamo coi nostri soldi.

Educatamente e doverosamente, con dignità e misura, senza retorica, ringraziando per l’aiuto e il grande impegno profuso e per il felice esito, ha detto anche grazie no, niente volo di stato e omaggi istituzionali, l’attivista per i diritti umani che sono resta libero e indipendente dal potere (condizione sconosciuta a un bel po' di giornalisti italioti, che dunque s’incazzano).

E così, apriti cielo, avanza a testuggine la falange delle prefiche di regime. Suona a destra uno squillo di Crosetto, l’androide armigero che con signorile finezza espettora un “Ci ha fatto risparmiare” (signori si nasce, e lui lo nacque); a sinistra - è licenza poetica - risponde uno squillo, è il Mielipaolo che testimonia “Zaki è un simpaticone, che imparerà due parole in italiano e si candiderà in qualche lista”: e forse confonde Zaki con qualcuno che conosce lui, e s’è dimenticato che il simpaticone s’è appena laureato a Bologna con 110 e lode in Letterature Moderne Comparate post-coloniali; e non contento aggiunge senza arrossire che Al Sisi è una persona seria. Toglietegli il fiasco.

S’ode perfino, in lontananza, uno squillo di Tajani - che oltre a essere Tajani è pure Ministro degli Esteri, le disgrazie non vengono mai sole – il quale, nell’assicurare non esserci stata nessuna trattativa o interferenza col caso Regeni, dice restando serio “Non facciamo baratti di questo tipo”.

Bisogna capirli, questi diversamente decenti: rifiutando il volo di stato e la pompa istituzionale, Patrick gli ha sfilato una bella vetrinona, il pettoruto orgoglio,  le photo-opportunity e il circo conseguente: stavano tutti già lucidando le mostrine, stirando il completo buono, prenotando il parrucchiere (Crosetto no), provando l'inno patriota tonsille spiegate e mano sul cuore, ciascuno si sarebbe appiccicato addosso un pezzo della medagliona che il governo s’è già appuntata sul petto.

      Così invece gli s’è rotto il giocattolo, insieme con l’aureola di santo ad honorem conferita al dittatore egiziano.

Al quale intanto resta da spiegare qualcosa: su Giulio Regeni, lucente ragazzo di tutti noi, dato che aspettiamo solo da sette anni; sulle violazioni di diritti umani documentate da Amnesty International e da altri organismi indipendenti; sulla repressione della libertà d’espressione, associazione e riunione; sulle detenzioni arbitrarie di oppositori politici, di sindacalisti, di lavoratori impegnati in proteste pacifiche; sulle torture; sulle sparizioni di attivisti e sulle esecuzioni extragiudiziali; l’elenco continua, e riempie una Treccani. Cosucce. Mica per quisquilie così puoi rinunciare agli affari.

      D’altronde, come disse il Migliore da capo del governo a proposito del turco Erdogan - altro paladino dei diritti umani e delle libertà democratiche - certi dittatori “ci fanno comodo”. Dunque non è che puoi bada’ ar capello se si tratta di sganciare milioni di euro - per esempio - perché i migranti se li tengano a casetta loro e non li facciano venire a scassare i cabasisi in terra italica che già abbiamo il nostro bel da fare. E se poi il regime illuminato di Al Sisi continua ad arrestare arbitrariamente rifugiati e migranti, sono affaracci loro mica nostri. Noi dobbiamo solo salvaguardare le relazioni economiche e i traffici di armi col democratico Egitto e proteggere la razza superiore dall’orda barbarica. E quell’ingrato di Zaki faccia pure di testa sua, se gli aggrada.

 

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Nonostante le prove sempre più evidenti del deterioramento dei diritti umani e l’ondata di indignazione scatenata dopo il rapimento e l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni nel 2016, l’Italia ha lavorato incessantemente per rafforzare la cooperazione con l’Egitto in settori chiave della difesa e del commercio, tra cui la cooperazione di polizia e quella per il controllo delle frontiere, la vendita di armi e gli affari energetici. Nell’ultimo decennio, le autorità italiane hanno fornito agli apparati di sicurezza egiziani facenti capo al Ministero dell’Interno ingenti risorse sotto forma di formazione e scambio di know-howarmamenti e tecnologie di sorveglianza, rafforzando di fatto la loro capacità repressiva. Ciò suggerisce che l’Italia ha un ruolo nella crisi dei diritti umani in Egitto, oltre ad indirizzare i fondi per la cooperazione nelle mani di un governo insolvente la cui politica economica fallimentare e la cattiva gestione dei prestiti internazionali mettono a repentaglio la stabilità interna e nella regione”.      

[Stralcio della Lettera congiunta del 21.7.’23 alla Presidente Meloni, in vista della Conferenza delle Migrazioni (23/07/’23), firmata da 27 Associazioni per i diritti umani tra cui Amnesty International, Human Rights Watch, EgyptWide for Human Rights, Un ponte per, Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere ecc.]          https://www.amnesty.it/conferenza-sulle-migrazioni-lettera-congiunta-alla-presidente-meloni/)

Sara Di Giuseppe - 23 luglio 2023

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